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Harvey, il giorno dopo: “A rischio casa a Houston anche alcuni italiani”

La testimonianza di Andrea Duchini, da vent'anni a Houston: "La risposta delle istituzioni dopo l'uragano c'è stata, il nostro Comites degli italiani in Texas sta lavorando"

Davide MamonebyDavide Mamone
Harvey, il giorno dopo: “A rischio casa a Houston anche alcuni italiani”

Dal 17 agosto, il devastante uragano Harvey provoca ingenti danni tra il sud-est del Texas e la Louisiana. Il bilancio è di 83 morti e danni per 70 miliardi di dollari (Foto Department of Defense USA)

Time: 4 mins read

Sulla città di Houston, dopo giorni di pioggia incessante, è spuntato un pallido cielo grigio. Tutto attorno, però, i risultati della devastazione sono ancora oggi lì da vedere. Perché l’uragano Harvey, uno dei fenomeni atmosferici più devastanti nella storia degli Stati Uniti d’America, che ha messo in ginocchio lo Stato del Texas, ha lasciato il segno. Con almeno 28 morti, oltre 20mila sfollati e 132 centimetri di pioggia caduti – rillevati a Cedar Bayou, a est della città di Houston -, la tempesta ha messo a durissima prova la resistenza di una comunità di persone, abituata sì a fronteggiare uragani ogni anno, ma non di questa portata.

A Houston, in particolare, la situazione è ancora oggi complessa. La rete di freeway è stata inondata in oltre 200 punti della città e il sistema di trasporti è rimasto bloccato per più di tre giorni. Il sindaco Sylvester Turner ha imposto il coprifuoco dalla mezzanotte alle 5 del mattino “per assicurare la sicurezza pubblica”, mentre le due dighe, quelle dei bacini Addicks e Baker, hanno rischiato di esplodere. L’uragano Harvey ha avuto effetti tanto devastanti, anche perché è rimasto esposto per tre giorni, verso la città di Houston, nel suo lato peggiore (quello destro, detto “dirty face”), che trovando alta pressione ha sfogato la sua potenza in quella direzione.

https://lavocedinewyork.com/wp-content/uploads/2017/08/vid-20170827-wa000.mp4

In Texas, la comunità italiana è ben nutrita. E in particolare a Houston vivono circa 6mila persone, un piccolo “comune” sparso per le vie di una città diventata negli ultimi anni la nuova frontiera per gli italiani alla ricerca di successo. Tra i tanti, abbiamo intervistato il Dottor Andrea Duchini, toscano ma a Houston da 20 anni, medico gastroenterologo presso la St Luke’s Medical Tower e membro del Comites degli italiani in Texas.

Il Dottor Andrea Duchini

Dottor Andrea Duchini, com’è la situazione in questo momento?

“La pioggia è finita e nella parte dove vivo io, a ovest della città, la maggior parte delle strade sono asciutte. Da noi è arrivata solo acqua a livello dei piedi, ma so che nelle zone adiacenti ai Bayou molte case sono state allagate”.

Come ha vissuto gli ultimi tre giorni?

“All’inizio della tempesta sono rimasto bloccato a nord della città. Sono tornato in Texas da un viaggio di lavoro in aereo e siamo stati fatti atterrare a Dallas perché lo spazio aereo sopra Houston era già stato chiuso. Ho dovuto prendere una macchina per raggiungere casa a Houston, ma non è stato semplice farlo, anche se nella mia area non ho avuto particolari danni.

La rete di freeway è stata allagata in oltre 200 punti: oggi è stata riaperta? I cittadini possono utilizzarla?

“In alcune parti la si può utilizzare, sì, perché in certi punti la strada è oggi asciutta. Ma la cosa che mi ha sorpreso viaggiando in macchina lungo le freeway è vedere ai lati della strada numerose vetture abbandonate: devono essere le auto di chi all’inizio dell’uragano si è ritrovato sorpreso dagli allagamenti e ha dovuto lasciare lì il proprio veicolo per scappare via”.

Quali sono le parti più colpite della città?

