Mi dimetto da italiano. Posso? Vediamo, proviamo a ragionare, ad argomentare, come quelli che capiscono la politica. E proviamo a pensare per cerchi concentrici, come fanno quelli ancora più bravi, magari quelli che ci hanno portati a questo punto. Parliamo della politica italiana, quella nazionale, regionale, comunale.
Allora poche settimane fa ho votato e ora mi trovo al governo quelli che avevo votato. Ma non solo loro, anche quelli che con loro non ci sarebbero mai dovuti stare. Sbaglio o leggendo quotidiani, settimanali, vedendo la tv, tutti quelli che ho votato parlavano di un certo signor B., da loro definito a giorni alterni pedofilo, mafioso, corruttore, mascalzone. E allora come la mettiamo adesso? Il signor B governa con loro, detta addirittura l'agenda politica. Si erano sbagliati? Perché allora non ce lo dicono? Oppure ci eravamo sbagliati noi, perché avevamo creduto in loro. E la legge sul conflitto di interessi che fine ha fatto? Perché nessuno ne parla più? Il candidato Pietro Grasso, in campagna elettorale, diceva che era la prima cosa che andava fatta. Bastavano cinque righe. Bastavano.
La politica, forse sono cresciuto in una scuola sbagliata, è fatta anche, soprattutto di simboli. E Sapete quando ho deciso che è meglio cambiare aria? Sapete qual è il mio simbolo? Si chiama Gianfranco Miccichè. Da venerdì mattina è sottosegretario alla presidenza del consiglio del governo di Enrico Letta. E' un palermitano, ex vicerè di Forza Italia. Poi ha perso una delle tante guerre tra bande dentro il suo partito ed è andato via, o forse lo hanno mandato via e sta di fatto che ha un fondato un partintuncolo tutto suo. Grande Sud si chiama. Sonoramente trombato alle ultime elezioni regionali e nazionali. Un fallimento totale. Eppure lui adesso è al governo. Non lo volevano neanche gli altri e lo abbiamo voluto noi.
Scendiamo di livello, parliamo di Sicilia. Ho votato per il cambiamento alle ultime elezioni, e pensavo una volta tanto di avere vinto. Due giorni fa quando è stata votata la Finanziaria (mi scuso per la maiuscola) c'erano in piazza migliaia di persone. Era notte fonda. Una splendida notte siciliana, calda, con il profumo dei gelsomini. Spezzata all'improvviso dagli "olè", e dai "seee" (in italiano siiii). Erano le urla dei clientes, come li chiamavano i romani, i clienti di politici e assessori, ognuno dei quali sponsorizza un'associazione di "volontariato", una sagra, una cooperativa di precari o ex detenuti. Milioni di euro di clientele, di sottosviluppo. Ad ogni delibera approvata, gli interessati urlavano di soddisfazione. E anche i politici erano soddisfatti. Si erano fatti la campagna elettorale a spese nostre.
Vi ho stancati, lo so. Anche io lo sono. Volevo parlare del Comune, di Palermo. Ho votato quello che il sindaco lo sa fare. Diceva di saperlo fare. Io l'ho sempre votato. Da quasi trent'anni. Adesso è lì da un anno. E io ho una discarica di immondizia davanti casa mia. Provo ad andare a correre alla Favorita, il grande parco cittadino, ma per superare le erbacce ad altezza uomo ci vuole un machete. In compenso lui appena arrivato ha piazzato i suoi galoppini dovunque ha potuto. Come fanno anche gli altri. Clientele, clientele, lottizzati. Ma sono stanco. Mi va di cambiare aria.