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Patrimoni culturali in pericolo, l’ONU chiede aiuto ai carabinieri

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
L'intervento all'ONU del Colonnello dei carabinieri Antonio Coppola

L'intervento all'ONU del Colonnello dei carabinieri Antonio Coppola

Time: 4 mins read

Ieri al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite una conferenza organizzata dalle missioni dell'Italia e della Giordania sui beni culturali e sulle opere d’arte che vengono trafugate e commercializzate illegalmente. Il focus era ovviamente sul Medio Oriente e sugli atti di vandalismo e distruzione, ma anche di commercio illegale, che vede ormai da un anno protagonista lo Stato islamico, o ISIS. 

Alla fine del dibattito, presieduto dagli ambasciatori Sebastiano Cardi e Dina Kawar, abbiamo avvicinato uno dei protagonisti della conferenza, il colonnello Antonio Coppola del Nucleo Speciale dei Carabinieri che in Italia si occupa proprio di proteggere il patrimonio culturale. 

Il nucleo speciale dei carabinieri è stata infatti la prima forza, nata nel 1969, completamente dedicata all'investigazione del commercio illegale delle opere d'arte e d'antichità. All’ONU il colonello Coppola è stato invitato proprio per parlare dell'esperienza unica al mondo dell'Arma dei Carabinieri nel riuscire a contenere questo fenomeno. Alla fine della conferenza all'ONU, il colonnello Coppola ci ha concesso questa intervista.logo

Colonnello Coppola, qual è il punto più importante che spera sia stato recepito dai presenti alla conferenza appena conclusa?

“Sicuramente quello di dotarsi di un’organizzazione che si occupi esclusivamente, in ogni Stato, della tutela del patrimonio culturale. Se si riuscisse ad ottenere ciò, certamente anche  a livello internazionale la tutela dei patrimoni culturali sarebbe più semplice. I Carabinieri nel 1969 hanno costituito questo primordiale nucleo per tutelare il patrimonio culturale; successivamente, si è avuta una continua evoluzione fino ad ottenere una struttura estremamente organizzata come si presenta quella attuale”.

Oggi era presente anche il rappresentate dell’UNESCO, quello dell’INTERPOL e quello dell’agenzia dell’ONU che combatte il traffico della droga: tra tutte queste istituzioni internazionali, voi con chi collaborate in maniera maggiore?

“Collaboriamo con tutti e siamo molto richiesti anche a livello internazionale perché la nostra esperienza, soprattutto in ‘aree di crisi’ come in Iraq dal 2003 al 2006 e in Kosovo prima, ci ha reso un punto di riferimento fondamentale, come Italia e come Arma dei Carabinieri. Noi continuiamo ad essere degli investigatori che operano nel settore dei beni culturali, a dire il vero investigatori un po’ atipici perché a questa nostra attività di Polizia giudiziaria, affianchiamo un’importante azione di addestramento. Come è emerso anche oggi, siamo attivissimi nell’organizzazione di attività di training per qualsiasi Paese: recentemente siamo stati in Palestina ed in Iran, giusto per citarne due”.

Oggi è intervenuto anche l'ambasciatore d'Italia Sebastiano Cardi e riguardo alla coalizione internazionale che deve combattere l’ISIS, in particolare Cardi ha ricordato gli incontri che ci sono stati tra l’Italia, l’Arabia Saudita e gli USA, sia a Roma che a Jedda, su questo problema del commercio illegale dei beni culturali, e su come proteggerli dalle distruzioni. L'Arma dei Carabinieri ha forse partecipato? Prevedete presto di essere schierati per qualche missione speciale a tal riguardo in Iraq o in Siria?Onu

“E’ ancora prematuro saperlo ma certamente è un passo importantissimo per l’Italia, poiché il nostro Paese ha la correggenza di uno dei gruppi principali di questa coalizione che, ricordiamolo, ha il compito di individuare i canali attraverso i quali lo Stato Islamico si finanzia e, di conseguenza, adottare un piano d’azione per poter contrastare quest’ultimo. Sicuramente tra le forme di finanziamento dell’ISIS vi è il traffico di beni culturali che vengono saccheggiati nelle zone più problematiche, recentemente soprattutto nell’area siriana e dell’Iraq. L’Italia, inoltre, ha avuto la reggenza del gruppo che si occuperà di questo e perciò il nostro sarà un  lavoro impegnativo e duro; i Paesi della coalizione hanno accettato la nostra linea di azione e l’Italia si è dimostrata in prima linea per contrastare questo saccheggio sistematico dei beni culturali”.

Un ultima domanda, Colonnello. Anche al Palazzo di Vetro si è parlato della proposta italiana, portata avanti dal ministro della Cultura Franceschini, riguardo la possibilità di schierare caschi blu dell’ONU, o meglio dell’UNESCO in questo caso, adetti alla protezione del patrimonio culturale. L’Arma dei Carabinieri avrà forse il compito di addestrare questi Caschi Blu dell’Onu?

“Il ministro Franceschini ha più volte espresso la necessità di poter creare una struttura che lui stesso ha definito ‘caschi blu della cultura’. Questo concetto è stato ribadito dal rappresentante dell’UNESCO ed è stato portato avanti anche dalla nostra ambasciatrice a Parigi Lomonaco. E’ un progetto ambizioso, da dover definire in maniera più dettagliata anche su quelli che possono essere i principi; l’Arma dei Carabinieri, in particolare il Comando TPC, dovrà necessariamente avere un ruolo nella fase di addestramento e organizzativa di questi caschi blu”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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