E’ passato mezzo secolo da quando il “Financial Times” di Londra assegnò alla lira l’oscar per la moneta più forte d’Europa. Nel 1965 il Presidente del Consiglio era Aldo Moro, pugliese, democristiano; Ministro del Tesoro, Emilio Colombo, anch’egli democristiano, lucano. Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, piemontese, socialdemocratico.
Oggi la lira non c’è più. La lira è stata assassinata il primo gennaio 2002. Dice: ma allora anche il marco, il franco francese, la peseta sono sparite per far posto all’euro. Quello che fanno gli altri con le loro valute ci interessa poco: fatto sta che la lira è stata appunto eliminata mentre britannici e svedesi (anch’essi membri dell’Unione Europea) sterlina e corona seguitano invece a tenersele ben strette e fanno benissimo. Hanno saggezza da vendere. Ci tengono alla loro sovranità nazionale.
In nome di un europeismo becero, provinciale, “parrocchiale”, ben lontano dall’europeismo del Mercato Comune Europeo (l’ormai leggendario MEC), lontano dalla giusta visione degli Spaak, degli Schumann, degli Adenauer, abbiamo appunto liquidato la nostra moneta, abbiamo offeso, oltraggiato la nostra stessa Storia; abbiamo, sì, abbracciato un ‘mostro’, un’Idra che quindi ci svuota, ci divora, ci sfrutta ogni giorno, con una perversa operazione che è sistematica, implacabile. Operazione finalizzata, oltre dieci anni fa – se non andiamo errati – alla sistemazione dei conti della Germania per via delle spese affrontate da Bonn, e poi da Berlino, nel processo di riunificazione nazionale: la Germania Occidentale che, caduto nel 1989 il Muro di Berlino, annette la Germania Orientale ristabilendo la sua integrità territoriale dalla Baviera alla Prussia.
L’establishment italiano dei foschi anni che vanno appunto dal 2000 al 2002, ha voluto “giocare” col nostro carattere, col nostro sistema nervoso, col nostro amor proprio e con le nostre tasche. Rappresentato ‘in alto’ da Prodi e Berlusconi e da banchieri ormai privi dell’antico, assai salutare senso del supremo bene nazionale, ha inteso giocare con le generazioni future, con la generazione dei nostri figlioli, delle nostre figliole: ce l’ho anch’io una figlia scappata per disperazione dall’Italia, da “questa” Italia.
Questo establishment o, meglio, questo coacervo di individui senz’anima, non ritenne a suo tempo opportuno vigilare sul passaggio dalla lira all’euro, non credette utile controllare i prezzi sia all’ingrosso che al dettaglio. Troppo presi, da veri “parvenu”, con cocktail, banchetti, schiamazzate su spiagge alla moda; così occupati nella “campagna elettorale permanente” (altra mostruosità della politica e del costume italiani), così indaffarati nelle quotidiane diatribe di partito, avevano appunto ben altro cui pensare, mica potevano lasciarsi distrarre dalle esigenze, dalle necessità, dai diritti dei cittadini “comuni”…
L’Italia affonda nel dissesto idrogeologico? Non importa così tanto, è la marcia della Natura… Un numero incalcolabile di cittadini, soprattutto giovani, sgobba in “gulag” chiamati ‘call-centre’ e a fine mese non riceve che poche centinaia di euro? Ma chi ha talento, personalità, volontà, presto sfonda, sfonda alla grande!! Si gettano ogni giorno al macero gigantesche quantità di derrate alimentari?? Ma questa è la giusta regola impartita dalla UE per il bilanciamento delle esportazioni e delle importazioni nella “casa comune”! ‘Casa comune’… Carcere comune, invece, di cui finalmente si accorgono i francesi e anche i tedeschi.
Elettricità e riscaldamento invernale costituiscono un “lusso”? Decimano le entrate di milioni e milioni di italiani? Ai satrapi, ai gigioni, ai venditori di fumo, agli “artisti” del ‘gioco parlamentare’, nemmeno questo interessa: d’altro canto che cosa sono per loro 500 euro?? Una somma d’entità risibile… Eppure, quante famiglie italiane i 500 euro (fra affitto, cibo, luce, gas e altre ‘voci’ ancora) devono farli durare due, se non tre, settimane… Eccola l’indecenza. L’indecenza che non tocca per nulla la ‘coscienza’ dei politici di carriera, la ‘coscienza’ degli amici dei carrieristi pubblici.
Eccola qua l’Italia d’oggigiorno. Eccolo il Paese la cui “guida” è stata affidata a un altro personaggio non eletto dal popolo: Matteo Renzi. Pensateci bene, cari lettori: non eletto dal popolo… Come Monti e come Letta. Perciò l’Italia contemporanea s’impone all’attenzione del mondo quale la più smaccata, la più nociva “travesty of Democracy”.
Mezzo secolo fa… Cinquant’anni fa lo stipendio mensile d’un operaio non specializzato ammontava a ottantaseimila lire. Un bancario con cinque o sei anni d’anzianità incassava fra le centoventimila e le centosettantamila lire al mese, e al Monte dei Paschi di Siena e in altre banche, godeva di ben sedici mensilità. Un professore, una professoressa di liceo prendevano fra le centomila e le centoquarantamila lire mensili. L’affitto, a Firenze, Roma, Livorno, di un confortevole, ben rifinito appartamento con due camere, camera di servizio, salotto, tinello, bagno e cucina, non superava le quarantamila. Un giornale quotidiano ne costava appena cinquanta (venticinque fino al 1956). Il prezzo d’un televisore di fabbricazione italiana o americana oscillava fra le centoquaranta e le centocinquantamila lire. Cinque milioni e mezzo i televisori presenti nelle nostra case, contro il milione e trecentoventimila del 1958. Con millenovecento lire si poteva acquistare un chilo di carne di manzo. Nel 1965 in Italia circolavano sei milioni di automobili.
1965. A Roma viene aperto il “Piper” e Patti Pravo, una grintosa, sensuale ragazza arrivata dal Settentrione, diventa un “overnight idol”.
Nel 1965 Felice Gimondi vince alla grande il Tour de France, l’Inter si conferma campione d'Europa di calcio con l’1 a 0 inflitto al Benfica nella finale della Coppa dei Campioni a San Siro – Vittorio De Sica vince l’Oscar con “Ieri, oggi, domani”, per la miglior regìa.
E oggi?? Oggi la desolazione italiana è davanti agli occhi di tutti.