“Sono nato e cresciuto in Sicilia, nel Mediterraneo che si affaccia di fronte alle coste dell’Africa. L’isola di Lampedusa, uno dei simboli della crisi dei migranti e dei rifugiati, è situata nel mio distretto elettorale”. Il suo intervento al Side Event dell’Assemblea delle Nazioni Unite “Refugees and Migrants”, il Ministro degli Esteri Angelino Alfano lo inizia così. Parlando di quell’isola che ha accolto chi è fuggito. La stessa che ha raccolto migliaia di vite umane, perdute nelle acque del suo mare. Che ha soccorso chi era in fin di vita dopo la traversata. La costa che, negli ultimi tre anni, ha visto arrivare 600mila persone dal Nord Africa. “Circa lo stesso numero di abitanti di Washington D.C.”, ha semplificato Alfano, intervenendo all’evento, organizzato da Avsi-People for development, con il patrocinio del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale italiano, e al quale hanno partecipato anche i Ministri degli Affari esteri della Tunisia, del Niger, dell’Uganda e del Sudan.
Spesso vittime di traffici criminali internazionali, i migranti sono stati al centro della conferenza in ogni intervento. “Abbiamo salvato l’onore dell’Europa, mettendo il nostro Paese dalla parte ‘giusta’ della storia e chiediamo più cooperazione, più solidarietà e più responsabilità condivise”, ha dichiarato, in un lungo discorso in lingua inglese, Angelino Alfano. Che ha poi descritto “l’approccio italiano” alla questione, sintetizzandolo in “tre P”: partnership, tra Paesi d’origine, di transito e di destinazione, per assicurare una “migrazione legale e sicura”; protezione, soprattutto per quanto riguarda i rifugiati, più vulnerabili, con l’aiuto delle Nazioni Unite e delle Ong; prosperità, con una stretta collaborazione tra Europa e Africa.
“La Tunisia sta lavorando a una piattaforma per agevolare un processo migratorio sicuro e regolare. Contro la radicalizzazione, le operazioni di reclutamento e sensibilizzando i giovani”, ha spiegato invece il Ministro degli Esteri tunisino, Khemaies Jhinaoul. Soddisfatto della “cooperazione fruttuosa tra Italia e Tunisia per contrastare la migrazione clandestina”, Jhinaoul ha poi accennato a un piano quinquennale del Governo per una migrazione controllata dalle coste Nordafricane.
“I cosiddetti ‘passanti’ non compiono altro che azioni criminali e i migranti sono, ovviamente, le vittime. La lotta contro la migrazione clandestina è una lotta contro la criminalità, collusa con il terrorismo, il traffico di droga e le armi”, ha spiegato il Ministro degli Affari Esteri del Niger, Ibrahim Yacouba, che chiama, più volte, Alfano “Mon frère” (mio fratello). Il Niger, esempio perfetto di Paese di transito, è infatti la meta di passaggio dei tanti migranti che vogliono raggiungere l’Europa. “Metteremo in campo leggi e strumenti per controllare questo fenomeno perché la migrazione concerne i diritti umani, perciò la soluzione deve essere rapida”, ha chiarito Yacouba, che auspica anche una velocizzazione dei processi burocratici per garantire “risposte immediate e chiare”. Il ministro nigerino ha poi parlato di Libia e ha aggiunto: “Dobbiamo lavorare per riavere un governo legittimo, che contrasti il terrorismo, che sia riconosciuto e che possa rimettere le cose al loro posto”. Anche Ibrahim Ghandour, omologo di Alfano in Sudan, ha fatto riferimento a gruppi criminali responsabili della tratta dei migranti, annunciando un monitoraggio dei passaggi, soprattutto con paesi come il Ciad e l’Etiopia.
Il Ministro degli Esteri dell’Uganda, Henry Oriem Okello, ha esordito con un riferimento alla sua storia personale: “Ero un rifugiato quando avevo 11 anni. So che cosa significa essere affamato. So cosa significa ‘sopravvivere’. Ogni volta che un rifugiato arriva in Uganda, il Governo guarda a questa questione con un’altra prospettiva”. Come l’importanza dell’istruzione che, per Okello, resta, insieme all’allontanamento dei conflitti, il tema più importante in termini di aiuto ai migranti.
“In un mondo – come ha spiegato Alfano – dove non esiste il rischio zero, ma dove siamo riusciti a combinare sicurezza e solidarietà, abbiamo mostrato che è possibile salvare vite, accogliere persone disperate, che fuggono da persecuzioni e conflitti, ed essere rigorosi contro chi disprezza i nostri valori e le nostre libertà”, ha continuato il responsabile della Farnesina. Una sfida enorme, per Alfano “perché, seguendo alcune stime, nel 2020, l’ondata migratoria verso l’Europa potrebbe raggiungere 60 milioni di persone. L’intera popolazione italiana”.