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June 5, 2015
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June 5, 2015
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Gli affari di Mafia Capitale da Roma alla Sicilia (passando per gli sbarchi)

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 9 mins read

Anche la seconda tranche dell’inchiesta su Mafia Capitale lambisce la Sicilia ma, ancora una volta – a parte qualche ‘schizzo’ sul Cara di Mineo e sulle dichiarazioni che coinvolgono il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, esponente del Nuovo centrodestra democrarico – tutto tace. Eppure il 90 per cento degli sbarchi, ormai da anni, va in scena in Sicilia. E siciliano è il ministro degli Interni, Angelino Alfano, protagonista dell’ambaradan passato alla storia come operazione Mare Nostrum, vicenda che presenta due volti: quello ‘buono’, di un Paese ‘filantropico’ che soccorre gli emigranti, e quello non esattamente ‘cristallino’, scoperchiato, per l’appunto, dalle indagini di Mafia Capitale, dove la filantropia viene del tutto sostituita dagli affari a nove zeri.

Per provare a capire che cosa sta succedendo – e che cosa si nasconde in Sicilia dietro il giro di affari degli sbarchi di migranti – cominciamo col mettere a confronto quello che succede a Roma e lo scenario siciliano. Nella ‘Capitale’ non esattamente ‘morale’ dell’Italia non si fanno sconti. Le indagini della magistratura, in corso già da qualche anno, hanno scoperchiato un pentolone dove criminali e politici vanno a braccetto e, qualche volta, si fondono e si confondono. Vediamo, per grandi linee, chi sono i personaggi romani coinvolti in questa storia. 

Tra gli arrestati figura il consigliere regionale, Luca Gramazio. L’accusa ipotizzata dagli inquirenti è pesante: partecipazione all'associazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. Gramazio avrebbe utilizzato il proprio peso politico, prima come capogruppo del Pdl al Consiglio comunale di Roma Capitale, poi come capogruppo, sempre del Pdl, nel Consiglio regionale del Lazio. I fatto contestati sono recenti, perché fanno riferimento a quando il Pdl è tornato ad essere Forza Italia.

comunione e liberazioneNei guai con la Giustizia è finito anche  l'ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, esponente di spicco del Pd; poi l’ex assessore alla Casa, sempre del Comune di Roma, Daniele Ozzimo, altro esponente del Partito democratico.  Problemi giudiziari anche per i consiglieri comunali Giordano Tredicine (Forza Italia) e Massimo Caprari (del Centro Democratico di Bruno Tabacci); coinvolti anche l'ex direttore del Dipartimento Politiche sociali di Roma Capitale, Angelo Scozzafava, Andrea Tassone, ex presidente del Municipio di Ostia, zona considerata permeabile alle infiltrazioni mafiosa. La vicenda giudiziaria coinvolge anche i manager della cooperativa ‘La Cascina’, Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita, Francesco Ferrara. In Sicilia la cooperativa ‘La Cascina’ è nota perché vicina a Comunione e Liberazione e perché fa parte dell’Associazione temporanea di imprese che gestisce il Cara di Mineo, un Centro allestito in provincia di Catania, da sempre al centro di aspre polemiche. Ma anche oggetto di cospicui contributi pubblici. Spulciando tra i nomi dei protagonisti di questa inchiesta spunta anche l'ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Maurizio Venafro. E’ indagato per tentativo di turbativa d'asta in relazione all'appalto, poi sospeso, del Cup della Regione Lazio. Venafro, dopo avere appreso di essere oggetto di indagini, si è dimesso. Nei guai anche Stefano Bravo, tra i creatori della fondazione Human dell’ex Ministra del Pd, Giovanna Melandri, protagonista delle polemiche durante la prima ondata di arresti. Arresti domiciliari per Stefano Venditti, già presidente della Lega delle Cooperative del Lazio.

Insomma, il giro di affari è quello sintetizzato in un’intercettazione telefonica: “Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga”. Risultano interessanti le considerazioni che si leggono nell'ordinanza di 450 pagine. Dove viene confermata “la centralità, nelle complessive dinamiche dell'organizzazione mafiosa diretta da Massimo Carminati”. E dove si dice a chiare lettere che Salvatore Buzzi si presenta come il “riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”. Interessante anche un passaggio di un’intercettazione: “La mucca deve mangiare per essere munta”.

Nella vicenda spunta ancora il nome di Luca Odevaine, già detenuto, che gli inquirenti considerano al centro di un “articolato meccanismo corruttivo”. Odevaine farebbe parte di un “Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo. Agli atti c’è la seguente, sua dichiarazione: “Se me dai…me dai cento persone facciamo un euro a persona”. Questa sarebbe la spiegazione rivolta ai manager della cooperativa ‘La Cascina’, interessati alla gestione dei Centri per gli immigrati. “Nello specifico – si legge in un articolo de Il Fatto quotidiano – Odevaine avrebbe tra l’altro orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina. Avrebbe inoltre fatto pressioni finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina”. Tra le carte spunta ancora il nome dell’ex sindaco di Roma ed ex Ministro, Gianni Alemanno.

