L’Italicum è legge. La nuova legge elettorale è stata approvata dalla Camera dei deputati tra veleni e polemiche. I voti favorevoli sono stati 334. I contrari 61. L’Italia manda in soffitta il Porcellum, che è stato ‘cassato’ dalla Corte Costituzionale. Ma il governo Renzi e il Parlamento (anche se con un’opposizione molto ampia) ripropongono una legge che, in parte, ricalca la ‘filosofia’ del Porcellum: capilista scelti dalle segreteria dei partiti (l’equivalente delle liste bloccate almeno per una parte dei parlamentari) e un premio di maggioranza molto ampio che, alla fine, darà la maggioranza a chi non ha la maggioranza nel Paese.
Di fatto – è inutile che ci giriamo attorno – il governo e la maggioranza che lo sostiene hanno approvato una legge in contrapposizione alle indicazioni della Corte Costituzionale. Passaggio, questo, che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non potrà ignorare. Perché Mattarella ha fatto parte – in qualità di giudice costituzionale – della Corte Costituzionale che ha ‘bocciato’ il Porcellum.
Sia chiaro: il ruolo della Consulta non è quello di dettare l’agenda al governo e al Parlamento, ma di fare in modo che le leggi non vadano oltre il dettato costituzionale. Con il Porcellum il potere legislativo è andato oltre il perimetro costituzionale. Ricordiamo che, nelle motivazioni con le quali la Corte Costituzionale ha definito incostituzionale il Porcellum, il premio di maggioranza viene definito “distorsivo” perché “foriero di un’eccessiva sovra-rappresentazione”. Idem per le liste bloccate, considerate incostituzionali “nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”. Con l’Italicum è rimasto il premio di maggioranza eccessivo. E sono rimaste, anche se in parte, le liste bloccate.
Insomma, con la scusa di privilegiare la governabilità, con l’Italicum, come già ricordato, si concederà una maggioranza in Parlamento a chi non ha una maggioranza nel Paese. Dare la maggioranza in Parlamento a una forza politica che raggiunge il 40 per cento appare fuori luogo, perché si ripropone la “sovrarappresentazione” già ‘cassata dalla Consulta. E non convince nemmeno il ballottaggio tra le prime due forze politiche che non raggiungerebbero il 40 per cento dei voti. La verità è che questa legge elettorale, come già sottolineato, privilegia l’attività di governo a prescindere dalla democrazia. Per certi versi, è un’antitesi della Costituzione italiana del 1948 che si proponeva di non creare un esecutivo incontrollato e incontrollabile. L’abolizione delle coalizioni, infatti, toglie alla politica la possibilità di controllare l’azione di governo, con un Presidente del Consiglio che, di fatto, diventa, per l’intera legislatura, una sorta di ‘monarca assoluto’.
Rispetto al Porcellum la nuova legge elettorale reintroduce le preferenze. Ma ripropone 100 parlamentari con le liste bloccate. 100 parlamentari che non verranno eletti dai cittadini, ma ‘nominati’ dalle segreterie dei partiti. Di fatto, governo Renzi e Parlamento hanno riproposto, ridimensionandole, le liste bloccate che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali. Uno ‘schiaffo’ del Parlamento di ‘nominati’ (perché l’attuale Parlamento che ha approvato l’Italicum è quello eletto con il Porcellum) alla Consulta.
Resta da capire che cosa farà adesso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come già ricordato, l’attuale capo dello Stato ha fatto parte della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum. L’Italucum, lo ricordiamo ancora una volta, non sembra una legge che ha accolto i suggerimenti della Consulta. Al contrario, in parte li ha aggirati e in parte li ha contraddetti, riproponendo elementi già dichiarati incostituzionali.
Il Presidente Mattarella potrebbe non firmare la legge e rinviarla alla Camere. Lo hanno già chiesto i parlamentari del Movimento 5 Stelle. E l’ha auspicato, qualche giorno fa, l’ormai ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. Il capo dello Stato non potrà ignorare che una legge importantissima – che in una Democrazia dovrebbe essere condivisa almeno dalla maggioranza qualificata di un Parlamento (due terzi) – è stata invece approvata da poco più della metà dei parlamentari di Montecitorio. Non potrà ignorare che eminenti costituzionalisti hanno espresso dubbi sull’Italicum. E non potrà ignorare soprattutto, il clima che ormai si respira in Italia: un clima politico, economico e sociale estremamente pesante, con i cittadini che si sentono vessati da un potere sempre più arrogante.
E’ ormai palpabile, in Italia, la presenza di un dissenso sempre più acceso verso le scelte del Governo Renzi. Sulle ‘riforme’ del lavoro la Cgil – cioè la più grande organizzazione sindacale del Paese – è all’opposizione. Il Sud d’Italia, piano piano, sta tornando all’opposizione, come avveniva negli anni ’50 del secolo passato. Il fatto che questa parte del Paese sia governata, nella stragrande maggioranza dei casi, dal Partito di Renzi – il Pd – significa poco o nulla. Perché gli abitanti del Mezzogiorno, abbandonati dal governo Renzi, stanno cominciando a capire che Roma è sempre più lontana. Da anni la Svimez segnala che lo Stato centrale non eroga alle Regioni del Mezzogiorno i fondi per gli interventi ordinari con la scusa che, tanto, ci sono i fondi europei. Tesi truffaldina, perché l’Unione europea raccomanda l’addizionalità dei fondi europei, che si debbono sommare alle risorse dello Stato e non sostituirle!
Ma il governo Renzi sta facendo di più: non solo non eroga al Sud le risorse ordinarie, ma deruba alle Regioni del Mezzogiorno le risorse finanziarie che l’Unione europea destina allo stesso Sud. L’ha fatto lo scorso dicembre, strappando alle Regioni del Mezzogiorno 5 miliardi di euro dirottati, per lo più, nelle Regioni del Centro Nord. Tutte cose che i cittadini del Sud sanno.
Incredibile, poi, quello che sta succedendo con la scuola. Con il governo Renzi che ha deciso di penalizzare una categoria – quella dei docenti delle scuole superiori – che è sempre stata orientata a sinistra. E il problema, forse, è proprio questo: sono Renzi e il Pd che non sono più di sinistra, mentre i docenti delle scuole superiori, che sono rimasti, in larga parte, progressisti, si ritrovano, oggi, a scioperare contro un governo che non riconoscono più e nel quale non si riconoscono più.
Il Presidente Mattarella terrà conto di tutto questo o avallerà una legge elettorale poco democratica, già ‘cassata’, come già accennato, in alcune parti oggi riproposte, dalla Corte Costituzionale della quale ha fatto parte?
Superfluo aggiungere che la scelta di Mattarella, qualunque essa sarà, peserà nel giudizio che gl'italiani vanno maturando sul capo dello Stato.