Il mattino del 1° luglio 1933 gli abitanti di Orbetello, sede della Scuola di Navigazione aerea d’alto mare, furono svegliati da un rombo assordante.
Sulla baia dell’idroscalo c’erano 25 idrovolanti, modello Savoia-Marchetti S.55X, che stavano liberando 2.000 cavalli di potenza. I velivoli, con a bordo 115 uomini di equipaggio, erano diretti a Chicago. A comandare la Crociera aerea del Decennale (nel primo decennale della Regia Aeronautica) c’è Italo Balbo, Ministro dell’Aeronautica, protagonista della Marcia su Roma e uomo simbolo nella propaganda di regime.
Questa volta la sfida è complessa: un volo in formazione che sorvola l’Atlantico. Dopo diversi scali (in Islanda e Canada) e due settimane di volo, il 15 luglio l’Armada Italiana atterra sul lago Michigan: missione compiuta.
Assistono all’evento 100.000 persone, il Presidente americano Roosevelt invia un messaggio di felicitazioni e il “Time” dedica la copertina a Balbo. I rapporti tra America e Italia sono buoni, la guerra è ancora lontana. L’impresa è del resto eccezionale, un vero inno al progresso tecnologico, perfetto corollario all’Expo universale in corso a Chicago, per celebrare il centenario della città, intitolata, appunto, Century of Progress e dedicata in particolare al settore aerospaziale.
Nel viaggio di ritorno si verifica però un brutto incidente: un velivolo si ribalta in fase di decollo alle Azzorre, causando la perdita del mezzo e la morte di un copilota, che tuttavia non è la prima vittima della spedizione. All’andata infatti, durante un ammaraggio ad Amsterdam, è morto un membro dell’equipaggio.
Prima che l’Expo di Chicago, che era biennale, chiudesse, Mussolini volle assicurarsi che la trasvolata entrasse nella storia, a perpetua memoria dei successi italici. Così, nel ’34 fece prelevare a Ostia, porto della Roma imperiale, un’antica colonna romana, poi trasportata via nave in America, affinché venisse issata di fronte al Padiglione italiano all’Expo, un edificio razionalista che evocava la forma di un aeroplano gigante, su cui svettava un mastodontico fascio littorio. Da allora sarà per tutti il Balbo Monument.
Sulla base in travertino, un’iscrizione commemorativa (in italiano e in traduzione inglese) diceva:Questa colonna… l’Italia fascista suspice Benito Mussolini dona a Chicago, esaltazione simbolo ricordo della squadra atlantica guidata da Balbo, che con romano ardimento trasvolò l’oceano nell’anno XI del littorio”.
Oggi la colonna è ancora lì, nello stesso luogo, completamente decontestualizzata e isolata. La si può scorgere passeggiando lungo il lago Michigan, ormai unica testimonianza rimasta dell’Expo di Chicago del ‘33-’34, che all’epoca ebbe quasi 39 milioni di visitatori.
Il monumento ha vissuto fortune alterne: prima orgoglio della comunità italo-americana di Chicago, un ponte tra i popoli, un inno alla capacità tecnologica italiana, poi criticata allo scoppio della Seconda guerra mondiale, in quanto strumento di propaganda fascista, e infine, in anni recenti, per questo colpita dalle proteste della cosiddetta “cancel culture” contro alcuni monumenti americani, colpevoli di celebrare i protagonisti di un passato oscuro.