In questi giorni, con un godimento spirituale e un abbandono che da molto tempo non traevo da una pagina nuova, leggo e rileggo uno straordinario libro di Guido Vitiello, Una Visita al Bates Motel: così, mentre scorrevo il rotolo delle notizie, mi è ora tornato alla mente un quadro, lì considerato; anzi, un dito, che da quel quadro si staglia.
Il quadro è del Guercino (“Susanna e i vecchioni”), e il dito è di uno di due uomini, due vecchi, intenti ad uno stupro, fortunatamente rimasto incompiuto, a scapito di una bella e giovane donna.
Viene fatto notare che, rivolto allo sguardo di chi osserva, quel dito indice sembra introdurre un netto segno di ammonizione, e di ricercata complicità: guarda, tu che sei lì di fronte a noi e, se ti piace lo spettacolo, godine pure la tua parte, ma in silenzio.
A rimarcare l’ambiguità di quel richiamo, leggiamo –mon semblamble, mon frère!– che dai Fiori del Male viene rapsodicamente preso a glossare quel particolare, a sancire un’insuperabile comunanza nell’umana corruzione, nella sordida concupiscenza: sei, anche in questo, “mio simile, fratello!”, tu, che ora guardi e taci.
Un tale insieme di suggestioni mi ha punto nel sapere che Donald Trump, presto, entro i primi giorni di Novembre, potrebbe essere sottoposto alla procedura di Impeachment, secondo quanto avrebbe affermato il Senatore Mitch McConnell, capo della maggioranza al Senato: ma, soprattutto, nel constatare il silenzio, compatto e palindromo, che sulla vicenda si osserva in Italia, fatta eccezione per Il Foglio, citato anche dal New York Times.
In Italia, sì: dove, sia secondo il Rapporto Mueller, sia secondo lo stesso Trump, sta il bandolo della matassa: “Italy Is Hub of Impeachment Intrigue for Trump Officials”, scrive il NYT.
Anche secondo Trump, certo: perché, come riferisce Politico il 15 Agosto, e poi ancora, il 27 Settembre, e di questo hanno poi scritto anche il Washington Post, il NYT e The Daily Beast, a Roma ci sarebbero stati due incontri con i nostri Servizi Segreti, più che singolari, anomali, e più che riservati, nascosti.
Si afferma sia venuto, nientemeno, il Procuratore Generale William Barr, la cui carica equivale a quella del Ministro della Giustizia; ma, ecco il punto, avrebbe interloquito direttamente con i Servizi italiani, e non con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che è l’autorità politica responsabile di questo delicatissimo “settore”.
Quale, il dossier? “Il Professore”, come, nel Rapporto Mueller, viene individuato Joseph Mifsud, un attivo “networker” maltese, già docente nella romana Link Campus University, ritenuto una sorta di “Think-Tank dei 5S”, e di cui è figura eminente Vincenzo Scotti, antico e autorevole democristiano (non è il caso di scrivere “ex”, perché, come si sa, semel abbas, sempre abbas): quel “Professore” che avrebbe rivelato a George Papadopoulos, già consigliere elettorale di Trump per la politica estera, l’esistenza di files “caldi” di Hillary Clinton; che avrebbe messo in contatto l’americano con un russo influente, Ivan Timofeev, accreditato al Cremlino; e che, pertanto, starebbe alla base, nella piramide del cd Russiagate.
Inoltre, i colloqui avrebbero avuto luogo nell’Ambasciata statunitense di Roma, cioè, non in territorio italiano, aggiungendosi anomalia ad anomalia. Finora, l’unica reazione istituzionale sembra essere stato l’annuncio di un’audizione di Conte, per il prossimo 23 Ottobre, innanzi al Co.pa.sir. (il Comitato parlamentare di controllo sui Servizi).
Secondo il NYT, i viaggi di Barr avrebbero lo scopo di raccogliere elementi per screditare il Rapporto Mueller (il Procuratore Generale si è fatto accompagnare anche dal Procuratore John Durham, con l’incarico di investigare il ruolo dell’Italia nell’ipotizzato “complotto contro Trump”).
Quest’ultimo aspetto dell’andirivieni Barr/Italia, squaderna l’anomalia delle anomalie: non incontri per approntare una strategia contro un comune nemico, esterno ad entrambi gli stati: invece, la Repubblica Italiana, grazie alla opaca condotta di Conte, sarebbe stata, o sarebbe in procinto di essere, scriteriatamente coinvolta in una lotta di potere tutta made in U.S.A., della Casa Bianca contro FBI, CIA, e, in genere, ciò che viene suggestivamente definito “Deep State”: impegnato, secondo Trump, ad ordire una trama contro di lui, mediante l’affaire russo, e con l’appoggio di paesi occidentali, a cominciare dall’Italia.
