Una notizia che vale 500 milioni di euro. Gli Stati Uniti sospendono i dazi messi all’Italia nelle esportazioni agroalimentari e fanno sorridere un settore che pesa oltre cinque miliardi. Formaggi, salami, mortadelle, crostacei, agrumi e liquori. Un buffet di pietanze dove il made in Italy si fa sentire.
Lo stop alla tassa al momento è pensato per durare quattro mesi, ma nulla vieta di sperare che, con Joe Biden al comando degli USA, l’interruzione possa essere prolungata. L’annuncio è arrivato qualche giorno fa per bocca della Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, che ha dichiarato di aver parlato con l’inquilino della Casa Bianca e di aver finalmente raggiunto un accordo.

L’intesa tra Stati Uniti e Unione Europea arriva a un anno e mezzo dal 18 ottobre 2019, data in cui Donald Trump ufficializzò l’introduzione di una tariffa che prevedeva un surplus del 25% a molti dei prodotti esportati dall’Italia. Una mossa isolazionista che ha dato un duro colpo ai professionisti dell’agroalimentare, impegnati ogni giorno a far conoscere nel mondo la qualità e la raffinatezza dei prodotti italiani.
I più penalizzati, senza dubbio, sono stati i membri del settore caseario. Latte, formaggi e derivati. Una catena di produzione che, grazie ad alcune eccellenze, è riuscita a imporsi nel mercato internazionale. Chi non conosce, ad esempio, il Parmigiano Reggiano? Un formaggio che vede negli States il primo mercato d’esportazione: 12 mila tonnellate di prodotto che attraversano ogni anno l’Atlantico per finire sulle tavole degli americani.

Con Trump al potere le cose si sono complicate. I dazi hanno fatto lievitare le tariffe per procedere all’export, portandole da 2,15 a 6 euro al chilo e così anche il prezzo di vendita è aumentato. Se negli scaffali a stelle e strisce un chilo di Parmigiano si acquistava a 40 dollari, con le regole di Trump sono diventati 45.
Il rincaro, ovviamente, si è fatto sentire ed è proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano a fornirne i dati precisi. Nel periodo gennaio-novembre del 2020, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, l’esportazione negli Stati Uniti ha avuto un calo del 11,1%, secondo soltanto a quello del mercato asiatico. Percentuali che significano denaro e denaro che si traduce in lavoro per tanti impiegati specializzati.
Esulta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio, che ricorda come “il pieno sviluppo del mercato americano sia di cruciale importanza per la sostenibilità della nostra filiera, composta da 321 caseifici, 2.600 allevamenti e 50 mila persone. Un sistema che genera un valore di affari al consumo pari a 2,35 miliardi di euro. Ringraziamo la Commissione Europe e in particolare l’europarlamentare Paolo De Castro, che si è battuto per la sospensione delle tariffe aggiuntive tra USA e UE che hanno pesato sulle esportazioni aggiungendosi ai gravi impatti economici provocati dalla pandemia. Siamo ottimisti per il futuro: ci auguriamo che l’amministrazione Biden metta fine a questo contenzioso commerciale che non è più sostenibile”.

Ma Bertinelli non è il solo a tirare un sospiro di sollievo. Anche Lisa Ferrarini, presidente dell’azienda che porta il suo nome e che è ad oggi tra le più importanti realtà europee nel settore agroalimentare, accoglie con entusiasmo il passo avanti di Joe Biden, ricordando che “dal nostro osservatorio stiamo vedendo una buona vivacità nella richiesta dai nostri clienti negli Stati Uniti. Oltre ai consumi delle famiglie, sta ripartendo la richiesta da parte del mondo della ristorazione, grazie ad una campagna vaccinale entrata nel vivo, dopo mesi di blocco totale”.
Un piccola vittoria per un settore di cui l’Italia si fa vanto e l’occasione per garantire a migliaia di lavoratori qualche speranza in più, in un futuro reso incerto dalla pandemia e dai pesanti dazi di Donald Trump.