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Al via il processo Chauvin: per l’accusa Floyd a terra per 9 minuti e 29 secondi

Ma la difesa ribatte: “Floyd morto per droga, problemi cardiaci e adrenalina”

Riccardo ParadisibyRiccardo Paradisi
Time: 6 mins read

Nel tribunale della Contea di Hennepin, Minnesota, prende il via il processo a Derek Chauvin, l’agente della polizia di Minneapolis accusato di aver provocato la morte di George Floyd. E’ il processo più atteso dell’anno, “un referendum sulla giustizia americana” come lo hanno definito i legali della famiglia Floyd. Tanto che, nonostante l’ondata emotiva generata dal video che ritrae Chauvin intento a “neutralizzare” Floyd fino a provocargli asfissia, ci sono volute settimane prima di trovare una giuria imparziale. Oggi, per l’apertura, sono 14 i membri della giuria a sedere in aula, la metà dei quali sotto i 40 anni (9 donne e 5 uomini di etnia bianca, nera e mista).

Prima dell’inizio della seduta, trasmessa in streaming online, fuori dal tribunale ci sono state manifestazioni. I familiari di George Floyd, accompagnati dal reverendo Al Sharpton, campione dei diritti civili, si sono inginocchiati per 8 minuti e 46 secondi, i fatali minuti costati la vita a Floyd, per sottolineare la disumanità del gesto di Derek Chauvin. Durante la conferenza successiva alle dimostrazioni, Al Sharpton ha dichiarato “Chauvin è in tribunale, ma è l’America ad essere sotto processo”, un processo per capire se “siamo arrivati al punto di giudicare la polizia colpevole, se infrange la legge”. Sharpton ha concluso “La legge è uguale per tutti e la polizia non è sopra la legge ma soggetta ad essa”. In seguito è intervenuto Benjamin Crump, avvocato della famiglia Floyd, che ha sottolineato come il video della morte di George sia stato visto milioni di volte: “tutto il mondo ci sta guardando”.

Derek Chauvin

Prima di ascoltare i testimoni chiamati in aula, l’accusa e la difesa hanno fatto le loro dichiarazioni di apertura, per indicare quali, secondo loro, saranno gli elementi che dovranno persuadere la giuria a decidere per la colpevolezza o l’innocenza di Chauvin. Ad aprire la sessione è stata l’accusa con Jerry W. Blackwell. L’avvocato ha ridefinito le tempistiche dell’aggressione ai danni di George Floyd: Chauvin avrebbe fatto pressione sul collo della sua vittima per ben 9 minuti e 29 secondi. Questi minuti sono stati più volte citati durante il discorso di apertura come elemento chiave che servirà alla giuria per decidere. Blackwell ha dunque passato in rassegna questo arco temporale, descrivendo i 4 minuti e 45 secondi in cui Floyd, bloccato a terra e già ammanettato (e quindi incapace di opporre resistenza all’arresto), ha più volte chiesto pietà dicendo di non poter respirare. Sono seguiti minuti in cui Floyd, ormai allo stremo, ha pregato su sua madre, boccheggiando le sue ultime parole prima di perdere i sensi. A quel punto, Chauvin, nonostante i testimoni della scena stessero tentando di portare l’attenzione sulle condizioni di Floyd, non ha mai tolto le ginocchia dal collo e dalla schiena di Floyd, neppure dopo l’arrivo dei primi soccorsi.

Jerry W. Blackwell

Blackwell ha descritto la manovra come sproporzionata rispetto alla situazione. Floyd, già ammanettato, non si sarebbe potuto opporre all’arresto. Inoltre, l’accusa ha voluto spiegare come per Floyd fosse anatomicamente possibile parlare seppur in mancanza di respiro e come i suoi ultimi movimenti, interpretati forse come i suoi ultimi tentativi di liberarsi, fossero in realtà spasmi involontari causati dall’asfissia. Una manovra mortale, quella di Chauvin, mentre i testimoni filmano e si agitano. “Potete credere a ciò che vedete, si è trattato di omicidio” ha aggiunto Blackwell chiosando sul video.

Il video mandato in onda per la prima volta in tribunale, sarà un elemento che verrà estensivamente utilizzato durante il processo. Ma la difesa, guidata da Eric J. Nelson, avvocato di Chauvin, la pensa diversamente. Nelson ha subito chiesto che nell’aula del tribunale non vi sia spazio per “cause politiche e sociali” e che si guardi alle oltre 50.000 prove raccolte. Per la difesa, gli agenti di polizia devono prendere decisioni difficili in poco tempo, analizzando la situazione in modo attento. Chauvin avrebbe agito proporzionalmente dopo aver trovato Floyd in uno stato alterato da sostanze stupefacenti e dopo la resistenza all’arresto di quest’ultimo. La manovra eseguita da Chauvin – per la difesa – non è stata la causa del decesso di Floyd, che invece sarebbe morto per complicazioni legate a patologie pregresse, una malattia cardiaca, droga e troppa adrenalina in circolo. I testimoni oculari, gridando e “minacciando” gli agenti con le loro azioni aggressive, avrebbero distratto Chauvin, impedendogli di valutare le condizioni di salute di Floyd. “Esistono due versioni di ogni storia” ha ripetuto Nelson nel tentativo di sottolineare come il video della morte di Floyd sia soltanto la punta di un iceberg sotto il quale esisterebbero molte prove in grado di scagionare Chauvin.

