Ieri al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite una conferenza organizzata dalle missioni dell'Italia e della Giordania sui beni culturali e sulle opere d’arte che vengono trafugate e commercializzate illegalmente. Il focus era ovviamente sul Medio Oriente e sugli atti di vandalismo e distruzione, ma anche di commercio illegale, che vede ormai da un anno protagonista lo Stato islamico, o ISIS.
Alla fine del dibattito, presieduto dagli ambasciatori Sebastiano Cardi e Dina Kawar, abbiamo avvicinato uno dei protagonisti della conferenza, il colonnello Antonio Coppola del Nucleo Speciale dei Carabinieri che in Italia si occupa proprio di proteggere il patrimonio culturale.
Il nucleo speciale dei carabinieri è stata infatti la prima forza, nata nel 1969, completamente dedicata all'investigazione del commercio illegale delle opere d'arte e d'antichità. All’ONU il colonello Coppola è stato invitato proprio per parlare dell'esperienza unica al mondo dell'Arma dei Carabinieri nel riuscire a contenere questo fenomeno. Alla fine della conferenza all'ONU, il colonnello Coppola ci ha concesso questa intervista.
Colonnello Coppola, qual è il punto più importante che spera sia stato recepito dai presenti alla conferenza appena conclusa?
“Sicuramente quello di dotarsi di un’organizzazione che si occupi esclusivamente, in ogni Stato, della tutela del patrimonio culturale. Se si riuscisse ad ottenere ciò, certamente anche a livello internazionale la tutela dei patrimoni culturali sarebbe più semplice. I Carabinieri nel 1969 hanno costituito questo primordiale nucleo per tutelare il patrimonio culturale; successivamente, si è avuta una continua evoluzione fino ad ottenere una struttura estremamente organizzata come si presenta quella attuale”.
Oggi era presente anche il rappresentate dell’UNESCO, quello dell’INTERPOL e quello dell’agenzia dell’ONU che combatte il traffico della droga: tra tutte queste istituzioni internazionali, voi con chi collaborate in maniera maggiore?
“Collaboriamo con tutti e siamo molto richiesti anche a livello internazionale perché la nostra esperienza, soprattutto in ‘aree di crisi’ come in Iraq dal 2003 al 2006 e in Kosovo prima, ci ha reso un punto di riferimento fondamentale, come Italia e come Arma dei Carabinieri. Noi continuiamo ad essere degli investigatori che operano nel settore dei beni culturali, a dire il vero investigatori un po’ atipici perché a questa nostra attività di Polizia giudiziaria, affianchiamo un’importante azione di addestramento. Come è emerso anche oggi, siamo attivissimi nell’organizzazione di attività di training per qualsiasi Paese: recentemente siamo stati in Palestina ed in Iran, giusto per citarne due”.
Oggi è intervenuto anche l'ambasciatore d'Italia Sebastiano Cardi e riguardo alla coalizione internazionale che deve combattere l’ISIS, in particolare Cardi ha ricordato gli incontri che ci sono stati tra l’Italia, l’Arabia Saudita e gli USA, sia a Roma che a Jedda, su questo problema del commercio illegale dei beni culturali, e su come proteggerli dalle distruzioni. L'Arma dei Carabinieri ha forse partecipato? Prevedete presto di essere schierati per qualche missione speciale a tal riguardo in Iraq o in Siria?
“E’ ancora prematuro saperlo ma certamente è un passo importantissimo per l’Italia, poiché il nostro Paese ha la correggenza di uno dei gruppi principali di questa coalizione che, ricordiamolo, ha il compito di individuare i canali attraverso i quali lo Stato Islamico si finanzia e, di conseguenza, adottare un piano d’azione per poter contrastare quest’ultimo. Sicuramente tra le forme di finanziamento dell’ISIS vi è il traffico di beni culturali che vengono saccheggiati nelle zone più problematiche, recentemente soprattutto nell’area siriana e dell’Iraq. L’Italia, inoltre, ha avuto la reggenza del gruppo che si occuperà di questo e perciò il nostro sarà un lavoro impegnativo e duro; i Paesi della coalizione hanno accettato la nostra linea di azione e l’Italia si è dimostrata in prima linea per contrastare questo saccheggio sistematico dei beni culturali”.
Un ultima domanda, Colonnello. Anche al Palazzo di Vetro si è parlato della proposta italiana, portata avanti dal ministro della Cultura Franceschini, riguardo la possibilità di schierare caschi blu dell’ONU, o meglio dell’UNESCO in questo caso, adetti alla protezione del patrimonio culturale. L’Arma dei Carabinieri avrà forse il compito di addestrare questi Caschi Blu dell’Onu?
“Il ministro Franceschini ha più volte espresso la necessità di poter creare una struttura che lui stesso ha definito ‘caschi blu della cultura’. Questo concetto è stato ribadito dal rappresentante dell’UNESCO ed è stato portato avanti anche dalla nostra ambasciatrice a Parigi Lomonaco. E’ un progetto ambizioso, da dover definire in maniera più dettagliata anche su quelli che possono essere i principi; l’Arma dei Carabinieri, in particolare il Comando TPC, dovrà necessariamente avere un ruolo nella fase di addestramento e organizzativa di questi caschi blu”.
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