La "dama bianca" che sbarca a Fiumicino e viene fermata con 25 chili di cocaina nel trolley è un' icona dei nostri giorni, una figura "sorrentiniana" strappata al cinema e riportata alla realtà. Avvolta in una scia di polvere bianca sembra ricordarci che tutto è finzione, immagine, decadenza. Chissà in quante feste è andata dove si faceva il trenino con vista Colosseo, quante strisce ha tirato e poi ha alzato gli occhi al cielo ed ha pensato di tirarsi anche le nuvole.

La grande bellezza: Silvio con la dama bianca sotto il tricolore
Sorrentino ha espresso la fenomenologia dell'Italia moderna, oscenamente immobile nella sua decadenza, nel suo crollo. Dicono che non ci sia trama nel suo film, e forse è vero. O forse no. Ma nella nostra vita c'è una trama? C'è un'esistenza che gira davvero intorno a qualcosa? C'è un finale, un colpo di scena? Quasi mai. Anche le nostre vite sono un fluire di immagini infinite, di situazioni apparentemente senza senso, raramente di emozioni, quasi mai di speranze. E allora perchè nei film dobbiamo per forza trovare la trama, quando non esiste in natura.
Il regista da Oscar ci racconta come stiamo annaspando nel nulla, come questa Grande Bellezza che ci circonda sta annegando nella volgarità, come ci stiamo giocando il futuro dei nostri figli ballando il trenino, con lo sfondo di centurioni fasulli. Niente è più potente di un sogno che racconta la realtà, ne usciamo turbati, sconvolti. Forse per questo la profezia di Sorrentino ci perseguiterà per anni, così come la finta malinconia di Jep, forse l'unica vera arma per non essere travolti.
Sarà un caso, ma solo da noi il sogno concretissimo di Sorrentino è stato stroncato. Almeno all'inizio, poi come al solito ci siamo confermati i campioni mondiali di soccorso al vincitore. Dopo l'Oscar, grande giubileo, prima recensioni tiepiedine e qualche pernacchia. Giornali e tv non sapevano come prenderlo. Un film troppo poco antiberlusconiano, troppo poco di denuncia, per il disincanto del protagonista e per la dolcezza delle sensazioni. Anzi no. Ambiguamente pericoloso per il potere che dominava le terrazze ed i palazzi romani, poco indulgente per chi si presentava alle feste con le maschere di maiale e la tunica da senatore. Non funzionava né da una, né dall'altra parte.
Per fortuna che il mondo non finisce a Viterbo e all'estero questa sogno-profezia è stato capito, incoraggiato, apprezzato. D'altronde siamo diventati il paese del paradosso. Noi che ci viviamo non ci accorgiamo più di nulla e se vuoi un'analisi lucida ti devi rivolgere ad uno straniero. Anche un turista, in 24 ore si fa un'idea molto più precisa dell'Italia di quella che abbiamo noi. Dove accade una cosa simile?