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Mattarella nella tempesta di Washington, tra i tuoni di Trump e i fulmini di Pelosi

Rischiosa missione del Presidente della Repubblica alla Casa Bianca e al Congresso. Nelle relazioni tra Italia-USA, anche l'ombra delle indagini di Barr

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Mattarella nella tempesta di Washington, tra i tuoni di Trump e i fulmini di Pelosi

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Illustrazione Antonella Martino)

Time: 4 mins read

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva stasera a Washington e mercoledì mattina verrà ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Donald Trump. Accompagnato dai Ministri degli Affari Esteri Luigi Di Maio e per l’Innovazione tecnologica Paola Pisano, Mattarella il giorno dopo andrà al Congresso per essere ricevuto dalla Speaker Nancy Pelosi. Mattarella poi volerà a San Francisco dove rimarrà fino al 20 ottobre. In California incontrerà la comunità italiana della Silicon Valley e farà visita all’università di Stanford per partecipare al Forum d’Innovazione Italo americano.

La seconda visita di Mattarella negli USA da quando è presidente, coincide con uno dei momenti più delicati degli ultimi venti anni nelle relazioni tra USA e Italia. Mattarella viene ricevuto alla Casa Bianca mentre tuonano i fulmini e le saette dell’inchiesta avviata dai democratici per portare avanti l’impeachment nei confronti del presidente Trump per la telefonata dall’”offerta che non si può rifiutare” al presidente dell’Ucraina. A sua volta, è emersa la controffensiva dell’amministrazione Trump contro le inchieste dei democratici, dove proprio l’Italia viene posta al centro di uno scandalo per via di alcune indagini che il dipartimento della Giustizia guidato dall’Attorney General William Barr sta conducendo sui presunti coinvolgimenti che alcuni servizi segreti stranieri  – in prima fila quelli britannici e italiani – avrebbero avuto, sempre secondo il teorema trumpiano, nel far avviare all’inizio della presidenza Trump l’inchiesta dell’FBI sull’appoggio che la Russia ha dato al candidato repubblicano durante le elezioni del 2016. Inchiesta dell’FBI che poi è continuata nel rapporto Mueller che fece “sfiorare” l’impeachment a Trump.

Dalle pagine del Corriere della Sera, abbiamo saputo nei giorni scorsi che proprio Barr si è recato ben due volte e nel giro di due mesi (la prima volta a pochi giorni dalla crisi di governo, l’ultima volta a fine settembre) in Italia per “conversare” (“interrogare?”) con i capi dei servizi segreti italiani e farli indagare a favore dell’inchiesta voluta dall’amministrazione USA per dimostrare che Trump nel 2016 venne “incastrato”. E chi avrebbe permesso tutto questo? Il Presidente del Consiglio Conte, quel caro “Giuseppi” che Trump spinse con un tweet come suo preferito alla conferma di Palazzo Chigi proprio nei giorni finali di agosto durante la crisi del governo dei M5S con la Lega di Salvini. Qui si sovrappone anche il mistero, da due anni irrisolto, di un oscuro professore maltese scomparso dal 2017, Joseph Mifsud, che insegnava in una università italiana (la Link Campus dell’ex ministro degli Interni della DC Enzo Scotti) e che secondo il rapporto Mueller avrebbe fatto da tramite tra i russi e la campagna elettorale di Trump sul famoso “fango” delle email “rubate” dagli hacker di Putin alla campagna elettorale di Hillary Clinton per danneggiarla.

E quale sarebbe stato il ruolo di Mattarella in questa, secondo il teorema trumpiano, sporca vicenda di controspionaggio tra alleati traditori con spie nelle vesti di professori tra Mosca e Washington con l’Italia che sarebbe al centro dei ricatti?

Il Quirinale ha dichiarato di essere stato all’oscuro di tutta la vicenda (cioè anche dei viaggi di Barr autorizzati da Conte per indagare su cosa sanno i servizi segreti italiani). Già, “Giuseppi” non aveva informato il Quirinale. Ma che ne pensa comunque il presidente della Repubblica della vicenda? Le indagini dell’amministrazione Trump non dimostrerebbero una totale “sfiducia” nei confronti dei governi italiani seppur passati (in questo caso si tratterebbe di quelli Renzi e Gentiloni)?

26 maggio, 2017: Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump in occasione del G7 di Taormina (Foto Quirinale)

Mattarella – come del resto avvenne una settimana fa al Segretario di Stato Mike Pompeo durante la sua visita a Roma – arriva nel mezzo di questo caos narrativo tra opposte fazioni politiche a Washington, dove un presidente che rischia l’impeachment dal Congresso a sua volta scatena indagini per dimostrare che è stato fin dall’inizio incastrato da servizi segreti e governi che invece che alleati gli erano ostili.

In una situazione “normale”, il Presidente della Repubblica italiana avrebbe avuto come obiettivo principale assicurare l’appoggio americano nelle aree di crisi del Mediterraneo, sopratutto in Libia, e anche assicurarsi che nel fondamentale rapporto economico tra i due paesi, dove pende la continua minaccia di nuovi dazi USA si proteggano quei prodotti di esportazione italiani strategici. Ma adesso? Quanto questa irrefrenabile voglia di Trump e del suo ministro della giustizia Barr di provare il  teorema della “cospirazione” dei governi italiani precedenti (insieme a quello britannico) sulle indagini del “Russiagate”, potrebbe danneggiare o rendere impossibile la missione di Mattarella?

Nancy Pelosi nell’illustrazione di Antonella Martino

Importantissima diventa anche la visita che il Presidente della Repubblica farà il giorno dopo al Congresso, dove oltre una delegazione di rappresentanti eletti italo americani di entrambi i partiti, incontrerà la terza carica dello Stato, quella Nancy Pelosi che dopo essere stata l’ostacolo maggiore all’impeachment dei democratici contro Trump – perché col Russiagate lo riteneva controproducente per le elezioni del 2020 – adesso, grazie alle prove che sarebbero state già raccolte sull’’”Ucrainagate”, è ormai diventata il mastino pronto a non mollare la presa sull’inquisizione scatenata dal Congresso contro la Casa Bianca.

La Voce sarà a Washington per cercare di capire, al di là dei sorrisi smorzati e delle strette di mano, quanto Mattarella potrà tentare di convincere Trump che l’Italia, a prescindere di chi sia nella studio ovale della Casa Bianca, sarà sempre un alleato degli USA affidabile. Difficilissima missione, quasi impossibile, ma Mattarella ci proverà, per ricevere in cambio l’aiuto americano soprattuto in Libia. A sua volta Trump cercherà di convincere gli italiani del contrario, di aver più fiducia nelle sue promesse. Anche questa ci appare una missione impossibile. Basta infatti ricordare come Trump, sempre sulla Libia, trattò nel 2017 l’allora premier Gentiloni che era venuto a chiedere soccorso agli USA. E soprattuto dopo quello che sta accadendo ai curdi in Siria. Vi racconteremo quanto più o meno preoccupato ci apparirà il caro presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo questa sua missione nel bel mezzo della tempesta di Washington.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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