
Mi avevi chiesto, caro Stefano, giorni fa, che impressione – o almeno che “aria” si respira qui in Italia, a proposito dell’affaire che vede coinvolto l’attorney general William Barr e i presunti coinvolgimenti che alcuni servizi segreti stranieri (e in particolare quelli britannici e italiani) avrebbero avuto nell’ambito del più generale affaire Russia-gate. Avevo anche preparato un discreto “compitino”, che però mi vedo costretto a rivedere da cima a fondo…
Vale comunque una premessa: direi che la storia, in Italia non appassioni granché; almeno a livello di pubblica opinione. Di sicuro al mercato o sugli autobus di altro si parla, quando non si sta incollati con occhio vitreo sul mini-video del telefonino. Qualche giornale, ogni tanto, ne scrive: ma l’Italia credo che da questo punto di vista si stia, “statiunitizzando”. In treno, in aereo, sui mezzi del pubblico trasporto non c’è più uno che li legga; anche per strada c’è ogni tipo di rifiuto, ma fogli di giornali no. Del resto i due quotidiani maggiori, “Corriere della Sera” e “Repubblica” riescono a malapena, e con mille artifici, a vendere il mezzo milione di copie…
Insomma: una vicenda per pochi; pochi e disincantati. Non fa nessuna impressione il pesante coinvolgimento del leader della Lega Matteo Salvini con le “strategie” (chiamiamole così) della Russia di Vladimir Putin per indebolire, se non proprio demolire, l’Unione Europea e il suo architrave: l’asse Berlino-Parigi; figurati se fa “notizia” il presunto appoggio che Mosca avrebbe dato a Donald Trump per le elezioni presidenziali del 2016. Si accettano scommesse: un sondaggio demoscopico darebbe una percentuale minima di persone in grado di dire qualcosa di sensato a proposito dell’inchiesta dell’FBI, del rapporto Mueller, della richiesta dei democratici di impeachment a Trump.
I più smaliziati, non sarebbero per nulla sorpresi del presunto coinvolgimento dei “servizi” italiani in questo “affaire”. Perché no? Diamo un’occhiata al passato recente. I dieci agenti della CIA hanno potuto agire indisturbati a Milano il 17 febbraio del 2003 e rapire l’imam estremista Abu Omar. Lo prelevano, lo portano dentro la base area di Aviano, poi in Egitto, dove – a suo dire – sarebbe stato torturato e seviziato. Il governo italiano nega di aver avuto un qualsivoglia ruolo nel sequestro; le indagini della magistratura milanese (i procuratori Armando Spataro e Ferdinando Pomarici) accertano le responsabilita di 26 agenti agenti della CIA tra cui il capocentro di Roma Jeffrey W. Castelli, e il capocentro di Milano Robert Seldon Lady. Per quel che riguarda gli italiani, sono rinviati a giudizio il responsabile del SISMI di allora, generale Nicolò Pollari, il suo braccio destro Gustavo Pignero, altri agenti del servizio segreto militare. Tutto finisce in gloria. Il ministero della Giustizia italiano neppure inoltra le domande di estradizione (che peraltro, sarebbero state respinte), e per il resto si pone il segreto di Stato.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte va a riferire della vicenda Barr al Comitato Parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza. I componenti della commissione sono tenuti al segreto di quanto apprendono. Infatti, puntualmente, da sempre, si viene a sapere tutto “in diretta”. Solo uno sprovveduto andrebbe a spifferare segreti a una decina di parlamentari di maggioranza e di opposizione. Spesso gli stessi responsabili dei servizi, in nome di una ragione superiore di Stato, no dicono tutto quello che sanno e che fanno ai politici. In gergo si chiama: “Negazione plausibile”, plausible deniability.
E’ l’eterna storia degli “arcana imperii. Ne parla Tacito nei suoi “Annali”: “…Se la fine di Nerone si era risolta, sul momento, in un’esplosione di giubilo, aveva provocato reazioni diverse, non solo a Roma tra i senatori, il popolo e i soldati della guarnigione, ma in tutte le legioni e fra i loro comandanti: era adesso consapevolezza diffusa un principio del potere finora segreto, che si potesse divenire imperatori anche al di fuori di Roma..”.
Il giurista Clapmarius già nel Seicento, distingue gli jura sive arcana imperii dagli arcana dominationis: i primi sono i fondamenti universali degli Stati, e ciò che ne garantisce la conservazione; i secondi sono i principi occulti usati da chi governa per non farsi spodestare… Vale a Roma e a Washington, a palazzo Chigi e alla Casa Bianca; in qualunque epoca e latitudine. Non bisogna rassegnarsi; ma neppure illudere…
Tutto questo, passa in terzo, quarto piano, ora che la notizia del giorno è il raid americano contro il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi che dopo uno scontro a fuoco avrebbe preferito farsi esplodere. Per dirla con Elias Canetti, “un uomo è morto al momento giusto”. Per Canetti la frase più mostruosa di tutte. Per Trump un vero e proprio strike: ora si può ritirare dalla Siria proclamando trionfante che ha compiuto la sua missione; nel suo orizzonte c’è la più che concreta possibilità di rinnovare il mandato alla Casa Bianca: forte anche del fatto che nessuno dei troppi candidati democratici sa dimostrare adeguato spessore e capacità di risposta alle tante domande di un Paese, forte ma anche confuso, ricco di contrasti vitali ma anche di inquietanti contraddizioni.