E’ da questa settimana nelle sale italiane Santa Subito, del regista, fotografo e sceneggiatore Alessandro Piva (LaCapaGira – David di Donatello 1999, Henry – Premio del pubblico al Torino Film Festival 2010): il film-documentario si è guadagnato il Premio del pubblico alla recente Festa del Cinema di Roma, dove ha ricevuto una standing ovation e 12 minuti di applausi.
Santa Subito è una storia potente, e molto attuale, che spinge lo spettatore alla riflessione sulle mancanze dello Stato, e della nostra società in generale, dal nord al sud, di fronte alla lotta al femminicidio e al fenomeno dello stalking.
Santa Scorese, 23enne volitiva, determinata, amante della vita e attivista cattolica della provincia di Bari (fra le sue molteplici attività ci sono anche l’assistenza ai bambini orfani e agli anziani ricoverati nelle case di riposo – “nei loro volti vedo quello di “Gesù abbandonato”, scrisse in un suo diario), per tre anni subisce le morbose attenzioni di un uomo, Giuseppe (allontanato dal seminario per conclamate turbe psichiche), incrociato per caso in via Sparano, a Bari, ma non mette mai in discussione la sua vocazione all’aiuto del prossimo e la sua vocazione spirituale che, d’accordo con i genitori, prevede una futura entrata in convento per diventare missionaria, ma solo dopo il conseguimento della laurea. Nonostante le ripetute denunce presentate alle autorità, la sera del 15 marzo 1991, al rientro a casa, a Palo del Colle, Santa viene colpita a morte dal suo persecutore con 14 coltellate, davanti agli occhi impotenti dei genitori e di una società all’epoca impreparata ad affrontare i reati di genere e lo stalking (introdotto nel nostro codice penale come reato solo nel febbraio del 2009!). “O mia o di nessuno, nemmeno di Dio” avea scritto Giuseppe in un biglietto recapitato a Santa!
Come si apprende dalle tante testimonianze raccolte da Alessandro Piva, Santa era vista dalla gente come “contagiosa”, nella sua fede e nella sua vitalità: la profonda fede in Dio le consente di vivere con gioia, con il sorriso e una parola di conforto sempre pronta per tutti. “Resto una donna, una che ha scelto la porta più stretta e che spera di farcela”, scrive Santa in uno dei suoi diari per indicare la sua preferenza di una vita sotto l’occhio di Dio: “Sappi che qualunque cosa mi succeda, io ho scelto Dio”, aveva detto al suo confessore spirituale dopo un tentativo di violenza sessuale di Giuseppe. Una vocazione, una fede incrollabile che le fa scrivere, rivolta alle sue compagne di impegno sociale e religioso: “Saremo sante se saremo sante subito” (da qui l’ispirazione per il titolo).
Il filo conduttore del film di Piva è la cristianità, cioé l’eterna rivoluzionarietà dell’amore completo e disinteressato verso Dio. Un legame con l’Altissimo, quello di Santa Scorese, che, come chiedono oggi tanti suoi corregionali, le varrà forse un domani la beatificazione. Attualmente la giovane è considerata dalla Chiesa “Serva di Dio”, per l’eroicità dimostrata in una tragedia analoga a quelle di Santa Maria Goretti. Nella preghiera per la sua beatificazione, approvata dalla Curia Arcivescovile di Bari, Santa è definita “vergine martire”.
Alessandro Piva, che ha dedicato il film «A chi deve sopravvivere», ha così presentato il suo lavoro:
“Tra femminicidio e martirio, Santa Subito racconta la storia di un destino annunciato. Paradigma di troppe altre storie dallo stesso finale: il film è il mio piccolo, personale appello affinché le donne siano lasciate meno sole quando si ritrovano in balìa di una psicosi travestita da amore”.
Pur apprezzando molto il lavoro, dispiace però che il regista abbia taciuto quasi completamente la “descrizione” del carnefice, il suo passato con già una denuncia per molestie, perché così indebolisce la denuncia politica che è anch’essa dentro a Santa Subito.
Santa Subito è uno dei dieci titoli prodotti attraverso il “Social Film Fund con il Sud”, progetto promosso dalla sempre attivissima Apulia Film Commission e da Fondazione con il SUD.