A proposito di Odevaine, si parla di una visita in Sicilia di quest’ultimo. Non sarebbe venuto nell’Isola, cara di mineoa quanto pare, da turista, ma per parlare di affari con il sottosegretario Castiglione. Insieme i due si sarebbero recati a pranzo. Dalla dichiarazioni di Odevaine spunta Comunione e Liberazione, organizzazione cattolica nota non soltanto per questioni spirituali, ma anche vicende piuttosto terrene… Odevaine, infatti, non la cita per questioni teologiche, ma per affari. E la dà vicina al Ministro Alfano. Odevaine racconta di aver presieduto gare in Sicilia (in qualità di presidente della commissione che aggiudica le stesse gare). Si parla di soldi e anche di voti. Un appalto, nel 2012, diventa oggetto di un contenzioso. E finisce sui tavoli dell'allora Autorità di vigilanza sugli appalti, oggi Anticorruzione. Ovviamente, Castiglione respinge le accuse e dice di essersi recato a pranzo con Odevaine solo per “dovere di ospitalità” (a destra, foto tratta da seenthis.net).    

Da questo spaccato si possono desumere alcune considerazioni. In questa storia ritroviamo esponenti del mondo cattolico, e segnatamente di Comunione e Liberazione; esponenti del Pd; esponenti della Lega delle Cooperative; esponenti del Nuovo centrodestra democratico; esponenti della criminalità organizzata; esponenti della Regione Lazio e del Comune di Roma. E ritroviamo, soprattutto, la presenza di migranti da sistemare nei Centri di accoglienza. E naturalmente la confusione nella gestione dei richiedenti asilo, che per essere dichiarati tali aspettano da un anno a due anni, ospitati nei Centri di accoglienza. Il tutto con costi a carico dello Stato.

Tutto questo riguarda la Capitale. In Sicilia non sembra esserci nulla di strano, a parte, come già ricordato, gli ‘schizzi’ che lambiscono il Cara di Mineo. Insomma, dal confronto tra Roma e Sicilia emerge un quadro un po’ strano: nella Capitale andrebbe in scena il malaffare, in Sicilia la mafia non sarebbe dietro a questo grande affare e la politica si limiterebbe a “pranzi per dovere di ospitalità”. Da qui due domande. Prima domanda: possibile che la politica siciliana sia estranea a questo giro di affari a nove zeri? Seconda domanda: possibile che la mafia siciliana sia ridotta così male da non riuscire a ‘bagnare il becco’ in un’operazione dove si fanno più soldi che non la droga?

Per provare rispondere a queste domande dobbiamo esaminare, per grandi linee, lo scenario che sta a monte rispetto a tutto quello che avviene in Italia in materia di gestione di migranti. Cominciando con la seguente domanda: cosa pensano all’Onu dei migranti che, dal Medio Oriente e dall’Africa, si spostano verso l’Europa, passando all’Italia e, segnatamente, dalla Sicilia? Il riferimento non è a chi, già da anni, vive in Europa (cioè a chi è emigrato in Europa e ci vive da anni), ma a coloro i quali arrivano ogni anno. Per l’Onu 200-300 mila persone che si spostano ogni anno da un Continente all’altro non costituiscono un problema. Se diventano un problema, beh, allora ci deve essere un problema…

Qual è il problema? Chiedendo scusa per il gioco di parole, possiamo dire che il problema sta nelle modalità con le quali viene organizzato e gestito il trasporto di questi migranti, che sono la prima (e forse più lucrosa) fonte di questo business criminale. Il discorso è semplicissimo: se 300 mila persone si spostano senza eccessivi problemi, magari aiutate dalle autorità di vari Stati, nulla di strano. Ma se ogni essere umano che deve attraversare il Mediterraneo deve pagare chi 2 mila, chi 3 mila, chi 4 mila, chi, persino!, 5 mila euro, ecco che quello che l’Onu considera uno spostamento migratorio normale diventa un grande affare. E diventa anche un affare criminale, se a gestire il trasporto di esseri umani non sono le compagnie di navigazione con i traghetti, ma le bande degli scafisti con le ‘carrette del mare’. Imbarcazioni di fortuna che ogni tanto si capovolgono provocando centinaia di morti.

E’ a questo punto che scatta l’operazione Mare Nostrum: andiamo in mezzo al Mediterraneo a salvare le vite umane. E chi è che si deve opporre? Tutti siamo convinti che le vite vadano salvate! Quello che però sfugge è che a salvarli, quasi sempre, sono gl’italiani: guarda caso, gli stessi che a Roma – con diramazioni in mezza Italia – hanno organizzato il grande affare scoperchiato dalle indagini su Mafia Capitale. E’ interessante notare il cinismo con il quale la politica italiana strumentalizza la filantropia (i salvataggi di essere umani con l’operazione Mare Nostrum) per organizzare quella che è, a tutti gli effetti, una grande operazione truffaldina. Ed è altrettanto interessante sottolineare il ruolo che in quest’operazione (che pesa sulle tasche dei contribuenti italiani) svolge Santa Madre Chiesa.

