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May 8, 2015
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Spezzeremo i barconi alla Libia… e i massoni sulla Luna

James HansenbyJames Hansen
Time: 3 mins read

Non è affar nostro, ma… — Parrebbe opportuno ricordare ai neo conquistadores dell’attuale Governo italiano—quelli che ambiscono risolvere il problema dell’immigrazione nordafricana con le bombe e i marò—che le forze libiche in causa non sono composte solo da beduini scalzi che ciondolano disordinatamente con il Kalashnikov a tracolla.

Entrambi i grandi—seppure confusi—schieramenti libici, quelli che fanno capo rispettivamente a Tobruk e a Tripoli, possiedono e sanno usare caccia e cacciabombardieri. I velivoli, Sukhoi-22, MiG-23 e MiG-25, tutti di fabbricazione russa, sono pochi, vetusti e sicuramente male mantenuti: ma ci sono.

Vale anche la pena di notare che i piloti libici hanno una recente esperienza di ‘veri’ combattimenti attraverso le guerrette di confine—segnatamente con il Ciad—dell’epoca Gheddafi. Ricordiamo pure che le loro basi sono lì, non da questa parte del Mediterraneo. Non sono nemmeno localizzate in riva al mare, insieme con le barche degli scafisti. Pertanto, neutralizzarle implicherebbe penetrare all’interno.

Il punto non è sfuggito ai libici. Recenti immagini satellitari mostrano il trasporto via terra di tre MiG-25 “Foxbat” verso l’aeroporto di Misurata, sotto il controllo degli islamisti di “Alba libica”. Secondo gli analisti, il probabile intento sarebbe quello di rimettere uno degli aerei in servizio con pezzi di ricambio presi dagli altri due.

Il tutto per dire che un’avventura libica non sarebbe necessariamente la gloriosa e “chirurgica” passeggiata coloniale che forse qualcuno dalle parti di Via XX Settembre si sogna.

 

Massoni sulla Luna — “Il 20 luglio 1969 due astronauti statunitensi sono atterrati sulla Luna, in una regione nota come 'Mare della Tranquillità'. Uno di quei coraggiosi era Frà Edwin Eugene Aldrin, Jr., detto ‘Buzz’, membro della loggia massonica Clear Lake n. 1417 di Seabrook, nel Texas. Frà Aldrin recava con sé una DELEGA SPECIALE con la quale il Gran Maestro J. Guy Smith lo nominava Delegato Speciale del Gran Maestro stesso, concedendogli pieno potere di rappresentarlo sul luogo e autorizzandolo a rivendicare la giurisdizione territoriale massonica sulla Luna per conto della Venerabilissima Gran Loggia del Texas, Antichi, Liberi e Accettati Muratori”. (dagli archivi di Tranquility Lodge 2000 della Gran Loggia del Texas, A.L. & A.M)

Oltre a una decina di astronauti, quattordici presidenti degli Stati Uniti sono stati massoni: George Washington, James Monroe, Andrew Jackson, James Polk, James Buchanan, Andrew Johnson, James Garfield, William McKinley, Theodore Roosevelt, William Taft, Warren Harding, Franklin Roosevelt, Harry Truman e Gerald Ford. Non sono massoni, invece, i due presidenti Bush né Barack Obama.

Non lo fu neppure Abraham Lincoln. Presentò domanda di ammissione poco dopo la sua nomination per la presidenza nel 1860, ma poi la ritirò perché in un secondo momento temette potesse sembrare un volgare stratagemma elettorale per ottenere voti. Spiegò che l'avrebbe ripresentata a fine mandato. Il suo assassinio non glielo permise.

La notizia della “presa di possesso” della Luna è vecchia di 45 anni, ma riteniamo forse utile ricordare ai lettori di come la percezione comune delle istituzioni—in questo caso, la Massoneria, che comunque la si pensi è un’istituzione—può variare di paese in paese, anche all’interno dell’Occidente.

 

(fine)

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James Hansen

James Hansen

Americano della West Coast, vivo in Italia da molti anni. Sono arrivato, giovane, nel servizio diplomatico USA come vice console a Napoli. Lì ho capito che “da grande” non volevo fare l’ambasciatore. Sono passato al giornalismo come corrispondente dell’International Herald Tribune e del Daily Telegraph, in seguito spostandomi “dall’altra parte della scrivania” come capoufficio stampa di Olivetti, di Fininvest e infine di Telecom Italia. Da tempo mi occupo di “diplomazia privata”, accompagnando grandi aziende italiane nelle loro avventure internazionali. È la diplomazia che mi immaginavo da ragazzo, con obiettivi più o meno chiari e i mezzi e l’autonomia per perseguirli. An American from the West Coast, I have been living in Italy for many years. I got here young, with the diplomatic service as the US vice consul in Naples. There I realized that, as a grown up, I didn't want to be an ambassador. I turned to journalism as a correspondent for the International Herald Tribune and the Daily Telegraph, and later on, I moved to the “other side of the desk” as chief of press for Olivetti, Fininvest and finally Telecom Italia. I deal with "private diplomacy", backing up large Italian companies in their international adventures. It's the diplomacy as I imagined it when I was young, with more or less clear goals and the means and autonomy to pursue them.

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