“La fortuna non esiste”, è il titolo di un fortunato libro di Mario Calabresi, direttore de La Stampa, il cui inviato Domenico Quirico è stato appena rilasciato dopo mesi di terribile prigionia in Siria. Non so se Calabresi abbia ragione in assoluto, ma di sicuro Quirico non è tornato a casa per una questione di fortuna.
Mi hanno molto colpito le sue parole. Ha detto di essersi sbagliato, di non avere compreso che la cosiddetta rivoluzione siriana non era più come quella che aveva conosciuto due anni prima, non era più laica, pluralista. "Sono malvagi", ha dichiarato sconvolto. Non se questo pensiero sia stato fedelmente riportato, né se lui lo confermerà o se, come spesso accade in queste circostanze, dirà di essere stato frainteso. Potrebbe avere detto poche parole subito dopo un periodo di terribili privazioni e paura ed a mente fredda magari non le ripeterà. Tutto comprensibile.
In ogni caso, da semplice cittadino e da cronista, ho il massimo rispetto per chi lavorando rischia la vita, ma una riflessione va fatta. Mi domando infatti come un collega esperto e bravo come Quirico abbia potuto pensare anche solo per un istante che in Siria esistesse davvero un'opposizione democratica al regime di Assad, fin da subito osservatori e diplomatici avevano espresso dubbi e timori che dietro la rivolta ci fosse una consistente componente integralista che è poi emersa con tutta evidenza con il passare dei mesi.
Detto questo, il rilascio dell'inviato è stato possibile grazie alla Farnesina e soprattutto ai servizi segreti che questa volta hanno fatto bene il solito lavoro sporco. Denaro, favori, scambi sottobanco, (armi, informazioni, impunità ) per riavere l'ostaggio. La Repubblica, organo semi ufficiale del governo Letta ( quello ufficiale è il Corriere della Sera) ha già scritto che “fonti del governo hanno categoricamente escluso il pagamento di qualsiasi riscatto”, si legge oggi in un pezzo di ricostruzione del sequestro a pagina 15, sono state esercitate solo “pressioni”. Sì, ed io sono Napoleone.
Ecco, dato che la fortuna non esiste, e che stiamo parlando di risorse pubbliche, sarei grato al direttore de La Stampa se ci facesse sapere sulle pagine del suo giornale cosa e soprattutto “quanto” ha permesso di liberare Quirico. Un’operazione trasparenza, capisco davvero difficile nel paese della retorica e delle verità mai confessate, ma per questo dunque sarebbe ancora più meritoria e necessaria. Farebbe bene a tutti e dimostrerebbe l'assioma di Calabresi.