Le bugie “in bianco”, alla Casa Bianca. L’inchiesta Russiagate continua, a volte nel silenzio, a volte riemergendo con prepotenza. Ma sempre avvolta da un alone di mistero. Perché nessuno sa che cosa l’investigatore Robert Mueller e i suoi fedelissimi abbiano davvero tra le mani. E perché i protagonisti coinvolti nella vicenda sono tanti. E ogni giorno, ne spunta uno in più.
Martedì 27 febbraio è stata la volta di Hope Hicks. Già interrogata da Mueller per oltre due giorni a dicembre e già ricevuta anche dal Senate Intelligence Panel, la direttrice della comunicazione alla Casa Bianca è stata protagonista di una nuova deposizione, questa volta alla House Intelligence Committee. E agli investigatori ha espresso due posizioni che assieme potrebbero essere concilianti e contrastanti. Nelle nove ore di interrogatorio, infatti, Hicks ha detto che il lavoro che ha fatto come consulente di comunicazione per il Presidente Trump ha richiesto, occasionalmente, che lei abbia dovuto dire delle “white lies”. Delle bugie a fin di bene. Salvo poi precisare, secondo quanto riportato dal New York Times, che ha citato come fonte tre persone a conoscenza della sua deposizione, che in accordo con i suoi avvocati ha reso noto di non aver mai mentito però su tutto ciò che riguarda l’indagine Russiagate. Riassumendo: qualche bugia detta a fin di bene per Trump sì. Ma non su fatti o vicende che possano essere riconducibili all’investigazione sui presunti rapporti tra l’entourage del tycoon diventato Presidente e il Cremlino, durante la campagna elettorale del 2016.

La figura di Hope Hicks è professionalmente sorprendente e affascinante. Figlia di Caye Ann Hicks e Paul Burton Hicks III, suo papà è Regional CEO, Americas, dell’agenzia di pubbliche relazioni Ogilvy Public. Cresciuta a Greenwich, nel Connectictut, classe ’88, Hicks è stata inclusa tra i 30 migliori talenti del mondo Under 30 da Forbes nel gennaio 2017. Ed è considerata una figura intoccabile dell’entourage di Donald Trump. L’unica a rimanere in piedi, e senza nemmeno troppa difficoltà, in una squadra amministrativa dove le teste sono sempre cadute con estrema semplicità. Press Secretary della campagna presidenziale di Trump nel 2016 così come del team di transizione precedente al suo insediamento, la scalata di Hope Hicks è stata rapida: dal gennaio al settembre 2017 ha ricoperto il ruolo, creato apposta per lei, di “White House Director of Strategic Communications”. Oggi invece è “White House Communications Director” e lavora in coordinamento con il presidente Trump e la portavoce di Donald Trump alla Casa Bianca, Sarah Sanders.
Nel corso della deposizione alla House Intellicence Committeee di martedì 27, Hope Hicks si è rifiutata di rispondere a molte domande. Specie su altre figure coinvolte nella campagna elettorale di The Donald o impegnate alla Casa Bianca sotto la sua amministrazione. Così come si è rifiutata di rispondere a domande sullo stesso presidente, su vicende relative al suo mandato. Non solo. Durante le quasi 9 ore di interrogatorio, hanno fatto sapere i membri della commissione che le hanno posto le domande, Hicks e i suoi avvocati, sotto pressione, hanno consultato in un certo momento la Casa Bianca. E hanno deciso dopo un breve confronto, che la responsabile della comunicazione avrebbe risposto a domande molto limitate relative al suo lavoro come capo ufficio stampa, nel periodo di transizione tra la vittoria elettorale di Trump e il suo insediamento. Un fatto che non sorprende, forse, ma che alimenta i misteri già fitti sulla vicenda Russiagate. Perché Hope Hicks potrebbe aver commesso un errore. E ora qualcuno, negli Stati Uniti, potrebbe iniziare a chiedersi: ma Hicks, su quali argomenti avrebbe mentito a fin di bene per il suo Presidente?
+++ Aggiornamento 29 febbraio 2018 +++
Hope Hicks ha lasciato il suo incarico. Più fonti citate dal New York Times hanno reso noto che la scelta fosse nell’aria già da settimane. Ma sono stati in molti a storcere il naso: il suo addio, che qualcuno ha detto essere stato accolto da lei “in lacrime”, è arrivato a meno di 24 ore dall’interrogatorio sulla vicenda Russiagate. Dove Hicks aveva ammesso di aver pronunciato delle “white lies” per il Presidente Trump, anche se non su vicende relative all’indagine. Così Trump sull’addio di Hicks: “Dispiaciuto di aver dovuto lasciar andare Hicks, ma quando mi ha detto che le erano giunte altre occasioni lavorative, ho capito”. Il mistero, però, si infittisce.
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