A volte accade che un attore viva un processo di interiorizzazione del personaggio così profondo ed intimo da creare una vera e propria simbiosi. Certo, è un processo taumaturgico raro, specialmente quando il personaggio da interpretare porta il nome di Oriana Fallaci. Eppure la somiglianza fisica, e soprattutto lo studio laborioso dei suoi scritti ad opera di Maria Rosaria Omaggio hanno trasformato l’evento “Oriana’s Words in Concert”, tenuto alla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, in un incontro vis-a-vis con una delle attrici italiane più lucide del ‘900.
L’intensa e ponderata interpretazione della Omaggio, gli oggetti di una vita sparsi sul palco, una macchina da scrivere come un monito, proiezioni di video-arte, la buona musica di Cristiana Pegoraro al piano, l’auditorium gremito, tutto ha contribuito alla riuscita dello spettacolo.
La narrazione segue la vita della Fallaci in divenire ed è condotta attraverso una serie di climax esplicativi del suo modo di vivere. La musica aiuta la scomposizione in momenti, aggiunge tono e colore quando serve, o semplicemente scompare quando è l’io più profondo a reclamare la scena.
Nella presentazione iniziale, la Omaggio introduce il personaggio intonando un monologo sulla libertà, tratto da Il mio cuore è più stanco della mia voce:
“Il mio culto per la Libertà è stato ed è frainteso (visto che per libertà non intendo caos e licenza e non mi stanco di ripetere con Alekos che la libertà è un dovere prima che un diritto). Il mio “anarchismo” è stato frainteso, visto che con Anarchia intendo qualcosa di sacro, di superiore, un utopistico stato in cui il cittadino si governa da sé senza offendere gli altri, senza uccidere, senza rubare […]. “.
Oriana Fallaci è stata la prima donna italiana ad essere inviata in zone di guerra. Era la tragedia del Vietnam e lei aveva 38 anni. Lo spettacolo pone l’accento spesso sulla sua determinazione e anticonformismo:
“essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che urla d’essere ascoltata.”
– tratto da La rabbia e l’orgoglio
Ci sono stati momenti interessanti, come quando la Omaggio-Fallaci ci parlava dei suoi amori e del rapporto con Pasolini, ma soprattutto ci sono stati momenti importanti, ovvero il discorso sulla libertà e il ricordo di come venne brutalmente attaccata da una destra e una sinistra “caviale e champagne” per aver detto (e scritto) la sua verità.
L’intero passaggio deve esser visto in senso pratico, e cioè ragionando sulle vicissitudini personali e processuali di una donna nell’Italia (Europa) conformista; ma soprattutto in senso metaforico, come paradigma dell’intellettuale che si sente privato della libertà di trattare argomenti che una certa parte di società non vuole ascoltare. Molti libri della Fallaci, le “sue creature” per citarla, sono tentativi di portare il discorso “al sale delle cose”, dare un’opinione più o meno condivisibile, scuotere le menti intorpidite degli occidentali.
Dunque il suo intero pensiero è oggi più attuale che mai, in un’epoca dove il conformismo ha mutato forma nel politicamente corretto e nel globalismo, e la gran parte delle società occidentali si rifiutano addirittura di ridiscutere certi temi. Sarebbe interessante conoscere l’opinione della Fallaci sul #metoo, lei che ha descritto Hollywood dall’interno, ridicolizzandone a volte i parossismi e le luccicherie. Sarebbe ancora più interessante, alla luce della Brexit, conoscere il suo pensiero sull’Italia nel contesto Europeo. Un vero e proprio tabù per cui chi ne parla per onestà intellettuale vien tacciato di sovranismo, nazionalismo e, ma si, anche fascismo. Se una cosa è forse mancata a questo incontro è stato uno spazio (il coraggio?) di affrontare l’ultimo tabù, e cioè la politica europea. La Fallaci, un po’ Penelope e un po’ Cassandra, sembrava avere le idee chiare sull’Europa. Citando da Intervista a se stessa del 2004:
“Che cosa intende per Europa? Una cosiddetta Unione Europea che nella sua ridicola e truffaldina Costituzione accantona quindi nega le nostre radici cristiane, la nostra essenza? L’Unione Europea è solo il club finanziario che dico io. Un club voluto dagli eterni padroni di questo continente cioè dalla Francia e dalla Germania. È una bugia per tenere in piedi il fottutissimo euro e sostenere l’antimericanismo, l’odio per l’Occidente. È una scusa per pagare stipendi sfacciati ed esenti da tasse agli europarlamentari che come i funzionari della Commissione Europea se la spassano a Bruxelles. È un trucco per ficcare il naso nelle nostre tasche e introdurre cibi geneticamente modificati nel nostro organismo.”
Se Oriana Fallaci fosse ancora viva sarebbe stata bollata come sovranista, fascista, estremista, nazionalista, razzista, filo-comunista, classista. Eppure lei si definiva intimamente anarchica, e quindi libera di dire sempre la verità.