All’inizio di ogni mese, al Palazzo di Vetro, l’ambasciatore del paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, tiene una conferenza stampa, ma venerdì, primo marzo, davanti ai giornalisti a presentare il programma c’erano due ambasciatori, François Delattre e Christoph Heusgen, rispettivamente quello di Francia per la presidenza di marzo e quello di Germania per la presidenza di aprile. Infatti i due grandi paesi europei hanno deciso di celebrare così il recente trattato di Aquisgrana in cui Parigi e Berlino hanno mandato un segnale chiaro e forte, ancora una volta, su come la loro alleanza all’interno dell’Europa avrà sempre più peso sul futuro dell’Unione Europea. E nell’intesa tra Merkel e Macron, l’ONU ha un ruolo centrale perché nel trattato é stato specificato che la Francia aiuterà la Germania ad ottenere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza.

Durante la conferenza stampa i colleghi giornalisti di tutto il mondo hanno cominciato a fare le domande su alcune delle maggiori problematiche che si discutono ogni mese al Consiglio di Sicurezza, quindi ovviamente Nord Corea, Siria, Yemen, Birmania, Libia, la questione palestinese, gli Hezbollah libanesi, il Mali, la regione del Saleh, Camerun… Qualcuno ha anche chiesto come mai mancasse, nel loro programma presentato dei lavori, il Venezuela che proprio il giorno prima era stato al centro di uno scontro al consiglio di Sicurezza con il veto posto dalla Russia sulla risoluzione presentata dagli USA contro il governo di Maduro che aveva ricevuto 9 voti a favore (senza il niet russo sarebbe passata). Quando è toccato a noi della Voce porre una domanda, non potevamo non far notare questa dimostrazione di “unità” franco-tedesca spacciata per unità dell’Europa, che invece nei fatti appare sempre più debole. E quindi abbiamo chiesto (vedi video sopra minuto 46:56):
Sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, appena lunedì scorso il ministro degli Esteri russo Lavrov ha dichiarato che il Consiglio di Sicurezza deve essere riformato, denunciando anche nella sua composizione la presenza di troppi paesi europei. Allora chiediamo all’ambasciatore tedesco, non sarebbe il caso che l’Europa dimostri unità almeno nella proposta di riforma del Consiglio invece che le divisioni tra Germania e Italia? (Da oltre Vent’anni, la Germania cerca una riforma che gli assicuri un nuovo seggio permanente – senza diritto di veto – nel CdS, mentre l’Italia continua a stoppare le sue ambizioni e ora spinge per un seggio dell’UE).
L’ambasciatore francese Delattre sembrava contento di lasciare la risposta al collega tedesco, e si assicurerà di dare la sua stoccata dopo.
“Dato che era rivolta a me” ha detto Heusgen, “fatemi subito dire qualcosa rispetto all’unità europea: sono sicuro avete sentito cosa l’ambasciatore Delattre ha detto all’inizio sul significato principale di questi due mesi di co-presidenza, e cioè di far avere all’Europa una forte e unita voce europea. E se siete stati regolari ad assistere ai lavori nello scorso anno del CdS, avrete sicuramente assistito a molti stakeout fatti insieme dagli ambasciatori europei all’Onu, l’ultimo la scorsa settimana proprio sul caso Venezuela in cui non avevamo soltanto i membri attuali europei del Consiglio di sicurezza, ma anche quelli appena trascorsi, e quindi anche la nostra cara amica ambasciatrice italiana. Quindi, a riguardo della riforma del Consiglio di Sicurezza, penso di essere pienamente d’accordo con il ministro degli Esteri russo, sì abbiamo bisogno di una riforma, il Consiglio di Sicurezza nella sua forma attuale non riflette le realtà di questo mondo. Infatti nelle negoziazioni intergovernative che sono avvenute all’inizio della settimana, la Francia e la Germania ancora una volta hanno parlato con una voce sola e abbiamo bisogno di riforme. Ma non siamo ancora nemmeno vicini ad avere una discussione sul merito di quanti paesi europei dovrebbero starci nel consiglio, perché c’è un blocco delle discussioni e non arriviamo neanche ad avere un testo su cui basare una negoziazione sulle diverse opzioni possibili, e la Germania e l’Italia non saranno nei dettagli sulla stessa linea, ma non abbiamo neanche una base per poter cominciare la negoziazione per la riforma.
Quindi interpreto il suo commento magari come un segnale di disponibilità che anche il suo paese è pronto ad andare nella direzione di avere un testo base per il negoziato in cui le diverse opzioni sono presenti e poi si decide. Perché se non riformiamo il Consiglio di Sicurezza, questo perderà legittimità e quindi penso che sia giunto il momento di andare avanti. E di nuovo io sono molto grato per la stretta collaborazione tra Germania e Francia riguardo alla posizione da assumete rispetto alla riforma”.

