E’ un uomo che, al di là delle impressioni fornite dalla tv, ha poca platea. E’ missionario eccelso in cerca di anime da salvare poiché lui la pensa così, e allora vanno rispettati e ammirati i suoi sentimenti, che nascono da un animo puro. Ma il suo è un discorso ai sordi…
A parlare ai sordi è Papa Francesco. E’ il Papa che nel corso dell’omelia pronunciata a San Pietro in occasione dell’Epifania, ha esordito col rifiuto dello "splendore del Potere" perchè l’amore di Dio "significa umiltà”. Parole dolci, queste, non v’è dubbio; ma, al tempo stesso, lapidarie, profonde, sulle quali non c’è da discutere, obiettare sarebbe puerile, gretto, presuntuoso.
Rifiutare "lo splendore del Potere” è un concetto di assoluta grandezza e di semplicità altrettanto giusta, nobile. A nostro modo di vedere, è “anche” un attacco al Sistema esso rappresentato dal connubio fra casta politica, alta finanza, imprenditoria: tutt’e tre elementi, a nostro avviso, anti-nazionali, perciò nocivi, asociali, responsabili del dissesto del Paese. Pare un luogo comune, un luogo comune, sissignori, trito e ritrito. Eppure è così: ecco dove siamo finiti; questa, la tragedia italiana (e non solo italiana) da mandare in scena se solo avessimo un altro Eduardo De Filippo…
Rifiutare "lo splendore del Potere" è un’esortazione a ricondursi alla bellezza, suprema, della sobrietà, dell’eleganza che non ha certo bisogno d’orpelli, nastrini, luccichii. (disse un giorno Lord Brummel, l’arbiter elegantiarum inglese: “Sono passato attraverso una folla… Nessuno mi ha notato: vuol dire che ero elegante”!). E’ un’esortazione a rendersi conto della “miseria” di un’opulenza ostentata, invadente, cialtrona. E’ l’invito ad accostarsi alla capanna di Betlemme, al Cristo neonato; a meditare sulla nascita del più grande uomo della Storia, uomo “vero”, secondo noi, in quanto nato da Maria e da Giuseppe, non da Maria e dallo Spirito Santo (ma ci potremmo anche sbagliare); è il robusto suggerimento a meditare sul sacrificio, sulle opere, sul lascito di Gesù.
E’ l’invito a scoprire, o a riscoprire, senso della misura, tatto, sano interesse verso il prossimo, verso i meno fortunati, verso gli emarginati, verso donne e uomini “invisibili” poiché nell’Italia d’oggigiorno diseredati e derelitti notizia più non fanno. I riflettori puntano altrove… Puntano su pasciuti esponenti politici, su palazzi della Roma Papalina che accolgono pasciuti uomini pubblici; su banchetti da gozzoviglio, su “vernissage” passerelle di tizi e tizie dall’ambizione sfrenata, malsana.
E’ un appello lanciato con speranza, nella speranza; diffuso nella volontà di riaccendere la speranza nei tanti che l’hanno perduta e che non trovano vera comprensione, vero sostegno: esseri umani ai quali è negata una seconda possibilità.
Per rappresentare il Potere, Francesco ha scelto Erode, Re Erode, il sovrano della Giudea posta sotto il protettorato di Roma, il monarca della Strage degli Innocenti con la quale sperava d’assassinare il neonato Gesù nel timore che il Cristo gli potesse un giorno strappare il comando… Così s’è pronunciato il Papa: “Erode, uomo di Potere che nell’altro non riesce a vedere che il rivale”.
Discorso, sì, ai sordi, in particolar modo ai sordi… A quanti la domenica mattina vanno alla Messa poiché non recarvisi sarebbe “sconveniente”, e alla Messa sono spesso numerosi gli uomini politici che passano da un intrigo all’altro, diffamano un avversario o il capo d’una “corrente” diversa dalla loro, praticano un nepotismo sistematico, oltraggioso. Di nulla si vergognano. Di nulla, forse, si pentono, nemmeno in silenzio, nemmeno nell’esclusivo rapporto con se stessi.
Discorso, eccome, ai sordi! Discorso agli epigoni dei mercanti che Gesù scacciò dal Tempio. Francesco a questo non è ancora arrivato. Si ha la sensazione che prima a poi ci arriverà…
Discussion about this post