Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login
  • Register

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Onu
December 17, 2015
in
Onu
December 17, 2015
0

“Exiles: the Wars”, i profughi di guerra si raccontano

Andrea MorrealebyAndrea Morreale
Time: 4 mins read

Presentato alla Casa italiana Zerilli Marimò della New York University Exiles: the Wars di Barbara Cupisti, primo film di una trilogia che tratta dei rifugiati e delle drammatiche condizioni di vita che sono costretti a subire.

Il film, prodotto da Rai Cinema, e proiettato in contemporanea con il tributo alla casa produttrice che si teneva negli stessi giorni al MoMa, narra le vicende di diverse persone che hanno lasciato il loro paese in seguito ad una guerra. La pellicola si apre con alcuni dati dell’osservatorio delle Nazioni Unite sui rifugiati: al mondo più di 45 milioni di persone sono state costrette a lasciare il loro Paese d’origine, e circa la metà di esse è costituita da bambini.

Nella trilogia, si analizzano tutte le cause possibili che portano una persona a dover fuggire dal proprio Paese: il primo film è dedicato alle guerre, il secondo alle persecuzioni religiose, il terzo alle cause climatiche ed ambientali.

Il film proiettato alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, racconta le storie di chi ogni giorno viene a contatto con i profughi delle guerre, e di chi quelle stesse guerre le ha vissute sulla propria pelle, dal campo di Dadaab in Kenya, che ospita i rifugiati della Somalia, ai campi turchi che ospitano i profughi dell’attuale guerra in Siria (ripresi prima dell’inizio del conflitto con l’ISIS, nel momento in cui il governo di Bashar Al-Assad  aveva iniziato a colpire i civili membri della resistenza) fino ai campi profughi della Giordania, dove da decenni ormai vivono i Palestinesi sfuggiti alle campagne d’occupazione, indecisi se attendere il giorno in cui potranno tornare nei territori occupati o se integrarsi definitivamente con la società che li circonda.

La regista, Barbara Cupisti, che dopo un periodo nella produzione televisiva ha deciso di dedicarsi ai documentari, spiega che l’intento della sua trilogia è quello di far riflettere sulle implicazioni dell’ “esilio” (da qui il titolo comune alle tre opere) ovvero della costrizione e della tragedia quotidiana di chi è costretto a lasciare tutto ciò che ha e a cui tiene per poter salvare la propria vita, senza alcuna certezza di poter mai tornare a casa. Per questo la regista ha voluto analizzare in fondo le cause delle migrazioni forzate di oggi, recandosi di persona a conoscere i profughi di guerra nel primo lungometraggio, poi i cittadini tibetani scampati alla pulizia etnica e gli indios del Mato Grosso fuggiti dallo sfruttamento delle loro terre per il secondo e terzo documentario della trilogia.

Riguardo “Exiles: the War” la regista ha detto: “Ho voluto cominciare il film dal campo di Dadaab in Kenya, il più grande campo profughi al mondo, dove i rifugiati sono costretti a vivere in condizioni di disagio estremo pur di scampare agli orrori della guerra, per poi continuare con i campi del governo turco, che ospitano le famiglie siriane, vittime di un conflitto in corso ed al centro dell’attenzione mediatica, e finire con i profughi palestinesi, per ricordare che, quando si dà per temporanea la condizione di queste persone, spesso si sbaglia, in quanto diverse comunità di rifugiati sono state costrette a vivere in condizioni estreme per decenni, ed ancora oggi aspettano una soluzione definitiva ai problemi che li hanno costretti a fuggire”.

La regista, che ha risposto alle domande del pubblico assieme a Paolo del Brocco, CEO di Rai Cinema, ha spiegato anche che l’ispirazione per la carriera di documentarista è arrivata per lei dopo anni di lavoro in tv, e che i produttori l’hanno incentivata a lavorare sul suo progetto, convinti della bontà dello stesso.