A questo punto, a completare l’opera dell’intesa d’acciaio franco-tedesca sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, ci ha pensato l’ambasciatore Delattre:
“Se posso vorrei aggiungere qualcosa sul tema. Per noi la chiave di una riforma dell’ONU che sia credibile nel lungo periodo si basa nell’apertura. L’apertura funziona su tre diverse aree. L’apertura del Consiglio di Sicurezza, quindi nella sua espansione che è un obiettivo strategico che la Francia ha, e che è lo stesso obiettivo che ha la Germania. Quindi su questo non solo abbiamo una opinione comune, noi vogliamo un allargamento del Consiglio di Sicurezza nelle due diverse categorie, in quella permanente e in quella non permanente, quindi India, Brasile, Germania, Giappone e una equa rappresentanza per l’Africa e questa è la prima parte cruciale. Se crediamo nell’ONU e nella rappresentazione del Consiglio di Sicurezza, dobbiamo assicurarci che l’allargamento sia un successo che avvenga prima invece che tardi. La seconda colonna dell’apertura è quella della partnership. Le Nazioni Unite non possono essere riconosciute al centro della gravità del multilateralismo in tutto il mondo fino a quando l’ONU potrà agevolare le partnership… La terza area dell’apertura è quella alla società civile, apertura al mondo del business, alle NGOs, ai sindacati, a tutti coloro che detengono le azioni che danno vita all’ONU. Io credo che insieme, se siamo capaci – e ovviamente ci vorrà del tempo – di aver successo in tutte e queste tre aree di apertura, allora sarà di molto aiuto per il futuro, perché la credibilità del successo del Consiglio di Sicurezza e delle riforme dell’ONU attraverso un suo allargamento è una delle aree chiave e per questo ha una priorità speciale nella nostra diplomazia”.
Chiaro? La Germania dice praticamente che la riforma è bloccata e si augura che ora l’Italia aiuti a sbloccarla, e la Francia conferma che una volta sbloccata, aiuterà la Germania a raggiungere la riforma che vuole lei: quella che gli assicurerà un seggio permanente a discapito della riforma appoggiata dall’Italia e dal suo gruppo di volenterosi paesi anti nuovi membri permanenti chiamato “Uniting for Consensus” che invece sono sì per un allargamento del CdS, ma senza aumentare i membri permanenti ma assicurando una maggiore e più democratica rotazione dei membri non permanenti eletti dall’Assemblea Generale.
Quando l’ambasciatore tedesco, nella sua risposta alla nostra domanda, ha detto di interpretare “il suo commento magari come un segnale di disponibilità” dell’Italia, scoprirà invece ancora un volta che, governo giallo-verde o bianco-rosso che sia, Roma non accetterà di “collaborare” alla riforma voluta da Berlino con l’appoggio di Parigi. E quindi, per la riforma del Consiglio di Sicurezza, fin quando Francia e Germania non avranno i numeri all’assemblea Generale, aspetta e spera….
Da questa conferenza stampa comune di Francia e Germania all’ONU, degno di nota anche un altro momento che conferma le relazioni “furiose” che intercorrono tra il governo di Angela Merkel e quello di Donald Trump. Quando è arrivata la domanda del giornalista americano Frank Ucciardo di TRT World, in cui citava un intervento dei due ambasciatori sul Financial Times, in cui i due scrivevano: “as the world in confronted with unprecedented global challenges, American commitment to shared values and common solutions has rarely been more critical”. Quindi, concludeva Ucciardo, “sembra che sosteniate che gli Stati Uniti non condividono i vostri valori…”
A questo punto l’ambasciatore tedesco ha ripreso il microfono:
“Siamo onesti. Abbiamo una situazione con i nostri amici americani in cui ci sono risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che sono state approvate insieme e che ora l’amministrazione americana non segue più e vi do due esempi. La JCPOA che era stata supportata dal Consiglio di Sicurezza e che ora il governo americano ha preso le distanze, o quando il governo americano ha deciso di trasferire la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Questo contro la risoluzione 478 del Consiglio di Sicurezza. Quindi quando dico che dobbiamo rafforzare il multilateralismo, quando diciamo che dobbiamo rafforzare un ordine basato sulle regole, poi ci sono coloro che non seguono più questo ordine basato sulle regole. Sfortunatamente abbiamo visto come l’amministrazione USA non ha rispettato un ordine basato sulle regole”.
Quindi il francese Delattre ha aggiunto:
“Certo che certi sviluppi hanno spinto la Germania nelle braccia dei francesi, e ovviamente ne siamo contenti. Ma scherzi a parte, quello che avete più volte ascoltato è che nel mondo di oggi abbiamo bisogno di un impegno e di un coinvolgimento degli Stati Uniti, che sono ancora presenti nello scenario mondiale. Spesso uso un aneddoto personale di quando era ambasciatore a Washington pochi anni fa. Il mio messaggio chiave alla Casa Bianca, al Congresso, era di dire all’amministrazione ‘di darci un po’ di spazio per respirare, non cercate di occuparvi di tutto quello che accade nel mondo (“don’t micro manage the world”.) Beh, il mio messaggio di oggi per gli amici Americani e spero che arrivi su tutti i canali disponibili, è: ‘cari amici americani, rimanete coinvolti negli affari del mondo, rimante anche coinvolti e impegnati nelle Nazioni Unite”.
Con ultime parole dell’ambasciatore tedesco Heusgen:
“Il multilateralismo è vantaggioso per tutti e vogliamo continuare a cercare di convincere i nostri amici americani di rimanere coinvolti, abbiamo bisogno di loro, assolutamente”.
All’articolo ha collaborato Emma Bass
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