Agli USA spetteranno le scelte giuste per rimanere la guida indiscussa del mondo occidentale. Il Glass-Steagall Act, approvato dal Congresso degli Stati Uniti, fu la risposta politico economica alla crisi finanziaria iniziata del 1929 che già agli albori del 1933 aveva messo in ginocchio numerose banche americane e quasi l’intero sistema produttivo ed industriale degli USA. La legge bancaria Glass-Steagall del 1933 aveva come obiettivo quello di introdurre, nel sistema creditizio statunitense, tutte le misure idonee per contenere la speculazione da parte degli intermediari finanziari con operazioni spesso a spese del “parco buoi” delle banche, i clienti risparmiatori.
Con questo importantissimo atto legislativo il Congresso americano fece nascere due strumenti fondamentali che avrebbero, di lì in avanti, regolato e calmato il mercato finanziario americano prima e del mondo poi agendo, oltretutto, da leva per il mondo industriale caduto in ginocchio per il protarsi della depressione. Il primoprovvedimento fu quello di varare la nascita della Federal Deposit Insurance Corporation con lo scopo precipuo di garantire i depositi dei clienti e di prevenire, quindi, le corse allo sportello delle banche ed eliminare, quindi, il rischio da panico bancario, come nel 1929, che vide i clienti precipitarsi in massa presso gli sportelli per cercare di recuperare e salvare i propri risparmi.
Il secondo provvedimento prevedeva, invece, anche l’introduzione di una netta separazione tra l’attività bancaria tradizionale e l’attività bancaria di investimento. Le due attività non potevano essere esercitate dallo stesso intermediario finanziario come era stato fino ad allora. Questo vitale provvedimento realizzò così la separazione tra le banche commerciali e quelle di investimento. E per 66 anni, questa norma, è stata la base del sistema bancario e finanziario mondiale la qual cosa evitava, sul nascere, qualsiasi forma di conflitto di interesse ovvero la consolidata e truffaldina abitudine di usare i soldi dei risparmiatori in deposito per scorribande e investimenti cartacei nel mondo della finanza. Finché il 12 novembre 1999 non ci pensò il Presidente Bill Clinton a promulgare una nuova legge, nota con il nome di Gramm-Leach-Bliley Act, che abrogava buona parte delle disposizioni del Glass-Steagall Act del 1933 e che, come si è visto, prevedeva una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e banca d’investimento (investment banking).

In tal modo Bill Clinton passa alla storia restituendo ai lupi di Wall Street la possibilità di speculare ed arricchirsi in modo smisurato mandando successivamente in tilt il sistema finanziario USA e mondiale che venne sancito un venerdì pomeriggio, per la precisione il 12 settembre 2008, quando i vertici delle più importanti banche commerciali e di investimento degli USA si riunirono negli uffici della Federal Reserve e decisero che Lehman Brothers doveva fallire aprendo di fatto la più grossa crisi finanziaria del mondo e di cui, ancora oggi, con valanghe di titoli tossici e derivati si paga ancora il salato prezzo.
Questo necessario preambolo di storia economica per far comprendere che i vari tecnicismi degli economisti “devono” essere superati dalla “politica” come avvenne nel ’33. Ed è la sfida che deve lanciare Joe Biden altrimenti non ne usciranno gli Stati Uniti con conseguenze nefaste per tutti i suoi alleati. Se, invece, la Casa Bianca lascia fare alla Fed i guai si scaricheranno sulla pelle delle persone. “Siamo fortemente impegnati a riportare l’inflazione verso il basso, e ci stiamo muovendo rapidamente”. Con queste parole Jerome Powell ha liquidato i senatori della commissione Banking, Housing, and Urban Affairs. La sua audizione semestrale al Congresso è stata per lui l’occasione per ribadire che l’unico obiettivo è l’inflazione senza spiegare, però, quali costi si scaricheranno su scala nazionale e planetaria. Ammonendo, anzi, che le retribuzioni potrebbero ulteriormente salire oltre la crescita produttiva. A seguito la Lagarde alla BCE aumentando i tassi UE si è lanciata nella scia della FED e qui si avverte la mancanza della politica oltre che della competenza. Infatti al suo posto ci doveva essere un professore socialista candidato all’Eliseo che fu azzoppato da un presunto scandalo sessuale che, in poco tempo, si rivelò inesistente ma che gli bruciò la Direzione del FMI, l’Eliseo e la BCE.

Qualcuno chiederà il perché e la risposta è semplice, immediata: Dominique Strauss-Kahn da valente professore di economia faceva prevalere, in certi delicatissimi momenti, la sua anima politica sui tecnicismi. Guidava una piattaforma di principi keynesiani, in contrasto con la scuola di orientamento liberista dominante presso il FMI e proponeva apertamente di combattere la diseguaglianza dei redditi attraverso il ritorno alla piena occupazione e gli investimenti di natura pubblica: ridistribuzione della ricchezza, regolazione dell’economia e lotta alle ineguaglianze alla nascita erano il suo credo.Ma qualcuno di importante, però, ha detto di no alla FED, infatti la Bank of Japan sta andando in controtendenza rispetto alle maggiori banche centrali e conferma anche il controllo della curva sul titolo di Stato decennale.
Prendendo le distanze dalla FED ha confermato la politica espansiva e tiene i tassi negativi invariati al tasso di interesse a breve termine al -0,1% e quello per i rendimenti obbligazionari a 10 anni intorno allo 0% durante la riunione di giugno. La BOJ ha anche affermato e deciso che intende acquistare quantità illimitate di obbligazioni per difendere un limite implicito dello 0,25% ogni giorno di mercato del titolo decennale, confermando in questo modo la guidance sulle operazioni di mercato.
In conclusione Biden dovrebbe far prevalere la politica contro i tecnicismi abrogando la Gramm-Leach-Bliley Act di clintoniana memoria e con una equilibrata politica di stop and go far abbassare lentamente l’inflazione e sostenere la crescita economica per gli USA e l’intero occidente.