“Le opportunità che uno cerca prima o poi arrivano. Bisogna essere pazienti, saperle aspettare e coglierle quando si presentano”.
Un pensiero che lo ha portato direttamente a New York a lavorare in un uno degli studi di architettura più importanti della City. Per raggiungere l’obiettivo, invia il suo resume via mail e va anche a bussare alle porte di alcuni architetti tra i più importanti nella scena dell’architettura contemporanea. L’audacia e la professionalità non gli mancano. Dopo aver consegnato i resume parte per Boston per vedere gli NBA Playoff, Celtics vs Heat, "Big three" contro Lebron James, una gran partita insomma. Una volta a Boston la sera prima del grande match legge una mail che lo invitava a presentarsi il giorno dopo per un colloquio con uno degli architetti. La partita non la vede ma conquista un posto nello studio di Richard Meier vincitore del Premio Pritzker per l'architettura paragonato al Premio Nobel, oltre ad aver avuto nel 1991 la Laurea honoris causa dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. Per Giorgio Villa il sogno si avvera. Ha giocato la sua partita e l’ha vinta.
Credi alla forza dei tuoi sogni e loro diventeranno realtà. Sergio Bambarén
Giorgio ha 30 anni ed è nato a Bergamo. Ha studiato all'Accademia di Architettura di Mendrisio, in Svizzera. Nel 2009 dopo essersi laureato ha lavorato per qualche anno in Svizzera e fatto esperienze anche a Tokyo, in Giappone. Fino a quando un giorno ha sentito la necessità di affrontare una nuova avventura nel Paese dei suoi sogni. Così un anno fa, ha fatto le valige ed è partito alla volta degli States in cerca di un lavoro. Ed è rimasto. “Sono sempre stato affascinato dagli Stati Uniti e da New York, in particolare, per diversi motivi. Così nella primavera del 2012 sono venuto a New York con qualche portfolio con la precisa intenzione di trovare lavoro. Una volta arrivato, iniziai a mandare alcune email e fui chiamato per qualche colloquio. Poi feci una cosa che sentii raccontare e lessi in qualche storia non mi ricordo dove. Andai a bussare alla porta di due tra gli architetti più rilevanti nella scena dell'architettura contemporanea. Sapevo che era abbastanza difficile avere un colloquio ma allo stesso tempo pensai di non aver niente da perdere. Lasciai il mio portfolio alle assistenti e mi sentii dire molto diplomaticamente: "Se il tuo lavoro interessa verrai contattato, grazie". Subito dopo pensai "ok, chissà quanti ne vedono come me".
Uscito dallo studio Giorgio non ci pensò più. Il suo lavoro l’aveva fatto. Aveva lasciato il suo resume a chi doveva. Ha fatto le valige e lasciato New York per dirigersi a Boston, Massachusetts, per visitare la città e vedere gli NBA Playoff, Celtics vs Heat, "Big three" contro Lebron James. Partita che come ho già anticipato non vede. “Due giorni prima di tornare in Italia, dopo aver trascorso l'intera giornata ad Harvard, tornai nel mio ostello la sera tardi e con piacevole stupore lessi la email di Jessica, una delle assistenti, che mi disse che l'architetto era interessato e volevano vedermi per discutere il mio lavoro. Dopo aver dormito un paio d'ore, la mattina dopo alle sei ero sul bus di ritorno per New York. Mi ricevettero per il colloquio e dopo poco più di un mese mi fecero un'offerta che accettai. Quel giorno non vidi la partita NBA ma mi andai a giocare la possibilità di lavorare da Richard Meier”.
Non aspettare il momento opportuno: crealo. George Bernard Shaw
Da un anno Giorgio lavora nello studio di Meier. Uno studio internazionale dove sviluppano progetti che verranno costruiti in tutto il mondo. In questo momento sta seguendo progetti in Messico, Korea, Stati Uniti, Brasile, Colombia, Italia, Germania, Israele. ”In questo momento sto partecipando alla progettazione e al design di due torri a Citta del Messico. Questo lavoro mi entusiasma. Ho la possibilità di confrontarmi e interagire quotidianamente con persone provenienti da tutto il mondo. É un esperienza che mi arricchisce enormemente”.
Trasferirsi nella Big Apple, per Giorgio, è stato abbastanza semplice. Abituato a vivere lontano da casa ha imparato a diventare più indipendente. “Sono quasi dieci anni che vivo fuori dall'Italia. Anno dopo anno ho imparato ad essere sempre più indipendente anche se in certe situazioni mi piacerebbe avere la mia famiglia e i miei amici più vicino. Ad ogni modo, nonostante l'Oceano ci separi, con le tecnologie di oggi ci si può mantenere in costante comunicazione. In questo modo la distanza risulta meno drammatica. Non é come essere in guerra settant'anni fa!”
Comunque non sono mancate le difficoltà lungo la strada newyorkese. “Una delle cose più difficili appena arrivi a New York é trovare una casa soprattutto a livello di prezzi. Il Real Estate qui é uno dei più cari al mondo, completamente fuori controllo. Proprio per questo si é sviluppato un lifestyle particolare di condivisione di appartamenti, soprattutto tra i giovani, che ti permette di vivere nella città, intesa come Manhattan, dividendosi le spese dell'affitto. Altrimenti c'é la possibilità di vivere a Brooklyn o nel Queens dove ci sono delle belle zone residenziali e spazi molto più generosi. Basta saoersi adattare e tutto diventa più semplice”.
"La vita è un ciclo che si compone di momenti o di stagioni e come gestisci la stagione presente determina il tuo successo in quella futura" Ignatius Otchere-Asamoah
Vivere a New York ha insegnato a Giorgio l’integrazione e ad avere una mentalità internazionale “A New York ho stretto mani di ogni singolo colore, etnia o religione quindi posso dire che vivere qui ti conferisce sicuramente una mentalità più aperta grazie al fatto di dovere interagire con persone con un background completamente diverso dal tuo”. Inoltre ha eliminato dal suo vocabolario la parola noia perche nella City è impossibile annoiarsi. Ci sono sempre stimoli ed è facile trovare numerose attività ed iniziative che riempiono le giornate. “Dicono che New York sia il centro dell'universo e in qualche modo credo sia vero. Piccoli pezzi di tutto il mondo sono raccolti qui, convivendo armonicamente con le proprie diversità. É ricca di scenari molto suggestivi legati spesso a un immaginario cinematografico. Dal punto di vista visivo é incredibilmente stimolante, soprattutto per chi fa il mio mestiere. New York ti offre sempre nuove sfide e credo che questo sia il bello e che rende le situazioni interessanti. Ad ogni modo ha un fascino difficilmente descrivibile a parole. Deve essere vissuta in prima persona”.
Vive ogni giorno con entusiasmo. Giorgio si è adattato benissimo alla vita newyorkese. Adora gli Hamburger e vive con entusiasmo ogni momento. La sua giornata tipo durante la settimana la passa principalmente in studio. Nel tempo libero gli piace seguire lo sport, in quanto crede che sia una metafora della vita, in cui vengono messi in scena talenti in grado di emozionare le persone favorendone l'aggregazione. Inoltre gli piace esplorare la città che per quanto compatta offre un'infinità di angoli da scoprire. Gli piace anche ripercorre gli stessi luoghi più volte per farli sedimentare bene nella memoria e sentirli più suoi. Per Girogio New York City, intesa come Manhattan, non é poi così grande. “É una città molto densa, a misura d'uomo, facilmente percorribile anche a piedi, basta avere delle scarpe comode”.
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