Il tempo non passa mai in Italia, e così la situazione continua ad essere grave, ma non seria, proprio come mezzo secolo fa, quando il grande Flaiano pensò il suo aforismo più celebre. Ci lasciamo alle spalle una quasi crisi di governo e forse un Pdl spaccato per sempre, ma ci sarà certamente il modo e il tempo per cambiare idea. E quando capiterà sui giornali della destra magari leggeremo un altro fondo ispirato dal metodo Boffo, proprio come è accaduto in questi giorni nel momento più grave dell’autunno caldo di Enrico Letta. Lo ha scritto Alessandro Sallusti, il direttore de il Giornale, citando uno per uno i nomi dei ministri «traditori»: Alfano, Quagliariello, Lorenzin, Lupi e Di Girolamo. Erano pronti a voltare le spalle al capo assoluto, l’eterno e sempre più acciaccato Berlusconi, e dunque la «macchina del fango» (definizione di Alfano) si è rimessa in moto. Dopo avere colpito l’ex direttore di Avvenire, appunto il povero Boffo che da quel colpo non si è più ripreso, si è occupata a più riprese di una mezza dozzina di magistrati rei di avere combinato qualcosa contro l’editore del Giornale, dalla Boccassini al giudice Mesiano, quello dei calzini azzurri che condannò Berlusconi a pagare 750 milioni di euro a De Benedetti, ricordate? Ha sparato bordate alzo zero contro Gianfranco Fini, il nemico numero 1, il traditore per eccellenza secondo i fedelissimi, e adesso ha messo nel mirino l’ex devoto Angelino e gli altri ministri che non volevano lasciare le poltrone. Per questo non è affatto una coincidenza che Sallusti nel suo editoriale parlando di Alfano e compagni, abbia citato proprio Fini, anzi, «quel genio di Gianfranco Fini», e subito i presunti transfughi del Pdl hanno capito che aria tirava. Contro di loro si stava scatenando la macchina del fango che tante altre volte era stata messa in moto con altri bersagli e finalità.
Devo ammettere, non sono un grande lettore dei giornali di destra. Li leggo per mestiere, ma mi annoia quel tono da perenne guerra fredda, quella continua caccia all’eretico anti berlusconiano e al comunista di turno. A parte il fatto che di comunisti in Italia ce ne sono pochissimi e quelli che ci sono sono chiusi nelle riserve come gli Apache, l’unico vero grande amico dei comunisti veri è proprio Berlusconi che non smette mai di ricordare quanto è legato a Putin, ex spia del Kgb, e come si dorme bene nel lettone che gli ha regalato.
E allora, facendo finta di essere un marziano caduto a Roma (sempre Flaiano docet), mi domando quale sia il vero ruolo dei giornali in Italia. Sparare contro il nemico dell’editore, oppure informare? La realtà ha molte facce, chi legge vorrebbe conoscerle tutte.