Si è svolto martedi mattina in un'ala blindata del Palazzo di Vetro l'incontro dei leaders mondiali sulla lotta all'ISIS e al terrorismo estremista. L'incontro, organizzato dagli Stati Uniti con l'ausilio delle delegazioni di Slovenia e Saint Vincent and Grenadine, ha visto la partecipazione di più di 100 paesi, uniti nella lotta al terrorismo. Presieduto dal Presidente americano Barack Obama, all'incontro hanno partecipato, tra gli altri, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, il premier britannico David Cameron, il re di Giordania Abd Hallah II ed il premier italiano Matteo Renzi.
Obama in apertura ha ringraziato i leaders di Malesia, Tunisia e Nigeria, che si sono recentemente aggiunti alla coalizione militare anti-ISIS, portando così a 60 il numero di stati partecipanti. Il presidente ha poi sottolineato come la lotta all'estremismo non sia una battaglia convenzionale ma una campagna a lungo termine che non va combattuta solo con la forza militare ma contrastata sul piano ideologico con una visione della società “migliore e più forte” di quella proposta dai fondamentalisti. Infine Obama ha voluto ricordare che per risolvere una situazione così delicata e difficile, è quanto mai necessaria la cooperazione di tutti i paesi, inclusi Russia e Iran, affermando di avere già avviato discussioni con entrambi gli stati per valutare le divergenze sorte a proposito della crisi siriana.
Subito dopo è intervenuto il segretario Ban Ki-Moon, ricordando come non sia possibile contrastare la nascita di formazioni estremiste in società che non siano rispettose dei diritti umani e governate secondo criteri di uguaglianza dei cittadini, soprattutto quelli appartenenti a minoranze di ogni tipo.
Il vertice è poi continuato con le dichiarazioni del presidente della Nigeria Muhammadu Buhari e del primo ministro Iracheno Haydar al-'Abadi, che hanno esposto la situazione nei rispettivi paesi, gravemente colpiti dai terroristi di ISIS e Boko Haram, illustrando i progressi fatti nella lotta armata alle due organizzazioni e ringraziando i leaders mondiali per l’aiuto fornito, chiedendo infine alla comunità internazionale di inviare aiuti economici ed umanitari, per ricostruire le aree devastate dai conflitti ed assicurare condizioni di vita dignitose a centinaia di migliaia di profughi costretti a fuggire dalle zone di guerra.
Come hanno poi ricordato il re giordano ed il premier inglese, sul piano militare la situazione è risultata meno grave di quanto si temesse inizialmente: dall'inizio delle operazioni militari congiunte l’ISIS ha perso in Iraq più di un terzo dei territori che occupava, e in Siria è stato costretto a ritirarsi dalla zona al confine turco, abbandonando ogni tentativo di espansione territoriale. Inoltre, le operazioni di addestramento delle truppe irachene da parte di militari dei paesi europei sembrano andare avanti speditamente e potrebbero portare ad un ulteriore miglioramento della situazione sul campo.
In molti hanno ribadito che la priorità, tanto nei paesi occidentali quanto in quelli islamici, è quella di fermare la propaganda dei gruppi estremisti, che da tempo reclutano giovani da ogni nazione con l'illusione di poter combattere per costruire una società più giusta di quella in cui vivono, sfruttando i sentimenti di emarginazione e disprezzo che spesso gli appartenenti a minoranze etniche o religiose possono percepire nei propri confronti.
Durante il suo intervento il premier Matteo Renzi ha voluto ricordare l`impegno dell`Italia nella formazione delle truppe irachene e nel supporto fornito alla Tunisia dopo il tragico attentato al Museo del Bardo nello scorso marzo. Renzi ha poi sottolineato l’importanza di trovare ed eliminare i canali di finanziamento delle organizzazioni terroristiche, annunciando che in Europa è stato recentemente possibile arrestare diversi sospetti terroristi seguendo le tracce del denaro inviato e ricevuto da membri di organizzazioni terroristiche all`estero.
Il premier ha poi incentrato il suo discorso su quelli che ritiene i quattro punti fondamentali per la lotta al terrorismo: il primo è la difesa della cultura: "la cultura è la nostra identità" ha affermato, esortando gli altri paesi a non dimenticare l`importanza delle proprie radici per contrastare il diffondersi dell'estremismo. In secondo luogo ha precisato che la tutela del multiculturalismo e delle minoranze etniche e religiose in Medio Oriente deve essere una priorità della comunità internazionale, continuando poi con il terzo punto, ovvero la necessità di risolvere non solo le crisi del Medio Oriente ma anche quelle del continente africano, riferendosi in particolare alla Libia, dove la guerra costringe migliaia di profughi ogni giorno a tentare una fuga disperata verso l`Europa, con conseguenze significative per l'Italia. Il premier infine ha voluto richiamare l'attenzione dei partecipanti, e del presidente Obama in particolare, sulla necessità per i leaders mondiali di non lasciarsi influenzare eccessivamente dai media e di riuscire a mantenere il distacco necessario per poter elaborare una strategia di lungo termine che risulti efficace.
Appena terminato il discorso di Renzi il presidente Obama ha lasciato la conferenza insieme al Segretario di Stato John Kerry, senza ascoltare le dichiarazioni dei delegati dell'Arabia Saudita. Ufficialmente il presidente aveva altri impegni durante la giornata, ma il fatto stesso che non abbia atteso pochi minuti in più per ascoltare le dichiarazioni ufficiali del più saldo alleato americano in Medio Oriente ci porta ad ipotizzare che, in questo modo, Obama abbia voluto lanciare un piccolo segnale e mostrarsi meno accondiscendente nei confronti delle posizioni saudite, che hanno recentemente portato gli Usa allo scontro diretto con Russia ed Iran. Per certo la delegazione saudita si è trovata ad esporre la sua posizione di fronte al vice presidente Joe Biden, unico politico americano di spicco rimasto in sala.
Il meeting è poi continuato sotto la supervisione dello stesso Biden, che ha coordinato l'assemblea ed invitato le organizzazioni internazionali a mobilitarsi attivamente per arrestare i devastanti effetti derivanti dalla presenza di estremisti islamici in paesi caratterizzati da contesti di povertà e crisi politiche continue, ed infine esortato gli stati partecipanti a cooperare nella ricerca di una strategia comune per la lotta alle organizzazioni terroristiche, definite da più parti come la più grande minaccia dei nostri tempi alla pace ed alla sicurezza.