“Certamente quelle che si trovano un po’ fuori Houston, dove le case sono meno resistenti agli allagamenti. In particolare nei pressi di Brazos River, nell’area a sud ovest della città, per la quale è stata emanata una ‘Mandatory Evacuation’. Mentre a est parti dell’Interstate 10 sono ancora sommerse. L’unica cosa positiva è che i venti non sono stati fortissimi e la rete elettrica ha resistito per il 90% dei casi”.

Le due dighe Addicks e Baker hanno rischiato di cedere per la forte pressione delle acque. Temete qualche conseguenza oggi a Houston?

“No, nel senso che è stato deciso di drenare l’acqua presente a ridosso delle dighe e di rilasciarla in alcuni fiumi, come il Buffalo Bayou, per diminuirne la pressione. In quelle aree le inondazioni continueranno per questo motivo per altre due o tre settimane, ma le persone che ci vivevano erano già state messe in salvo prima della prima inondazione”.

L’aeroporto internazionale George Bush di Houston, chiuso in attesa dell’arrivo di Harvey

Le autorità oggi parlano di un numero di danni ingenti, più grave di quelli dell’uragano Katrina e Sandy.

“Sì, perché rispetto a Katrina e Sandy, da un lato ci sono state meno vittime, ma dall’altro l’area colpita dalla tempesta è stata più ampia dal punto di vista geografico. Di conseguenza i danni dovrebbero essere peggiori: si parla di ‘billions of dollars’. Di uragani ne ho visti passare, vivendo in Texas, ma così forti mai”.

Il presidente Donald Trump come si sta comportando? La risposta delle istituzioni c’è stata?

“Assolutamente sì, non è mancata. Credo ci sia stata una risposta eccezionale, con la Guardia Nazionale a presidio del territorio fin dalle prime ore della tempesta, attraverso il lavoro dei suoi 12mila uomini. Le istituzioni ci sono state, così come forti sono state le azioni di volontariato”.

I numeri d’emergenza da contattare in caso di bisogno

Ad esempio?

“Ho saputo di persone che dalla Louisiana sono venute con le loro barche private, a sostegno di altri cittadini texani. E devo dirle che ho avuto l’ennesima conferma del fatto che i texani siano davvero delle bravissime persone. Nella zona dove vivo io non ci sono state scene di violenza, ma solo di grande solidarietà”.

A Houston vivono circa 6mila italiani. Come sta la nostra comunità a Houston dopo l’uragano Harvey? Che notizie può darci?

“Delle persone che conosco io stanno tutti bene, ma so da alcune telefonate che ho fatto, anche come membro del Comites, che alcuni italiani sono a rischio casa a causa delle inondazioni. Stiamo aspettando di avere notizie più certe e stiamo tutti lavorando dai nostri appartamenti e sui social, come possiamo, sotto il coordinamento di Walter della Nebbia, presidente del Comites degli italiani in Texas. Da Dallas, si sta impegnando per rimanere in contatto con le situazioni più d’emergenza e per cercare di entrare in contatto con chi vive nelle aree più colpite all’uragano”.

Come ci si può rialzare da una situazione così?

“Impegnandoci tutti assieme e sperando in una risposta concreta tramite forme di crowdfunding ad esempio. Prima però dobbiamo capire quanti sono i danni e valutare come provare a supportare i singoli casi di difficoltà, e su questo ribadisco il lavoro del nostro Comites degli italiani: se qualcuno dei nostri compaesani avesse bisogno, può contattare il numero 713.850.7520, o scrivere una mail a Com.It.Es.-Houston”.

 

Ringraziamo il Dott. Vincenzo Arcobelli, Coordinatore CTIM Nord America e Cons. CGIE in USA. Arcobelli, che risiede nella zona di Dallas- Fort Worth, ha aiutato La Voce a contattare il Dott. Duchini.  

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Davide Mamone

Davide Mamone

Davide Mamone è un giornalista freelance di base a New York. Cresciuto a Milano, di origini palermitane, collabora con Radio Popolare, ha scritto reportage per testate italiane come L'Espresso, Panorama e InsideOver e per testate americane come Market Watch del gruppo Dow Jones Newswires. Ha coperto le Nazioni Unite per La Voce di New York.

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