Tutti noi, o durante la preghiera domenicale dell’Angelus, o in altri interventi, ci inchiniamo davanti agli appelli di Papa Francesco che ci invita ad accogliere i migranti. Chi potrebbe essere contrario? Però non sfugge – ‘carta canta’ (il riferimento è, per l’appunto, all’inchiesta romana Mafia Capitale) – che tra gli ‘utilizzatori finali’ di questo ambaradan ci sono, guarda caso, le cooperative cattoliche. E siccome noi facciamo i giornalisti e osserviamo le cose, vi raccontiamo a cosa abbiamo assistito a Palermo un paio di mesi addietro. Quando, dalle parti di Piazza Principe di Camporeale, due grandi edifici di proprietà della Curia Arcivescovile della città che ospitavano abusivamente decine e decine di immigrati sono stati circondati da uomini delle forze dell’ordine che hanno operato lo sgombero forzato. Perché un conto è che il Papa, durante l’Angelus, ci esorti a ricevere gli immigrati, altra e ben diversa cosa è che tali immigrati si prendano ‘a gratis’, come si usa dire in Sicilia, gli edifici della stessa Chiesa cattolica…

Se la Chiesa cattolica mettesse a disposizione gratuitamente i beni immobili di cui dispone per ospitare gli immigrati, beh, si spezzerebbe almeno una parte del sistema messo in piedi: sistema che l’inchiesta su Mafia Capitale sta descrivendo – scusate sempre per la rima – in modo magistrale. Insomma: ama il prossimo tuo come te stesso, ma senza intaccare gli affari delle cooperative cattoliche…La Fede, innanzi tutto (in questo caso nel denaro…).

Intanto anche in Sicilia qualcosa si comincia a muovere. Qualcuno comincia a chiedersi che cosa hanno angelino alfanocombinato, nell’Isola, durante il periodo in cui è andata in scena l'operazione Mare Nostrum il Ministro Alfano (nella foto a destra), le operative cattoliche, la Lega delle Cooperative e tutti i soggetti che, a vario titolo, operano in questo vicenda. La Sicilia finisce sempre sui giornali per il Cara di Mineo. Ma ci si dimentica che nell’Isola operano non ricordiamo più se otto o nove centri di prima accoglienza (qui a pagare è direttamente il Ministero degli Interni); poi i Centri di seconda accoglienza (presenti in tutt’e nove le province); quindi le 350 e forse più Comunità per minori non accompagnati arrivati con i barconi (queste fino allo scorso anno erano le Comunità più ‘remunerative’: 74 euro al giorno per ogni minore, costo ridotto a 45 euro a partire dal primo gennaio di quest’anno; domanda: perché prima il mantenimento giornaliero di questi minori costava quasi il doppio? dal primo gennaio di quest’anno gli minori sono stati messi a ‘dieta’?).

Fine del ‘sistema’ accoglienza in salsa siciliana? Neanche per sogno. Perché dopo, come ci dice il vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Paolo Amenta, “c’è l’avventura”. E cos’è ‘st’avvenura? Centri di qua, Centri di là, agriturismi trasformati in Centri, ville in collina o in montagna trasformati in Centri, hotel trasformati in Centri… Tanto, che problemi ci sono? I soldi, in Sicilia, arrivano. Dalla Regione, dallo Stato. Tanto a pagare sono gli ignari contribuenti, che sostengono lo ‘sviluppo’ del ‘Terzo settore’.

Tutto a posto? Non esattamente. Ieri, mannaggia, i Tg – ah ‘sti giornalisti che non si fanno i fatti propri, non solo che li abbiamo affamati a 3 euro ad articolo, della serie, cambia mestiere! – i giornalisti dei Tg, dicevamo, hanno diffuso la notizia che in alcuni Centri della Sicilia gli immigrati scappavano, ma nessuno avvertiva le autorità… Così, senza dolo, casualmente, i soldi (dei contribuenti che pagano le tasse) – hanno parlato di 35 euro al giorno per ogni migrante – finivano lo stesso ai titolari dei Centri di accoglienza. Insomma, pagamento vuoto per pieno…

Involontariamente, ovviamente. Figuriamici! A quanto si racconta, qualche ora dopo il servizio andato in Tv, le autorità sono state inondate da telefonate e fax da parte dei Centri di accoglienza che denunciavano la fuga di migranti. Tutto è bene quel che finisce bene…

Ah, dimenticavamo. Da quando non c’è più Mare Nostrum, sostituito dall’operazione Triton, a cura dell’Unione europea, i nostri politici non fanno altro che stracciarsi le vesti per l’insensibilità di un’Unione europea che non avrebbe a cuore la sorte dei migranti: un’Unione europea che è anche insensibile agli appelli di Papa Francesco! Da qui il nostro dubbio: non è che a Bruxelles e a Strasburgo, per caso, su questa sceneggiata affaristica made in Italy la sanno più lunga della Chiesa cattolica, del Ministro Alfano, di Comunione e Liberazione e della Lega delle Cooperative? Insomma, non è che hanno capito tutto e, proprio per questo, non ne vogliono sapere di 'cacciare' i soldi?

   

  

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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