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December 2, 2014
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La schiavitú non appartiene al passato

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Bambini e ragazzi sono le vittime principali della schiavitú dei nostri giorni

Bambini e ragazzi sono le vittime principali della schiavitú dei nostri giorni

Time: 3 mins read

La parola "schiavitú" é associata da molti di noi ad un passato piú o meno remoto. Un concetto obsoleto e inconcepibile per un periodo storico come quello attuale.

A ricordarci che purtroppo la schiavitú esiste ancora e che, incredibilmente, interessa gruppi molto vasti di persone, ci ha pensato oggi il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon il quale, in occasione della giornata annuale per l'Abolizione della Schiavitú, ha ricordato come ancora oggi, circa 21 milioni di persone in tutto il mondo, la maggioranza composta da donne e bambini, vivono in inaccettabili condizioni di sfruttamento e sono vittime delle forme piú deplorevoli di abuso.

"C'é assolutamente bisogno di migliorare l'accesso alle strutture scolastiche, educative e di formazione professionale per tutti coloro che vivono in condzioni di povertá – ha dichiarato Ban Ki-moon di fronte ai membri dell'agenzia ONU International Labour Organzation (ILO) – e che diventano, in questo modo, le vittime ideali per questo tipo di abusi".

Lo sfruttamento dei piú deboli ha molti volti, come ha ribadito lo stesso Segreatrio Generale, il quale ha ricordato che : "Ogni giorno, tantissime donne sono ridotte in schiavitú, vendute e scambiate come merci e forzate a lavorare in bordelli in condizioni inimmaginabili. Ma ci sono anche casi meno eclatanti e visibili come quelli delle spose-bambine date in matrimonio ancora giovanissime, spesso dai membri delle loro stesse famiglie e, il piú delle volte, contro il loro volere".

Se le donne costituiscono la maggioranza delle vittime di queste pratiche, il problema non é una loro prerogativa esclusiva. "Sul fronte del lavoro – ha detto Ban Ki-moon – migliaia di uomini e ragazzi, separati dalle loro famiglie, sono tenuti in condizioni di vera e propria prigionia all'interno di fabbriche clandestine in condizioni da lavori forzati e spesso senza alcuna possibilitá di ripagare i debiti che li hanno condotti a queste situazioni".

La Giornata Internazionale per l'Abolizione delle Schiavitú, marca l'adozione, avvenuta nel dicembre del 1949, della Convenzione ONU per la Soppressione del Traffico di Persone e per lo Sfruttamento della Prostituzione. Ma la ricorrenza, stando alle parole degli intervenuti, non vuole essere solo una clebrazione fine a sé stessa ma deve essere anche e soprattutto l'occasione per delineare chiare strategie nazionali e la necessitá di ribadire l'impegno da parte degli stati membri nella lotta a questa piaga.

A questo proposito, Ban Ki-moon ha invitato questi stessi stati membri ad adottare il nuovo Protocollo 1930 (num. 29) realizzato dall'ILO a questo scopo e che é stato descritto dal direttore dell'organizzazione, Guy Ryder, come "lo strumento ideale per combattere le cause socio-economiche che sono alla radice di questi problemi e che sfociano inevitabilmente in pratiche illegali nel reclutamento della mano d'opera".

La schiavitú moderna é un affare miliardario.

Secondo stime dell'ILO, il lavoro forzato che ancora esiste in molti paesi, genera profitti pari a circa 150 miliardi di dollari all'anno dei quali, ben due terzi di questa cifra, sono il risultato dello sfruttamento sessuale di donne e ragazze.

Ma oltre all'industria del sesso e della pornografia, queste condizioni di schiavitú e di impiego forzato creano profitti considerevoli anche in settori meno controversi come l'agricoltura, le costruzioni, l'estrazione mineraria e il lavoro domestico.

"Circa 168 milioni di bambini e ragazzi – ha rivelato il direttore dell'ILO Guy Ryder – vengono utilizzati per pratiche illegali di lavoro minorile che compredono attivitá ad alto rischio in cave e miniere di tutto il mondo".

A questi ragazzi e a questi bambini é stata rubata la loro stessa infanzia intesa come un periodo di formazione e di accrescimento che definisce e marca indelebilmente la natura di una persona negli anni della maturitá.

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