S’ì fossi Francia, arderei ‘l mondo
S’ì fossi Gallico, lo tempesterei
S’ì fossi Senna, ì l’annegherei
S’ì fossi Presidente, mandereil ‘en profondo
S’ì fossi Macron, sarè allor giocondo
Che tutt’i Italian imbrigherei
S’ì fossi Fazio, sa che farei?
có tutti srotolerei la lingua a fondo.
S’ì fossi PD, voterei a Parigi
S’ì fossi Intllighenzia, giacerei con Lui
Similimente faria co’ í Turingi
S’ì fossi Emanuel, come sono e fui
Torrei i migranti giovani e istruiti
E gli altri disperati lasserei altrui.
Cecco Angiolieri mi ricorda tanto la brama e la cupidigia di un signore che ultimamente ha speso quarantacinque minuti del suo tempo su una televisione pubblica italiana a discettare sull’amore e sulla fratellanza. Parliamo, senza giri di parole, del presidentissimo Emmanuel Macron, il portavoce dell’Europa per bene (ovviamente la sua) che è stato appena “intervistato” dall’artista Fabio Fazio. Dico artista perché il suo contratto milionario alla RAI non sarebbe potuto esser tale se il conduttore non avesse rinunciato al tesserino da giornalista. Lo dico anche perché un’intervista così non la si vedeva dalle propagande per il Duce dell’Istituto Luce. Di sicuro Fazio non è giornalista, mettiamola così, anche se si comporta come tale. La cosa sorprendente è che il fu opinionista non ha chiesto a Macron praticamente nulla riguardante i veri motivi della frattura diplomatica tra Italia e Francia. Nulla sullo sconfinamento di Bardonecchia, nulla sull’illegale respingimento di migranti al confine, nulla sul termine “lebbrosi” al popolo italiano, nulla sullo stop all’acquisizione di STX da parte di Fincantieri, nulla sul patto di Aquisgrana delle (solite) Germania e Francia.

Quando Fazio annunciò l’intervista a Macron, già eccitato e reverente, pensai subito che poteva essere una buona occasione per chiedere a monsieur le Président un po’ di cose che ci avevano fatto incazzare, ad esempio quelle citate poc’anzi. Non mi ero fatto tante illusioni, ma lo spettacolo (perché di questo si tratta) andato in onda in prima serata sulla rete pubblica si è rivelato peggio delle aspettative. Un intervistatore inebetito e ossequioso, tronfio del fatto che con le sue due o tre domande può mettere a curriculum “intervista a leader straniero”. Per carità, Macron da parte sua faceva politica, non gli si può dire nulla. È il suo lavoro fare gli interessi del suo Paese. Italia e Francia sono amici, mi piace Napoli, l’Italia ha un territorio stupendo. Mancavano altri due o tre luoghi comuni prezzolati tipo “gli spaghetti sono buoni” o “la Ferrari corre forte” e poi eravamo pronti per una dose di insulina endovena.
Eppure la cosa più terribile e preoccupante è un’altra. La crisi diplomatica in Italia, il Paese più esterofilo che abbia mai visto, è stata vissuta dai molti della finta – sinistra come un senso di colpa. “Poveri noi, abbiamo fatto incazzare i francesi” oppure “il nostro governo cattivone ha torto perché dall’atra parte c’è la Francia buona che ha ragione”. Ovviamente sto utilizzando degli eufemismi, perché la realtà è anche peggiore!
Ricordo che, in una discussione random su Facebook, una ragazza/signora mi argomentava che avevamo sbagliato “perché la Francia è più forte” e noi ci dobbiamo star zitti. Io cercavo di spiegarle che questa crisi era stata voluta dalla Francia perché il governo italiano (secondo me timidamente) aveva toccato i suoi interessi sul Franco Africano (CFA) e sul Parlamento di Strasburgo (che sta lì solo per dar lavoro agli abitanti di Strasburgo). Ma nulla. Qualcun altro mi tirava fuori che avevamo perso la Seconda Guerra e quindi le cose stavano così. Una visione più settecentesca che moderna, dove per screzi personali si facevano guerre furibonde.

Fabio Fazio, almeno nella mia testa, rappresenta tutti questi complessati con la sindrome di Stoccolma. È scioccante come questa sindrome abbia la sua piena validazione nella classe cavial-intellettuale (la più caciarona) italiana. Durante la (piccola) crisi diplomatica, io avevo deciso di leggere giornalmente i giornali francesi per monitorare le loro opinioni. Neanche uno, non uno, si è permesso di dire nulla contro la scelta del suo Presidente. E sapete perché? Non per nazionalismo, no. Ma perché nei passaggi più delicati che riguardano la politica estera ogni cittadino sa che il proprio interesse è l’interesse dello Stato e viceversa. Nessuno francese ha mai dubitato che monsieur Macron facesse quello che stava facendo per il bene superiore della Francia. L’altro giorno, “Le Figarò” addirittura si stupiva di tutta questa visibilità data a Macron su una rete nazionale estera. Vi immaginate Mattarella parlare per un’ora nella TV di Stato francese? Ma quando mai!
Al di qua delle Alpi, è tutto uno srotolamento di lingue, estasi morali e sassaiole mediatiche contro il proprio governo. Le opposizioni, questa volta veramente infime e meschine, preferivano dar ragione a Barabba pur di accoltellare il governo alla schiena. Son fatti cosí, questi pazzerelli italiani.

Lungimiranti, come del resto notava Alessandro Manzoni nell’Adelchi, narrando la caduta del regno longobardo per opera di Carlo Magno. Un’immortale allegoria dell’italica gente. Nell’opera, il diacono Martino indica a Carlo Magno il passaggio nascosto tra le Alpi per conquistare il regno di Desiderio giustificandosi con “il volere divino”. L’Italia di oggi è piena di personaggi come Martino, che pur di andar contro qualcuno, venderebbero l’anima al Diavolo dichiarando di farlo per Dio. Il diacono Fabio Fazio Martino è solo uno dei tanti, ma guardatevi intorno e scoprirete tanti diaconi pronti a osannare chicchessia pur di averla vinta.