L’amore per le armi, la solitudine, lo sguardo pieno di rancore e di tristezza. Problemi mentali, una vita complicata, l’esclusione dalla scuola per problemi disciplinari. Nikolas Cruz aveva 19 anni. Anzi, ce li ha ancora. L’autore sospettato per la strage in South Florida, dove sono state uccise almeno 17 persone in un liceo di Parkland a seguito di una sparatoria, è stato catturato vivo dagli agenti di polizia, è stato trasportato in ospedale per accertamenti, e ora è in custodia. Si tratta della sparatoria più grave in una scuola superiore nella storia degli Stati Uniti, la più grave in un istituto scolastico dopo quella di Sandy Hook, in Connecticut, nel 2012. Si tratta, e questo numero fa forse ancor più paura, della sparatoria numero 18 (DICIOTTO) nei primi 46 giorni di 2018, in una scuola o nelle vicinanze di un istituto scolastico. Verrà ricordata, questa, come “la strage di San Valentino”.
Nikolas Cruz ha infatti preso il suo fucile d’assalto AR-15, di cui sembra fosse regolare proprietario, nella giornata di mercoledì 14 febbraio. Si è recato nella sua ex scuola, dove era stato espulso. E ha iniziato a sparare. Ha ucciso tre persone fuori dalla scuola. Poi è entrato in un’ala dell’istituto e ne ha uccise altre 12. Nel mucchio. A sangue freddo. Due feriti, trasportati in ospedale, sono morti successivamente. Altre tre persone sono ferite gravemente, ma risultano stabili.
Nikolas Cruz non ha più la mamma adottiva, Lynda, morta nei giorni dell’ultimo Thanksgiving, nel novembre 2017, di polmonite. Non ha più nemmeno il papà adottivo, deceduto da alcuni anni per infarto. I genitori veri, forse, non li ha nemmeno mai conosciuti. Ha un fratello adottivo di cui non si conoscono i rapporti. Era, ed è, un ragazzo solo. Orfano. “Weird”, strano, fin dalle middle school, come lo hanno definito alle televisioni e ai giornali americani in cerca di testimonianze, gli studenti che lo conoscevano. Sempre più strano nel corso degli ultimi anni, giurano gli stessi studenti, ex compagni di classe suoi o ragazzi dello stesso quartiere. Non era un caso che un ragazzo così strano fosse stato espulso dalla scuola. Non è nemmeno un caso che negli Stati Uniti in cui chi rimane indietro, viene lasciato ancora più indietro, Nikolas Cruz fosse rimasto appunto molto indietro. Solo e rancoroso. Senza più genitori adottivi. Senza amici. Abbracciato solo alle sue armi, fisicamente e metaforicamente, come mostrava sul suo profilo Instagram (ora privato).

La scaletta di questo macabro spettacolo delle armi tutto statunitense è sempre la stessa. E anche in questo caso il copione è stato rispetto. Profilo umano con problemi mentali che spara in una scuola o in un luogo pubblico. Uccisioni a sangue freddo. L’operazione di polizia per fermarle. Poi una conferenza stampa delle istituzioni, come quella in cui il governatore della Florida Rick Scott ha definito questa tragedia “un atto di pura malvagità”. Poi le lacrime, come quelle in televisione di Philip Mudd, ex ufficiale della FBI e della CIA, che intervenuto alla CNN per commentare il fatto non è riuscito a trattenersi e ha iniziato a piangere commosso davanti alla telecamera.
Poi le parole di condanna, come quelle del presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “Le mie preghiere e condoglianze alle famiglie delle vittime della terribile sparatoria in Florida. Nessun ragazzo, insegnante o nessun altro dovrebbe sentirsi poco sicuro in una scuola americana”. Trump che per altro, nel suo discorso alla nazione, in 6 minuti e 23 è riuscito a parlare della sparatoria senza mai menzionare nemmeno una volta la parola “armi”.
Seguiranno, nei prossimi giorni, analisi su quanto sia anacronistico, stupido e fuori dal tempo e dal mondo di oggi, il Secondo Emendamento così com’è scritto. Seguiranno anche i soliti insulti più o meno velati sui social media alla NRA, la National Rifle Association, l’organizzazione americana che con più di cinque milioni di membri attivi si dice orgogliosamente capace di difendere “la storia dei patrioti ” e si definisce “diligente protettrice del Secondo Emendamento”. L’organizzazione che ha anche supportato il Presidente Donald Trump finanziariamente concedendogli l’endorsement, endorsement compensato proprio dallo stesso Trump con un discorso alla NRA nell’aprile 2017.
Poi, di nuovo, tornerà il silenzio sul problema. Fino alla prossima tragica sparatoria. Ma la domanda, che in tanti si fanno, mentre 17 famiglie sono state spezzate, rimane sempre la stessa. Cosa ci faceva un ragazzo di 19 anni orfano, espulso dalla scuola, con problemi mentali e con così tanto rancore addosso, con un fucile d’assalto in casa?
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