Alla 14th Street di Manhattan, angolo 8th Avenue, c’è il “KGB Espionage Museum”. Sul sito Web ci sono in mostra vecchie macchine fotografiche, microfoni nascosti nei reggiseni e nelle cravatte, radio minuscole, boccette di inchiostro simpatico, e tante fotografie. Una collezione di ciarpame obsoleto di quello che fu lo spionaggio degli anni della Cortina di Ferro, che oggi, al tempo di ECHELON, fa sorridere.
Di questi tempi lo spionaggio è pirata e viaggia in Internet. Con un click si blocca una pipeline che fornisce di carburante tutta la Costa East degli Stati Uniti. Con un altro click pirata si impedisce lo smistamento in uno dei più grandi stabilimenti di distribuzione della carne macellata degli Stati Uniti. Non si salva nessuno. Il Department of Energy, che gestisce le centrali nucleari, è stato violato dagli hacker, così come il dipartimento della Giustizia e quello del Tesoro, del Commercio e anche il Dipartimento di Stato.
Dietro i click pirati, i servizi segreti americani sono sicuri che ci siano i troll della Russian Web Brigate controllati dalla SVR, la Sluzhba Vneshney Razvedki, i successori del KGB. “Ne parlerò con Putin a Ginevra”, afferma il presidente Biden che tra una settimana partirà per l’Europa. Non che gli hacker americani siano da meno. Secondo Edward Snowden, il programma PRISM gestito dalla NSA è in grado di controllare il traffico internet mondiale.
Lo spionaggio stile James Bond dinanzi alla dirompente e asettica capacità di quello via internet è roba del passato. Alcune volte però le spie sono necessarie sul teatro nemico e c’è il rischio che possano essere catturate. Come è successo per Anna Chapman e Maria Butina. Peraltro tutte e due rilasciate
In Russia ci sono due americani detenuti: uno per spionaggio e l’altro per un pugno dato al braccio di un agente di polizia. Quello accusato di essere James Bond si chiama Paul Wehlan. Nei giorni scorsi ha contattato la CNN facendo un appello al presidente Biden. Ha telefonato dalla “fabbrica di lavoro” nella repubblica della Mordovia, in Russia, dove è detenuto. È riuscito a parlare al telefono con il network televisivo all news. “Sto male. Non sono una spia. Sono innocente. Non ho fatto nulla di illegale. Sono detenuto in una fabbrica di lavoro che produce abbigliamento. Dite a Biden quando incontrerà Putin a Ginevra di discutere e risolvere in modo aggressivo i rapimenti dei cittadini americani in Russia”.
Questa di Paul Whelan è una storia misteriosa e complicata. Cittadino americano, ma anche della Repubblica d’Irlanda, del Canada e del Regno Unito. Ex Marine processato da una corte marziale e congedato “con disonore”, andava avanti e indietro dalla Russia sin dal 2000. È stato fermato a Mosca nel 2018 dagli agenti dei servizi russi. Accusato di avere una chiavetta USB con una lista di dipendenti del ministero della Difesa, è stato processato e condannato. Il processo si è tenuto a porte chiuse. Nessuno sa con esattezza cosa sia avvenuto in aula. Il suo avvocato difensore afferma che la chiavetta gli era stata data da un amico che gli aveva detto che conteneva delle fotografie e se la poteva recapitare una volta tornato negli Stati Uniti ad alcuni congiunti a Chicago. I suoi familiari affermano che è una persona stravagante, che ha tante cittadinanze per hobby e che la Russia gli è sempre piaciuta e per questo ci andava frequentremente. “Lo hanno rapito e arrestato con false prove solo perchè vogliono scambiarlo con le spie russe arrestate negli Stati Uniti” afferma il fratello David.
E c’è anche un altro americano dietro le sbarre in Russia: anche lui ex Marine, arrestato ubriaco per aver dato un pugno ad un poliziotto a Mosca. Lo hanno condannato a 9 anni di prigione e in carcere si è pure preso il covid-19. Di Reed se ne sono perse le tracce dopo il trasferimento in ospedale. Di entrambi i casi sono stati informati il presidente Biden e il segretario di Stato Tony Blinken.
Questo primo incontro di Biden da presidente con Vladimir Putin si presenta carico di tensione sia per le interferenze elettorali che per il misterioso rapporto tra Donald Trump e il leader russo. Poi nei mesi scorsi sono volate accuse pesanti. Biden ha chiamato assassino Putin. “È un uomo senza anima”, ha detto il presidente. Il leader del Cremlino gli ha risposto per le rime e ha richiamato l’ambasciatore da Washington “per consultazioni”. Ma non sono sole le antipatie personali che giocano un ruolo su rapporti tra i due Paesei.
Questa storia degli attacchi degli hacker a Solar Winds, la campagna di falsità elettorali lanciata dai troll russi, il tentato omicidio di Aleksey Navalny, fanno parte dell’escalation di accuse e di tensioni che ora a Ginevra con questo incontro si dovrebbero appianare. E potrebbe anche succedere che alla fine, come segno di pacificazione, avvenga uno scambio di spie: un po’ come fu fatto per lo scambio del pilota americano Gary Powers, il cui aereo spia fu abbattutto nell’ex Unione Sovietica, che venne scambiato con Rudolf Abel, spia russa catturata a Washington. Una vicenda vera raccontata da Steve Sppielberg in “Bridge of Spies” interpretato da Tom Hank che impersonava James Donovan, l’avvocato americano che fece la trattativa per lo scambio. Da vedere poi che spie russe gli americani hanno da poter scambiare con Mosca. Ma quell’Unione Sovietica, quella Berlino con il Checkpoint Charlie sono solo un ricordo di quello spionaggio che viene raccontato dal Museo del KGB al Greenwich Village. Quello di ora viaggia sul computer.