Le elezioni europee del 23 maggio si avvicinano, così come quelle amministrative per oltre 3.846 comuni italiani. Ciò che ne uscirà dalle urne sarà molto importante perché valuterà la maturità dell’elettorato nella scelta dei propri rappresentanti in Italia e in Europa.
Vorrei parlarvi proprio della mia nazione, l’Italia, soffermandomi su un piccolo paese dell’Irpinia: Parolise. Questo tranquillo comune di 800 abitanti rispecchia, in scala, quello che sono diventate le elezioni in Italia.
A Parolise sono candidati a sindaco 5 persone con rispettive 5 liste. Due di queste sono liste civiche, riconducibili a persone del posto o in qualche modo legate al paese. Sulle altre 3 aleggia un alone di mistero. Nessuno conosce i nomi dei candidati, né quello del pretendente sindaco. Nei bar del paese ci si domanda chi siano. Ho fatto qualche ricerca nella Prefettura di Avellino (la provincia di appartenenza, ndr), sui social e ho intervistato il candidato a sindaco D.S.
La sua lista ha un nome che richiama i valori umani e domandando in giro si dice che questo signore “è stato portato” da qualcuno del Paese per far conoscere il neonato partito. Ecco il primo problema: le elezioni di un paese utilizzate come un canale di marketing qualsiasi.
Ho intervistato il candidato che gentilmente ha risposto alle mie domande. Proprio per omaggiare la sua disponibilità, ho deciso di trascrivere parola per parola il suo piano politico per Parolise:
1- Agricoltura sostenibile ed ecologica affinché non si usino più pesticidi
2 – Valorizzazione del patrimonio storico – culturale e ambientale
3 – Pubblica amministrazione sempre più trasparente al servizio dei cittadini
4 – Miglioramento dell’offerta formativa per la buona crescita dei giovani della comunità
5 – Comunicazione trasparente, partecipata e libera.
6 – Programmazione della spesa comunale con costante confronto con i cittadini
7 – Realizzazione di una rete tra i comuni circostanti per una maggiore valorizzazione storica e culturale
8 – Che si renda megafono etico per i cittadini affinché si prenda coscienza delle vere cause che provocano crisi e carestie, per promuovere il cuore del programma del PVU
9 – Con l’attuazione del nostro programma socio economico, immaginiamo i nostri comuni ripopolati, grazie alle nuove tecnologie, ai nuovi saperi e alle giuste politiche economiche a sostegno della famiglia e delle piccole e medie imprese.

Notate qualcosa? Io, che conosco vizi e virtù del mio paese, vedo tante belle parole, molto generiche, che potrebbero andar bene per qualsiasi partito di qualsiasi città. Parole che diventano vuote, insomma. Cosa si fa con il ponte in costruzione? Qual è il piano di sviluppo dell’area PIP? A chi destinare i beni comunali inutilizzati?
Essendo un po’ pignolo, ho cercato su Google queste proposte e le ho ritrovate quasi interamente in vari manifesti politici nazionali. Non me ne voglia questo gentile signore, ma non credo conosca un solo problema di Parolise. Il resto è marketing.
La seconda lista ha come candidato lo sconosciuto F. R. e ci parla di realtà. Il candidato sindaco risulta nato a Benevento nel 1991, e probabilmente lavora presso la protezione civile. La realtà è che né lui, né i suoi candidati, hanno mai messo piede in paese. Ecco il secondo problema: perché candidarsi?
Alcuni di questi candidati risultano essere dipendenti pubblici, a cui la legge da diritto ad un mese di ferie per dedicarsi alla campagna elettorale. Non sarà mica questa per questa ragione che Parolise ha così tanti candidati?
Dovessero vincere, si ritroverebbero in un paese a cui non devono niente, e con un (piccolo) stipendio. A fronte di zero spese, mica male.
L’ultima lista “straniera” ha come candidato sindaco lo sconosciuto D.T. Sembra faccia parte di una Forza dell’Ordine Italiana (Polizia o Carabinieri), così come tutti e dieci gli appartenenti alla lista. Il nome della lista richiama una progettualità propensa al future; un nome così generico che potrebbe calzare bene a qualsiasi altro comune d’Europa. Peccato che nulla lega al territorio queste persone. La cosa “simpatica” è che alcuni di loro attualmente risiedono in Puglia o Calabria.
Questa è la svilente situazione in cui versano la maggior parte dei comuni italiani al di sotto dei 15mila abitanti. Sfruttati, denigrati, reietti per cinque anni. Poi magicamente al centro dell’agone politico provinciale con pretendenti sindaco da tutta Italia.
La situazione ha il sapore agrodolce del film “Matrimonio all’Italiana”, di Vittorio De Sica. Nel film, Domenico Soriano (Marcello Mastroianni) è costretto con ricatto da Filomena (Sofia Loren) ad accettare tutti e tre i figli di lei come suoi, perché tra quelli ce n’è uno che è suo figlio naturale. Queste “elezioni all’italiana” mal si addicono al delicato compito di guidare piccoli paesi con poche risorse. Per quanto ancora dobbiamo essere testimoni passivi di subdoli scopi altrui?