I leader di più di 50 paesi si sono incontrati ieri all’ONU per discutere delle operazioni di pace condotte dai caschi blu. A presiedere il summit è stato il presidente degli Stai Uniti Barack Obama, che ha esordito dicendo: “Noi oggi siamo qui, insieme, per rafforzare e riformare gli strumenti che l’ONU ha a disposizione per il mantenimento della pace. Siamo qui perché è la nostra sicurezza ad imporcelo. Dobbiamo agire collettivamente perché la nostra sicurezza dipende da noi, dagli sforzi che riusciremo a fare insieme. Il successo delle operazioni di pace dipende dal sostegno che ognuno di noi è in grado di dare”.
In questo momento, sono più di 120 i paesi che stanno contribuendo al mantenimento della pace, per un totale di 16 operazioni in 4 continenti. Più di 125,000 persone sono attualmente schierate sul campo, tra truppe militari, polizia e personale civile. Come ha affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: “Questi dati mostrano l'impegno del mondo per la pace, ma al contempo rivelano anche problematiche complesse. La domanda per il mantenimento della pace non è mai stata più grande, eppure il nostro compito non è mai stato più difficile: dobbiamo affrontare estremisti e gruppi criminali che non mostrano alcun riguardo per l’umanità e per i diritti umani. Dobbiamo agire immediatamente e collettivamente”. Ban Ki-moon ha anche ricordato ai partecipanti il bisogno di prevenire e punire quegli episodi di abusi sessuali che hanno interessato alcuni caschi blu. “Coloro che partecipano alle missioni di pace non devono mai abusare delle persone che sono chiamati a proteggere”.
Molto importante è stato poi l’intervento del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, dal momento che l’Italia ha una grande esperienza nell’ambito delle missioni di pace. Il nostro paese infatti è il settimo contributore del mondo, con 320 milioni di finanziamenti per le operazioni di peace-keeping. Su 6 missioni delle 16 attuali, l’Italia ha messo in campo 1110 soldati. Al momento, ha affermato Renzi, “il nostro maggiore impegno è legato alle missioni dell’Unifil in Libano. Dal 2006 ad oggi abbiamo impegnato in media 1000 soldati e dal 2012 siamo alla guida della missione”.
Il presidente ha poi posto l’accento sull’operazione Unite4Heritage, la soluzione “made in Italy” ai problemi dell’Onu nelle aree di crisi. L’intento di questa iniziativa, che sarà condotta da un apposito reparto speciale dei carabinieri e da esperti civili, è quello di preservare il patrimonio naturale in zone colpite da guerre o da catastrofi naturali. Come ha affermato Renzi, questa iniziativa “potrebbe offrire un contributo sostanziale agli sforzi di prevenzione e riconciliazione condotti dalle Nazioni Unite”.
Renzi ha concluso il suo intervento parlando della crisi che l’Europa, e particolarmente l’Italia, sta affrontando nel Mediterraneo. “L’opinione pubblica si aspetta un approccio comprensivo e globale al problema da parte delle Nazioni Unite. Il compito dell’Onu ora è di rispettare le attese della società civile”. Dato il gran numero di partecipanti presenti al summit, non c’è stato tempo di approfondire nel dettaglio nessuna delle questioni sollevate. Ogni capo di stato, infatti, ha avuto in media circa 5 minuti per parlare e Renzi complessivamente 4 minuti e mezzo.