I democratici si muovono nella corsa per le prossime elezioni a sindaco di New York. Alexandria Ocasio-Cortez, membro della Camera dei Rappresentanti e una delle figure di spicco della sinistra americana, ha dato il suo appoggio ufficiale a Maya D. Wiley, la cinquantasettenne afroamericana di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa su queste pagine.
“Se non ci uniamo come un movimento – ha detto Ocasio-Cortez rivolgendosi ai suoi elettori – faremo costruire una New York su misura per i miliardari, quando invece abbiamo bisogno di una città fatta per i lavoratori. Quindi voteremo per Maya”.
Partita un passo indietro rispetto a due candidati di primo piano come Eric Adams e Andrew Yang, che proprio alla Voce di New York ha rilasciato un’intervista inedita, Maya Wiley nelle ultime settimane sembra invece aver imboccato la via del sorpasso. Su di lei, infatti, si sono concentrati gli endorsement di molti esponenti di prestigio, come quello di Jamaal Bowman, un altro democratico di sinistra.
Le parole più pesanti, quelle capaci di spostare gli equilibri, sono però quelle di Ocasio Cortez. Parole che Wiley, a suo dire, proprio non si aspettava. “L’ho scoperto poco prima di venire qui – ha detto in una breve intervista dopo l’evento – ero estremamente eccitata quando mi ha chiamato e mi ha detto: «Tu sei la mia numero 1»”.

In effetti, per alcuni mesi la posizione della congresswoman di New York è stata ambigua. Nessuno sapeva se si sarebbe esposta in prima persona per influenzare le elezioni amministrative. Poi, dopo che alcuni sondaggi commissionati dal partito hanno reso evidente che ci fosse una grande fetta di elettori indecisa, AOC ha scelto di usare tutta la sua popolarità per portare la preferenza sul la sponda sinistra del partito. “Corro in una corsia diversa rispetto ai miei colleghi – ha confessato la candidata sindaco – mi sento molto progressista”. In effetti, la campagna di Maya Wiley ha promosso una serie di proposte politiche decisamente progressiste: taglio di 1 miliardo di dollari dal bilancio della polizia e di almeno 2.250 agenti, aiuto alle famiglie povere e pagamento di un’assistenza dedicata all’infanzia di 5.000 dollari. Ha poi chiesto di concedere il sussidio ai newyorkesi a basso reddito per aiutare a pagare l’affitto e sta tuttora cercando di costruire una coalizione che sia in grado di unire gli elettori di colore provenienti da tutto lo spettro ideologico ai progressisti bianchi.
Proprio su alcune di queste iniziative, la risposta degli avversari non si è fatta attendere. “Ocasio-Cortez e Wiley vogliono tagliare il budget del Dipartimento di Polizia e ridurre le forze degli agenti – ha detto Eric Adams – proprio in un momento in cui i bambini di colore vengono uccisi nelle nostre strade, i crimini d’odio terrorizzano le comunità asiatiche ed ebraiche e i nuovi newyorkesi innocenti vengono pugnalati e uccisi. Stanno usando slogan e politica davanti alla sicurezza pubblica e, se vincessero, metterebbero in pericolo la vita dei newyorkesi”.

Ocasio-Cortez, però, non si è fermata intimorire. Nel suo discorso ha anche rimproverato Andrew Yang per aver definito il suo piano per sostenere un “Green New Deal per l’edilizia pubblica” e per le osservazioni fatte poco tempo dando il suo appoggio a Israele. Ha poi ricordato la New York di Rudolph Giuliani, in carica dal 1994 al 2001, e quella di Michael Bloomberg, sindaco dal 2002 al 2013. “Le abbiamo già viste”, ha detto. “E non ci sono piaciute”, è stato il sottotesto.
“Abbiamo la possibilità di rendere New York migliore”, ha concluso. L’unico modo per poterlo fare, a suo dire, è mettere una croce sul nome di Maya Wiley.