La Polonia si riarma — L’Italia, che vive la Russia soprattutto come un mercato d’export e comunque non ci abita accanto, tende a considerare il nuovo espansionismo russo come una sorta di ragazzata da parte di Putin: disdicevole, ma non il genere di cose che deve incidere sul fatturato. I paesi dell’ex Patto di Varsavia però ricordano e guardano con maggiore allarme—e di conseguenza si riarmano.
La Polonia ha di recente annunciato l’acquisto di missili americani Patriot per un valore complessivo di US$7 miliardi, circa €6,24 miliardi. Si tratta di un missile terra-aria per la difesa di grossi bersagli fissi come basi militari e città, noto da quando è stato usato contro gli Scud iracheni lanciati su Israele durante la guerra del Golfo del 1991. I Patriot fanno parte di una “lista della spesa” militare polacca del valore totale di 33 miliardi di euro che comprende anche carri pesanti Leopard II tedeschi, caccia F-16 Usa, nuove fregate della classe FFG-7 di costruzione polacca e missili Kongsberg norvegesi per la difesa costiera.
Sono cose che costano tanti soldi. La Polonia—appoggiandosi ai suoi alleati del Gruppo di Visegrad, che comprende anche la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria—nonché alla Lituania, la Lettonia e l’Estonia, come anche alla Romania e la Bulgaria più a sud, li reperirà attraverso sovvenzioni, finanziamenti bancari e crediti concessi dai paesi fornitori.
Cresce, molto anche, l’industria nazionale degli armamenti. Partita dalla modernizzazione dei vecchi rimasugli militari sovietici, sopratutto carri e armi pesanti, già nel 2014 la Polonia disponeva di cinque nuovi sistemi d’artiglieria e missilistici—tutti di standard Nato e tutti con le nuove munizioni “smart”, molto superiori al materiale che hanno rimpiazzato.
Il modello polacco è ammirato e studiato dagli altri paesi dell’“Est occidentale”, e qualcuno pensa di tentare di applicarlo. In altre parole, la Polonia ormai si pone—credibilmente—alla guida della difesa dell’Europa Settentrionale e Centrale: il limes romano della stanca Unione Europea da tardo impero…
Risolta la questione meridionale — La percezione degli italiani che il loro paese è fondamentalmente diviso tra Nord e Sud li lascia impreparati davanti alle divisioni interne Est/Ovest.
Potreste provare a chiedere agli ospiti a cena di ordinare le quattro città di Roma, Napoli, Venezia e Trieste a secondo di quali sono le più a est e a ovest.
Venezia, a 12°19′55″Est, è, per poco, la più ad ovest delle quattro. Roma poi è a 12°28′58″E. Di gran lunga la più a est è Napoli, 14°15′00″E. Sì, Napoli è a est di Trieste (13°48′15″E), e non di poco. Grosso modo, si trova sulla stessa longitudine della capitale slovena, Lubiana.
Anche all’interno dell’Italia Settentrionale (o “Occidentale” a questo punto) la distorsione persiste. La maggior parte degli italiani supporrebbe che Torino sia a nord di Bologna—e lo è, per poco, per ben meno di un grado di latitudine—ma Torino è sopratutto a ovest di Bologna, per quasi 4 gradi di longitudine. Bari poi—giù verso il “tacco”—è situata sostanzialmente più a est di Zagabria.
E’ piacevole riuscire a sciogliere uno degli enigmi eterni della politica italiana. Piuttosto che una “questione meridionale”, il Paese ha una “questione orientale”…
L’economia francese ‘strappa’ — Il Pil francese ha stupito gli analisti, crescendo a un’assolutamente inatteso 0,6% nel primo trimestre 2015—il doppio del tasso di crescita dell’economia tedesca, lo 0,3%.