Si sono chiuse mercoledì sera alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University le celebrazioni per la Festa della Repubblica con la proiezione (prima negli Stati Uniti) di I bambini sanno, l’ultimo documentario diretto da Walter Veltroni, intervenuto poi in conversazione con i Professori Stefano Abertini e Antonio Monda.
Tralasciando l’abusata citazione iniziale da Il piccolo principe (“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stufano di spiegargli tutto ogni volta”), Veltroni ha saputo cogliere negli sguardi di 39 bambini tra gli 8 e i 12 anni, di diversa estrazione sociale, identità culturale e religiosa, le ansie, le speranze e gli interrogativi di un gruppo campione, potremmo dire, di quelli che saranno i cittadini italiani del futuro. Dopo aver intervistato 350 bambini in tutta la penisola, il documentario (prodotto da Sky e distribuito da Bim) presenta un montaggio ben costruito di alcune “piccole” voci sui grandi temi della vita e della nostra società: l’amore, Dio, la famiglia, l’omosessualità, la crisi economica. Facendo leva sulla sincerità innata e l’incredibile acume dei protagonisti, l'ex sindaco di Roma ha offerto uno spaccato sull’Italia di oggi e, più in generale, sulle relazioni umane osservato dal mondo dei bambini. ÔÇï
Il loro punto di vista, per certi versi surreale, talvolta contraddittorio ma certamente mai banale, ci ricorda che si può essere felici in ogni attimo, anche solo ascoltando “la canzone giusta, al momento giusto, con le persone giuste” (Benedetta, 12 anni); che siamo “tutti uguali, ma magari non uguali uguali” (Marius, 8 anni); e che forse “Dio ha creato il big bang che ha creato il mondo” (Kevin, 10 anni).
Dopo il successo di Quando c’era Berlinguer, premiato con il Nastro d’argento e presentato sempre alla NYU l'anno scorso, Veltroni ha deciso di fermarsi ad ascoltare, prendendo nota dei pensieri dei bambini attraverso i quali il regista sembrerebbe suggerire un modo di guardare al futuro. Non mancano nel documentario alcune note tendenti al patetico, forse dovute proprio al taglio delle domande della voce narrante dell’ex vicepremier; ciononostante le risposte dei bambini mantengono tutta la loro spontaneità e l’innocenza degli sguardi catturati dalla macchina da presa difficilmente può lasciare gli spettatori indifferenti. Ed è forse il finale il momento più toccante del documentario, quando i bambini si impadroniscono della telecamera aprendoci le porte delle loro camerette accompagnati dalla voce di Fiorella Mannoia in un emozionante incontro di immagini, suoni e parole.
Alla fine del documentario, dopo un lungo applauso del pubblico che ha riempito il teatro della Casa Italiana, Walter Veltroni ha risposto alle domande poste dal Professore della NYU Antonio Monda, neo direttore del Festival del cinema di Roma. Il direttore della Casa Italiana, Stefano Albertini, ha efficacemente tradotto in inglese le risposte di Veltroni, che si è rivolto ad un pubblico che questa volta, almeno per la metà, era di madrelingua inglese. Ci sono state anche delle domande dal pubblico, e forte era la curiosità di sapere dall'ex sindaco ed ex vicepresidente del Consiglio, come sia avvenuta la scelta dei bambini intervistati, tutti di condizioni sociali molto diverse e che provenivano da tante realtà italiane differenti, da Brescia a Verona, da Catania e Lampedusa, da Piombino a Torino, da Roma alla provincia di Avellino. "Sapevamo già in quali scuole andare, tramite dei contatti avevo avuto delle segnalazioni precise" ha rivelato Veltroni, dicendo che ha dovuto scegliere i 39 bambini selezionati in un campione di oltre 350 bambini. "Ma una volta scelti, tutti quelli che ho intervistato li ho fatti entrare tutti nel film. Certo c'è stato il montaggio etc, ma nello scegliere i loro interventi, ho sempre cercato di mettere l'interesse dei bambini davanti a quello del film. Sapevo che loro avrebbero alla fine visto il documentario e non volevo certo metterli in imbarazzo. Quando c'è stata la prima visione, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e tutti i bambini e i loro genitori, ero un po' preoccupato. Alla fine tutti sono stati contenti delle loro testimonianze nel film".

Il teatro della Casa Italiana Zerilli Marim├▓ pieno per I bambini sanno di Walter Veltroni
Proprio il direttore de La VOCE, Stafano Vaccara, ha chiesto a Veltroni se questo suo film riscattasse quel suo essere considerato buonista, come spesso veniva criticato il politico Veltroni, quando cioè i suoi avversari politici lo accusavano di eccessivo buonismo… Dopo che Stefano Albertini ha subito messo le mani avanti dal tentar di tradurre in inglese l'espressione buonista, ci ha pensato Veltroni, con una battuta, a chiudere la serata: "Meglio essere accusati di buonismo che di cattivismo".
Potete seguire la continuazione della conversazione avvenuta tra Veltroni, Monda, Albertini e il pubblico della NYU nei seguenti link.