Dopo una breve pausa, la prima persona chiamata a testimoniare è stata Jena Scurry, operatrice del 911. Il giorno della morte di George Floyd, Scurry ha “chiamato la polizia a causa della polizia”. Vedendo le telecamere riprendere ciò che Chauvin e colleghi stavano facendo, la testimone ha creduto che potessero esserci problemi nel mondo in cui gli agenti di polizia stavano conducendo l’arresto. Scurry ha descritto la manovra utilizzata per immobilizzare Floyd come abbastanza lunga da farle credere che il video si fosse bloccato. A quel punto avrebbe chiamato un suo superiore per riferire l’utilizzo della forza da parte degli agenti: “puoi chiamarmi una spiona se vuoi”. La testimonianza verrà probabilmente utilizzata per sottolineare come la manovra di Chauvin sia stata percepita come pericolosa ed inusuale anche per una addetta ai lavori.

Jena Scurry, operatrice del 911

Interrogata da Nelson, avvocato di Chauvin, Jena Scurry ha ammesso di non essere stata addestrata come agente di polizia. Questo elemento è stato usato dalla difesa per minare l’argomentazione secondo la quale Scurry potesse giudicare pericolosa o inusuale la manovra di Chauvin. Scurry ha poi ammesso di aver chiamato rinforzi, fra cui proprio Chauvin, dopo alcuni rumori provenienti dal video del primo poliziotto accorso al CUP FOODS, negozio in cui Floyd presentò la banconota da $20 falsificata. Secondo la testimonianza, Scurry chiamò rinforzi autonomamente. Per Nelson, inoltre, Scurry non sarebbe stata in grado di capire se ci fosse bisogno o meno di azioni “violente” per ammanettare George Floyd, non potendo lei vedere ciò che accadeva dentro l’auto della polizia.

La seconda testimone chiamata dallo stato del Minnesota (l’accusa nel processo contro Chauvin) è Alisha Oyler, 23 anni, cassiera di Speedway, stazione di benzina dall’altro lato di Chicago Avenue, davanti a CUP FOODS, luogo del decesso di George Floyd. Oyler, chiamata dall’accusa per aver registrato ben 7 video dell’arresto, è da subito apparsa molto nervosa. La ragazza ha iniziato a registrare video dentro la stazione di benzina, dopo aver lasciato alcuni clienti, concentrandosi sui tafferugli fra Chicago Ave. e 38th St., primo luogo dell’arresto di George Floyd. Oyler continuò a registrare l’intervento di Chauvin e colleghi uscendo nel parcheggio di Speedway. I video, registrati come prove e comparati alle registrazione di sorveglianza della strada, mostrano Chauvin con il ginocchio sul collo di Floyd mentre due dei tre colleghi sospesi tengono fermo l’uomo schiacciandogli a terra schiena e gambe. Nei video, il quarto agente è intento a contenere le proteste delle persone attratte dall’arresto. Nonostante questo, la folla si sarebbe formata gradualmente, non subito.

Il terzo e ultimo testimone della giornata è stato Donald Williams, 33 anni con un passato da wrestler. Williams, lottatore di arti marziali miste, era fra la piccola folla di testimoni oculari che hanno tentato di convincere Chauvin ad alleggerire la pressione sul collo di Floyd. Grazie all’ausilio di nuove tecnologie anti-COVID, Williams è stato in grado di ripercorrere il famoso video che ritrae Chauvin immobilizzare George Floyd, evidenziando con un pad ciò che riteneva non proporzionale alla minaccia. Sentito quasi come un esperto per via del suo passato in MMA e Wrestling, Williams ha parlato di come la mossa usata da Chauvin potesse bloccare la circolazione del collo di Floyd, evidenziando l’angolazione della spalla e del fianco del poliziotto per sottolineare che parte del suo peso corporeo fosse concentrato sul ginocchio. Come lottatore, Williams insegna arti marziali in una palestra frequentata anche da agenti della polizia di Minneapolis e ha più volte urlato a Chauvin (nel video), per rimarcare il suo ruolo nella palestra e redarguire l’agente riguardo la mossa utilizzata per immobilizzare Floyd. Ma Williams è stato anche richiamato dal giudice Peter A. Cahill per le conclusioni – non richieste – inserite all’interno delle sue spiegazioni: “una tortura” o “per dargli il colpo di grazia“. Williams è stato sentito soltanto dall’accusa perché un malfunzionamento nella trasmissione del processo ha costretto il giudice Cahill a sospendere questa prima udienza. Il 30 marzo sarà la data della seconda udienza che vedrà il ritorno di Williams per essere ascoltato dalla difesa, in aggiunta agli altri testimoni concordati.

Chauvin siede in tribunale con tre capi di accusa: omicidio preterintenzionale di secondo grado, omicidio colposo ed omicidio di terzo grado. Per l’omicidio di secondo grado, Chauvin rischia fino a 40 anni di carcere.

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Riccardo Paradisi

Riccardo Paradisi

Toscanaccio doc e blogger. Mi sono laureato in Relazioni Internazionali a Siena dove insieme ad alcuni colleghi ho fondato SpazioPolitico, per cui scrivo. Appassionato di Nord America dall'università, ne ho vissuto lo spirito pionieristico nel freddo Montana. Da allora, i suoi paesaggi monumentali e le sue storie non mi hanno mai lasciato.

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