Ancora qualche riflessione sulla vicenda di Aldo Moro, e l’occasione è fornita dal quarantennale, ormai vicino. Non mancheranno celebrazioni, rievocazioni, occasioni per rinnovare antiche polemiche, recriminazioni. Converrà leggere – e si cercherà di farlo nelle prossime settimane – la relazione della Seconda commissione parlamentare d’inchiesta; non mancheranno sorprese, conferme, e nuovi interrogativi inquietanti si aggiungeranno a quelli di sempre. Un assaggio, la deposizione dell’allora vice-segretario socialista Claudio Signorile: “Testimone”, si definisce, “mio malgrado, della notizia del ritrovamento del cadavere di Moro”.
Un racconto, quello di Signorile, che comincia con una telefonata, da parte di Francesco Cossiga, all’epoca del rapimento ministro dell’Interno. “Mi telefonò sul presto, per chiedermi di passare da lui al Viminale per prendere un caffè. Di primo acchito mi sembrò strano. Avevamo sì un buon rapporto, ma non così stretto. Tanto che mi chiesi come mai mi avesse invitato, ma poi pensai che volesse commentare l’intervento di Fanfani sulla ‘svolta’ che ci sarebbe stata nel pomeriggio alla direzione della DC. Arrivai nel suo ufficio e mi aprì con il volto teso. A distanza di poco gli arrivò una telefonata che lo informava del ritrovamento della macchina, la famosa Renault 4 rossa, con all’interno il cadavere di Moro. Erano all’incirca le 10. Seppi dopo che la telefonata del brigatista Morucci all’assistente di Moro per informarlo dell’auto in Via Caetani avvenne alle 12. Ben due ore dopo quella a cui fui presente nell’ufficio di Cossiga”.
Allora: Cossiga invita Signorile per un caffè. Mentre lo sorseggiano, una telefonata informa Cossiga che è stato trovato il corpo di Moro. Sono circa le 10. Due ore dopo le Brigate Rosse fanno sapere “ufficialmente” che Moro è stato ucciso e il suo corpo è dentro la Renault 4 rossa, a via Caetani. Che accade in quelle due ore? Forse, ipotizza Signorile, “Cossiga voleva avere lì davanti un testimone e scelse me che ero stato parte attiva in quei giorni. Fatto sta che, con due ore di anticipo rispetto alla famosa telefonata intercettata e all’arrivo sul posto delle forze dell’ordine, avevamo saputo che Moro era stato ucciso”.
Fermiamoci pure qui, per ora. Per questa settimana può bastare.