Lo scorso 6 dicembre lanciai con un articolo premonitore dal titolo in un certo senso retrospettivo “Morire per Danzica?” per i forti segnali di guerra che si intravedevano nell’est Europa. Il titolo fu inventato da un giornalista francese che, nel 1939, si chiedeva se valesse la pena morire per la città di Danzica, richiesta da Hitler, agli europei. La risposta l’hanno riportata i libri di storia sulla Seconda Guerra Mondiale. Con questo articolo ho ricevuto qualche benevola critica che ho accettato, ma non condiviso in quanto mi si accusava di fare dell’inutile allarmismo.
Premesso che la partita decisiva si giocherà tra Mosca e Washington bisogna fare un po’ di chiarezza per i tanti reportage ed articoli che bombardano l’opinione pubblica che, spesso, con ciò viene orientata in un senso o nell’altro. Quindi, per prima cosa, cerchiamo di allontanarci dal glamour di Tv e carta stampata, senza dimenticare i servizi segreti di Kiev e di Mosca che manipolano con foto e filmati l’opinione pubblica, infatti non va dimenticato che sia la Russia che l’Ucraina giocano sull’incidente provocato dall’altro per scatenare la guerra. E mentre sparano foto e filmati dai 2 lati del fronte un particolare, strano e asimmetrico negoziato è, pur tuttavia, in essere. Infatti, Francia e Germania ci hanno provato ed ancora continuano a tentare una vera soluzione diplomatica la qual cosa infastidisce Biden che non l’ha gradita. Ma il presidente degli Stati Uniti sembra non capire che, in caso di guerra, i costi per tutta l’Europa sarebbero di gran lunga superiori a quelli degli USA e, per questo motivo, sospettiamo che abbia sollecitato il nostro Draghi a cercare un punto di equilibrio col Cremlino la prossima settimana, la qual cosa è un’opportunità, ma anche un enorme rischio in caso di fallimento, ma il premier italiano ha esperienza e capacità. Purtroppo non avendo l’Unione Europea né una politica estera né una di difesa ci si ingegna con le diplomazie dei due Stati dotati, da sempre, di una robusta caratura internazionale e non certamente con gli inutili viaggi a spese dei contribuenti del nostro ministro degli esteri che va a dire di persona che l’Italia è per favorire una soluzione diplomatica mentre l’Europa intera è sull’orlo di una guerra viene messo in rete su Twitter un inutile filmato, con tanto di musica trionfante, (Minister @luigidimaio visited Ukraine).
L’altro grave e grande problema riguarda la regione del Donbass che chiede da tempo il riconoscimento di riunificazione con la Russia oppure l’indipendenza come previsto dal trattato di Minsk. Il Donbass è una regione dell’Ucraina orientale dove scoppiò la prima guerra nel marzo del 2014 partita dagli indipendentisti ucraini filorussi che volevano e ancor più oggi vogliono staccarsi dall’Ucraina per dare vita ad uno stato indipendente.
Nonostante l’esercito ucraino fosse stato militarmente e direttamente aiutato dagli Stati Uniti non è riuscito, in questi anni, a sconfiggere i ribelli filorussi che, in poco tempo, hanno conquistato oltre 1.500 chilometri quadrati di territorio e in specifico nella regione del Debaltsevo, cuscinetto fra le città di Lugansk e Donetsk.
Non si può assolutamente negare che dal disfacimento dell’URSS, c’è stato un forte continuo e costante avanzamento della NATO fino ai confini della Russia e questo li preoccupa terribilmente.
Ma quali sono gli assi nelle mani di Putin?
Sono addirittura tre: i nuovi missili ipersonici minacciando di collocarli ai suoi confini occidentali di fronte all’Europa occidentale, questi nuovi missili ipersonici sono ordigni che volano a una velocità superiore a Mach 5 (ogni Mach è uguale a 1235,16 chilometri all’ora); la seconda arma sono i profughi di cui hanno già dato prova poche settimane fa ai confini con la Polonia e la terza è il Nordstream 2, il secondo gasdotto che collega Ust-Luga in Russia con Greifswald in Germania attraverso il Mar Baltico ed in grado di portare fino a 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Europa. A quest’ultimo riguardo la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha lanciato, giorni fa, un chiaro avvertimento che il Nord Stream 2 non inizierà a pompare gas se la Russia invaderà l’Ucraina, nonostante la grave crisi energetica che ha fatto salire alle stelle i prezzi del gas in Europa. L’effetto di questa scelta tedesca è stata strategica, infatti il Nord Stream 2 aggira l’Ucraina, togliendo a Kiev introiti per più di un miliardo di euro all’anno per le normali tariffe di transito.
Come scrivevo all’inizio, il vero scopo di Putin è arrivare ad un tavolo con Biden in una trattativa diretta fra le due potenze ufficialmente per l’Ucraina ma, dietro ad essa, c’è l’esigenza di rivedere l’intero arco di posizioni strategiche europee.