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January 7, 2015
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January 7, 2015
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NYPD Blues

Marcello CristobyMarcello Cristo
Time: 4 mins read

Quella al diritto di sciopero è stato una delle grandi conquiste dei movimenti sindacali di mezzo mondo. E tuttavia, per alcune professioni, la responsabilità civica precede persino questo diritto a scioperare.

Se si è vigili del fuoco ad esempio, o responsabili della protezione civile è impossibile restarsene a braccia conserte di fronte ad un incendio o ad un disastro con la scusa del rinnovo del contratto.

La stessa cosa vale anche per la polizia. Immaginate cosa accadrebbe in molte città se le forze dell'ordine dichiarassero uno sciopero generale?

Eppure, quello che sta avvenendo in questi giorni a New York da parte delle forze di polizia é proprio un caso di "sciopero passivo non dichiarato".

Nella Grande Mela, nel corso delle ultime due settimane, si è verificata una drastica diminuzione nel numero di arresti e di altre sanzioni minori. Rispetto allo stesso periodo durante l'anno precedente, il numero totale di arresti in città é calato del 56% e tra questi, quelli per guida in stato di ebbrezza sono diminuiti del 67.1% mentre quelli legati all'uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti del 52.2%.

Alcune infrazioni minori inoltre, come l'entrata in metropolitana senza staccare il biglietto o le multe per divieto di sosta o eccesso di velocità sono addirittura scomparse quasi del tutto.

L'avvento del nuovo anno ha trasformato i newyorchesi in cittadini modello? Sarebbe straordinario se fosse vero. Purtroppo invece, più che un'improvvisa conversione di massa alla legalità questo fenomeno non è altro che l'ultimo capitolo della baruffa tra il sindaco Bill de Blasio e le forze dell'ordine che, a New York come nel resto delle città americane, sono alle dipendenze dell'autorità comunale.

La contesa tra il sindaco e la polizia è iniziata in seguito alla decisione del Gran Giurí di non incriminare l'agente Daniel Pantaleo per la morte di Michael Garner, un venditore ambulante di colore sorpreso da alcuni agenti a vendere sigarette sfuse. L'ennesimo caso di decesso da parte di un afro-americano disarmato per mano di poliziotti bianchi ha scatenato, comprensibilmente, una serie di dimostrazioni che, per quanto massicce, sono rimaste per lo più pacifiche. A questo punto però il sindaco de Blasio, si é guadagnato l'ira funesta delle forze dell'ordine quando, nel corso di una conferenza stampa, ha osato rivelare, seppur con un linguaggio molto misurato, la sua esperienza personale di padre di due ragazzi di colore e della cautela che ha cercato di impartire loro in caso di incontri con la polizia. Un aneddoto nel quale molto probabilmente, tutte le famiglie afro-americane di New York e del resto d'America si sono riconosciute. Ma questo momento di "personale franchezza" da parte del sindaco ha fatto infuriare i ranghi della polizia che si sono sentiti, "traditi" da de Blasio dal quale si aspettavano invece un secco ripudio dei dimostranti e un sostegno totale e indiscusso per lo scagionamento di Pantaleo.

Le cose sono precipitate il mese scorso, quando uno psicopatico ha sparato a sangue freddo due poliziotti di pattuglia a Brooklyn e il rappresentante del sindacato di polizia, Patrick Lynch, ha colto l'occasione per stabilire un nesso di responsabilità tra l'accaduto e le dichiarazioni di de Blasio che avrebbero, secondo Lynch, creato un clima di ostilità nei confronti delle forze dell'ordine.

Lo scontro si è poi trasformato in guerra aperta quando, nel corso dei funerali dei due agenti uccisi, molti dei poliziotti presenti hanno platealmente voltato le spalle al sindaco in barba agli avvertimenti dello stesso capo della polizia William Bratton che aveva invitato i suoi a non trasformare la commemorazione di un evento luttuoso in un azione di disputa politica.

Finora, de Blasio ha dimostrato una buona dose di moderazione ma lunedì, quando è apparso chiaro che, in aggiunta alle irrispettose provocazioni avvenute ai funerali, la polizia aveva intrapreso un'azione di tacito boicottaggio delle sue mansioni, sia il sindaco che William Bratton hanno finalmente usato parole molto forti per denunciare gli sviluppi della situazione e per mandare un avvertimento alle forze dell'ordine. "E' arrivato il momento di guardare più da vicino i dati relativi ai risultati delle azioni di polizia in città per capire se qualcuno non stia facendo il proprio lavoro – ha dichiarato senza mezze parole Bratton – Se questo è il caso, verranno presi immediatamente i provvedimenti adeguati".

Ma quali sono le possibili azioni disciplinari che il sindaco e il capo della polizia potrebbero utilizzare per contrastare questo "ammutinamento"? Secondo fonti vicine a City Hall, consapevoli che questo atteggiamento di rivolta si è diffuso tra i ranghi tramite un passaparola tra gli agenti, Bratton e de Blasio starebbero considerando la possibilità di prendere di mira i sergenti e i responsabili dei singoli distretti minacciando di rimuoverli uno ad uno, nel caso dovesse verificarsi, nei quartieri dei quali sono responsabili, un aumento di episodi di criminalità riscontrabile non solo attraverso gli arresti attuati ma attraverso le denunce dei cittadini. In altre parole, il sindaco e il capo della polizia starebbero, in questo modo, cercando di aggirare il presunto "boicottaggio".

I rappresentanti delle forze dell'ordine, da parte loro, negano che questo "boicottaggio" esista. Proprio per questo motivo, ha destato un certo stupore il silenzio da parte dei sindacati di polizia seguito al ferimento di due agenti in borghese che, lunedì sera, sono intervenuti per sventare una rapina nel Bronx. Da molte parti infatti ci si aspettava una nuova strumentalizzazione dell'incidente, portato ad esempio del fatto che, non solo la polizia di New York non si è tirata indietro ma che i suoi agenti continuano a rischiare la vita per garantire la sicurezza della città.

Una sicurezza quella di New York in questi anni che, paradossalmente, è ai massimi storici.

Sarebbe incredibile se a pregiudicarla fossero non tanto i delinquenti quanto i battibecchi tra il sindaco e l'NYPD.

 

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Marcello Cristo

Marcello Cristo

Sono nato e cresciuto a Napoli dove, nella tradizione magno-greca della mia città, mi sono laureato in Filosofia. Vivo negli Stati Uniti con la mia famiglia da oltre vent'anni facendo la spola tra New York e la California. Dall’America, ho iniziato a collaborare con pubblicazioni italiane come Il Giornale di Indro Montanelli e La Gazzetta dello Sport di Candido Cannavò e poi con il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti America Oggi per il quale ho lavorato come editor, opinionista e corrispondente dalla California. Nei ritagli di tempo, sto tentando disperatamente di insegnare ai miei figli il napoletano.

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