La Statua della Libertà che non ti aspetti è a Chelsea, sulla High Line. Ed ha tutt’altro che l’espressione severa che scruta l’orizzonte dell’Oceano.
È una Lady Liberty differente, con il volto che ricorda un cartone animato, ed ha un’anima tutta italiana, sia nell’ideazione sia nella realizzazione. Questa opera d’arte contemporanea è una replica in bronzo ideata da Paola Pivi e prodotta dall’antica Fonderia Artistica Battaglia, a Milano.
“You know who I am”, tu sai chi sono, è frutto di una riflessione personale dell’artista, che vive in Alaska ormai da anni. Paola Pivi scava nelle emozioni di chi negli Stati Uniti ha trovato la libertà e il successo, ma anche di chi li ha rincorsi invano. Ecco come nasce l’idea di realizzare sei maschere per rappresentare sei differenti volti della speranza, in una scultura che cambierà pelle nel corso del tempo, fino alla primavera del 2023. I ritratti stilizzati sono un’opera nell’opera e si alterneranno su una perfetta replica in scala di Miss Liberty, ottenuta da un calco in gesso del modello originale in bronzo di Frédéric-Auguste Bartholdi. È la prima volta che Paola Pivi si è confrontata con la fusione del bronzo. Uno dei sei volti di “You know who I am” è ispirato al figlio dell’artista, adottato in India e diventato cittadino americano dopo una lunga battaglia legale durata quattro anni. Le altre cinque maschere sono la sintesi di altrettante storie.

Come quella di Marco Saavedra, in prima linea nell’attivismo comunitario. Messicano, si è trasferito dopo un lungo e faticoso viaggio nel quartiere newyorkese di Washington Heights nel 1992. La sua è una storia di lotte per i diritti civili, che passa anche da detenzione e sciopero della fame, fino all’autodeportazione. Marco Saavedra, però, ce l’ha fatta e l’anno scorso ha ottenuto dagli Stati Uniti l’asilo. Durante la pandemia, il ristorante della sua famiglia ha fornito centinaia di pasti gratis ai membri della comunità. In un’intervista rilasciata a Jeff Rian nel 2006 Paola Pivi confida di essersi avvicinata all’arte contemporanea per caso, frequentando l’Accademia d’Arte di Milano a 24 anni. Voleva imparare a disegnare, ma più per passatempo.
Poi ha disegnato una maglietta, e, nel 1997, realizzato un olio su tela raffigurante un camion ribaltato, pensato mentre era in coda, nel traffico. L’arte contemporanea è stata dapprima un divertimento per lei, poi si è trasformata in ragione di vita. I suoi lavori sono stati esposti in tutto il mondo.
Ma ci sono altre opere in mostra nell’estate culturale della High Line. “Windy” ad esempio. E’ all’altezza della 24ma strada, sempre a Chelsea. L’ha realizzata Miriam Bennani ed è una scultura rotante che ricorda un tornado, ispirato proprio alla costante trasformazione della High Line. All’altezza della 12ma Strada, invece, c’è un’opera di Nina Beier, “Women & Children”. E’ una fontana composta da sculture in bronzo recuperate, con l’acqua che sgorga dagli occhi, creando lacrime che ricordano un cartone animato, simbolo, secondo l’artista, di fragilità. Ed ancora, all’altezza della 30ma Strada, in cima a un palo d’acciaio spicca “Untitled”, il drone astratto di Sam Durant. Infine sulla High Line, il grande murale di Jordan Castell, “The Baayfalls”, ritratto di Fallou, donna di Harlem, e di suo fratello Baaye Demba Sow.
High Line commissiona e produce ogni anno opere appositamente per il parco, che si conferma punto di riferimento per l’arte contemporanea a cielo aperto, accessibile a tutti gratuitamente.
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