Durante i suoi viaggi, ha spiegato, si è trovata di fronte a persone con storie tremende, ed il desiderio di aiutarle e raccontare le loro storie si è scontrato con l’ineluttabilità della situazione attuale. Per portare un esempio concreto di quanto ha potuto vedere, ha condiviso col pubblico la storia di un villaggio di Indios del Brasile, filmato solo pochi mesi fa nel corso del terzo film della trilogia, e ad oggi distrutto dalla speculazione dei proprietari terrieri della zona, interessati a sfruttare l’area circostante.

“Quello che dobbiamo capire” ha detto “è che questa gente non lascia le proprie case perché interessata a cambiare vita, come qualcuno vuole farci credere, ma perché in preda ad un bisogno assoluto di salvare la propria vita”. La regista ha quindi affermato il proprio sostegno ai profughi di tutte le guerre che giungono in Europa, sostenuta dal pubblico in sala, visibilmente toccato dalle storie proiettata.

Del Brocco, dal canto suo, non ha esitato nell’affermare che, essendo la Rai un servizio pubblico, è stato per lui quasi un dovere accettare di produrre la serie di documentari, per consentire ai cittadini di approfondire la questione delle migrazioni forzate, in un periodo, come questo, in cui in Italia è in corso un dibattito tanto acceso quanto spesso fuorviante sul ruolo che queste persone hanno o possono avere nella nostra società.

“Queste persone hanno dei bisogni e delle necessità” ha detto la regista commentando alcune immagini del suo lavoro, “e non possiamo pensare che per arginare il problema basti che gli Stati donino di tanto in tanto del denaro, bisogna iniziare a capire che senza un piano condiviso e funzionale non c’è possibilità di rimediare” ha continuato, spiegando come il disinteresse della maggior parte degli Stati più ricchi sia alla base delle drammatiche condizioni di vita dei profughi di svariati Paesi, soprattutto nelle regioni africane.

 

Share on FacebookShare on Twitter
Andrea Morreale

Andrea Morreale

DELLO STESSO AUTORE

“Exiles: the Wars”, i profughi di guerra si raccontano

byAndrea Morreale
Vitaly Churkin, rappresentante russo al Consiglio (photo credit: ONU)

ONU: al Consiglio di Sicurezza la questione Ucraina resta scottante

byAndrea Morreale

A PROPOSITO DI...

Tags: Barbara CupistiemigrantiexilesmigrantiprofughiRAI Cinema
Previous Post

Una magica cena natalizia con Les Santos e i vini del Luberon

Next Post

Le banche italiane con licenza di derubare azionisti e correntisti

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Grace Jo e Jung Gwang Il, rifugiati nordcoreani, con l'ambasciatrice USA Samantha Power durante la riunione del Consiglio di sicurezza (foto da twitter @AmbassadorPower)

Corea del Nord: all’ONU il racconto dei sopravvissuti ai campi degli orrrori

byAndrea Morreale

Luci accese per l’albero di Natale di New York

byAndrea Morreale

Latest News

La Valentina di Crepax seduce New York pensando ad Hollywood

La Valentina di Crepax seduce New York pensando ad Hollywood

byMassimo Cutò
“Trump Is Being Persecuted Like Christ” Says NY Lawyer. Tweet Goes Viral

“Trump Is Being Persecuted Like Christ” Says NY Lawyer. Tweet Goes Viral

bySunny Day

New York

Thinking Outside the Box on Affordable Housing in New York City

Thinking Outside the Box on Affordable Housing in New York City

byEric Adams
A New York Consolato e IIC si illuminano con i colori dell’Italia

Conclusa la Prima Edizione del Premio New York di Poesia “Italiani per il futuro”

byLa Voce di New York

Italiany

La crisi dell’istruzione nel mondo: 2/3 dei bambini non capiscono cosa leggono

Master Fondazione Italia-Usa: altre 200 borse di studio “Next Generation”

byLa Voce di New York
World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

byNicola Corradi
Next Post

The UN and the Protection of Cultural Heritage: Italy and Jordan in the Forefront Against ISIS

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Elezioni 2022
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Speciale Venezia
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In
By clicking on "Create my account" or by registering, you accept the Term of Service and the Privacy Policy.

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?