Del M5S, ovviamente, nemmeno a parlare. Ma avete sentito il PD? La Lega? Forza Italia? I giornali evoluti? Quelli “anima e core” italiani?
Eppure, qualcosa si potrebbe chiedere. A cominciare dalle date.
Il 15 Agosto, il primo incontro “asimmetrico”, fra un’autorità politica straniera, e alcuni funzionari italiani, in territorio statunitense.
Il 27 Agosto, il tweet amichevolmente presidenziale su “Giuseppi”.
Il 24 Settembre, da dimissionario senza grandi speranze e volontà di proseguire nella stessa legislatura, Conte va al G8 di Biarritz, pensando di congendarsi dalla ribalta. Ma, alla fine di quella stessa giornata, la prima apertura di Conte ad un’ipotesi di coalizione col PD (“non contano gli uomini, ma i programmi”).
Il 27 Settembre, il secondo incontro (e si potrebbe forse dire: incursione autorizzata) con i Servizi italiani.
Solo coincidenze?
Inoltre, Mifsud, come ha dimostrato Luciano Capone de Il Foglio, ha dimorato a Roma, in un appartamento nella disponibilità della predetta Link University almeno fino al Maggio 2018. C’è qualche curiosità? Nemmeno per sogno.
Qualcuno, in Italia, almeno fra le istituzioni, sa, o si esige che sappia, qualcosa sul “Professore”: dov’è, o se qualcuno lo protegge, e perché? Su colui che è al centro di una vicenda pronta a scuotere gli Stati Uniti (“Italy Is Hub of Impeachment Intrigue), e, quindi, il mondo intero?
Domande del giornalismo indipendente? Domandone? Domandine? Una, dieci, anche mezza? Nemmeno mezza. (A Washington però, la brava Giovanna Pancheri è riuscita, durante la conferenza stampa con i presidenti Trump e Mattarella, a porre la domanda al Presidente USA. Guardare video qui).
Zingaretti, Franceschini, Orlando: non pervenuti.
Il quadro che ne viene, dunque, è il seguente.
Il PD 2, che, di fatto viene accusato da Trump di avere retto il gioco quando, da PD1, disponeva di Palazzo Chigi (da cui unicamente dipendono i Servizi), dovrebbe replicare a muso duro: ma deve fare le fusa ai “nuovi statisti stellari”, che da Biarritz in poi sono diventati “bravi ragazzi”, anche Oltreoceano; sebbene, nel frattempo, “il cattivo” Trump avrebbe tentato di “mascariare”, via Ucraina, l’ex Vice di Obama, Joe Biden, possibile avversario di Trump nella prossima campagna elettorale per la Casa Bianca (in queste ultime ore, addirittura, si è dimesso il Segretario di stato all’Energia, Rick Perry, che al WSJ avrebbe confermato le indebite pressioni di Trump sul Premier ucraino Zelensky). E poi, c’è l’Umbria, volete mettere?
Salvini e Morisi (a proposito, che fine ha fatto?), dovrebbero mandare in tilt la loro rete contro il “traditore” “Giuseppi”, senza contare “la sovranità nazionale”: Tweet? Videodirette? Niente. Solo se sbarcano dei poveracci, a quanto pare; se sbarca il padrone, faccia pure. Un invitino salmodiante perché Conte si presenti al Co.pa.sir. che però, ad ogni buon conto, lavora a porte chiuse. Ma non possono certo sostenere (o ammettere) che Trump li abbia presi a calci insieme al PD2, all’Europa e a Mattarella.
E Forza Italia, o quel che ne resta, non ricorda neppure il putiferio che si montò ai tempi di Abu Omar e della “extraordinary rendition”, quando c’era una obiettiva questione di sicurezza nazionale, rispetto a questa “Discesa di Donald I”: perché forse temono di apparire troppo critici verso Trump, nonostante abbia fatto del M5S, verso il cui “gioiellino” Conte pure si dicono “oppositori”, il suo attuale protégée.
E’ un quadro privo di idee, di sentimenti, di paure, di speranze, di dignità, anche tragica. E’ solo pieno di ammiccamenti, di silenzi, e di maneggiamenti, democraticamente inverecondi, sopraffattori, senescenti.