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Se abbiamo fallito abbiamo diritto a chiedere perché: parola di Gunter Pauli

L'impatto del coronavirus e il nostro futuro sostenibile: intervista esclusiva all'imprenditore e pedagogo, già consigliere economico del Premier Conte

Alina Di MattiabyAlina Di Mattia
Se abbiamo fallito abbiamo diritto a chiedere perché: parola di Gunter Pauli

Gunter Pauli (Photo Credit Fondazione Barilla per La Voce di New York)

Time: 9 mins read

“Tutto ha avuto inizio con un Tweet: se fossimo o meno pronti ad applicare il metodo di ricerca scientifico per le correlazioni quale mezzo per identificare cause ed effetti di questa violenta pandemia – in particolare a Wuhan e nel Nord Italia..  In migliaia sono intervenuti ponendosi le stesse domande, ma sono state parecchie le offese ricevute. Un attacco aggressivo che ha continuato per settimane. Si sono smobilitate persino le forze politiche, come se non fosse mio diritto e di ogni cittadino quello di fare domande. Qualcosa di più grande di un tweet stava accadendo:  l’attacco alla democrazia usando tecniche già sperimentate dai nazisti ma che fortunatamente non mi intimidiscono. Al contrario mi hanno spinto a fare ricerche per trovare soluzioni”. 

A parlare è il Prof. Gunter Pauli, imprenditore, pedagogo e autore belga, che gli italiani hanno conosciuto già come consigliere economico del Premier Giuseppe Conte, capo del governo che continua ad avere una task force composta da virologi, epidemiologi, sociologi e psicologi per la fase 2 della pandemia. Il più grande rivoluzionario ambientalista del XXI secolo, padre della Blue Economy che ha introdotto nuovi modelli di produzione a livello globale e nuove opportunità per migliorare la società in cui viviamo.

La filosofia che scrive nei suoi libri, tradotti in ben 50 lingue, messa in pratica con successo, trae ispirazione dai principi che regolano i cicli naturali in cui nulla viene sprecato e tutto viene riutilizzato, e la cui chiave risiede nello “sviluppare la creazione di valore con tutte le risorse disponibili”.

Sono trascorsi ormai tre decenni da quando il brillante e innovativo economista iniziava a parlare di ‘emissioni zero’, ovvero di economia circolare basata su risorse rinnovabili e con restituzione di zero rifiuti, concetto che supera di gran lunga quello della green o red economy appannaggio di facoltose elités, e che potrebbe combattere efficacemente la fame nel mondo non tanto ridistribuendo le risorse, quanto ottimizzandole e aprendo gli orizzonti ad una agricoltura focalizzata in 3D.

Una mole di  lavoro impressionante, frutto di anni di perseveranti ricerche e studi, per presentare al mondo i migliori trend che consentono all’economia di creare lavoro, fornire modelli ripetibili di sviluppo inclusivo e, di conseguenza, una prospettiva felice per miliardi di persone.

È suo il merito di aver fondato a Tokyo, nel 1994, la Zeri (Zero Emissions Research and Initiatives) presso la United Nations University (UNU) – il braccio accademico delle Nazioni Unite –  attraverso l’invito e il finanziamento del governo giapponese, e il sostegno nella progettazione e implementazione degli  Stati Uniti, del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), del World Business Council for Sustainable Development e del Cantone di Ginevra. Con Zeri, Pauli ha dato vita a circa 200 progetti in tutto il mondo che hanno generato cibo sano, combustibili rinnovabili, lavori qualificati e comunità sostenibili, riparando peraltro ecosistemi che erano stati danneggiati dalla mano dell’uomo. Iniziative che hanno coniato i concetti di  ‘business responsabile’ e di ‘imprenditori sociali’, ma che essendo ovviamente non profit, faticano a modificare il sistema di business economico della nostra società basato quasi esclusivamente sul ricavo in denaro anche a danno del nostro Pianeta.

Le sue ricerche, in attrito con il modello economico convenzionale, permettono di focalizzare le attività economiche sui bisogni fondamentali degli abitanti di un luogo, diversificando, e non standardizzando la produzione. Teorie che se fossero state messe in pratica su larga scala, oggi, davanti all’attuale emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, avrebbero impedito all’economia globale di collassare, come invece è accaduto.

Ma non basta. Gunter Pauli è anche l’ideatore e presidente di Ecover, la prima fabbrica di detersivi biodegradabili sul globo terrestre, e fondatore del Mozarteum Belgicum, per il quale scrisse la sceneggiatura di Wonderful Mozart (un fumetto per ragazzi che ha venduto mezzo milione di copie), oltre ad essere stato il presidente di Aiesec (Association Internationale des Etudiants en Sciences Economiques et Commerciales), la più grande organizzazione studentesca al mondo e persino del Worldwatch Europe.

Con la Zeri Learning Initiative ha ideato 36 favole per bambini finalizzate alla conoscenza scientifica e allo sviluppo dell’intelligenza emotiva e dell’espressività artistica, adottate da tutte le scuole elementari e medie della Cina. Entro il 2023 un totale di 365 favole verranno pubblicate e divulgate nel Paese.

“Un vecchio disse: uno non dovrebbe perdere l’occasione di imparare da una tragedia o da un errore.  Quello che è accaduto  mi ha condotto a contemplare diverse logiche, visioni e conoscenze. Ho perciò contattato gli scienziati con cui lavoro da 25 anni. Ho parlato con medici, infermieri, ricercatori, virologi, epidemiologi e, con mia grande sorpresa, ho scoperto che un numero sproporzionato di persone, di professionisti che hanno cercato di dare una personale spiegazione alla pandemia sono stati sistematicamente aggrediti e ridicolizzati dai fedeli di un limitato set di dogmi”.  Continua l’economista. 

“Non ho tempo per argomentare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il mio unico interesse è cercare la miglior soluzione e potrebbe anche essere qualcosa che la gente non comprende, non immagina, non vuole. C’è bisogno  di andare oltre il dibattito sui vaccini, campi elettromagnetici e quarantene. Ci sono urgenze impellenti.

Noi vogliamo ispirare la gente a fare di meglio e di più, per questo chiediamo domande e ricerchiamo risposte nella letteratura scientifica esplorando i diversi punti di vista. La ricerca senza fine delle cause e degli effetti delle correlazioni che guidano i cambiamenti apre la vista all’esplorazione di nuovi orizzonti che non sono stati precedentemente considerati.  Non è mio obiettivo  analizzare o criticare la conoscenza scientifica attuale. Neppure dettare indirizzi. Ma quello di  motivare i responsabili politici, scienziati, imprenditori e membri della società civile a focalizzare come si può fare meglio insieme. Ma è chiaro che ciò che è stato fatto per la salute non merita ammirazione o applauso, semmai li meriterebbero medici e infermieri che hanno salvato vite umane”. 

Non hanno numero le sfide dell’economista nato nella città belga di Anversa e residente in Giappone. Riesce ad argomentare temi relativi a sostenibilità, Cultura, Scienza, Politica, parlando fluentemente  7 differenti lingue grazie a lunghi e costruttivi anni vissuti in continenti diversi, dall’Asia al Sud Africa all’Europa. 

Ho parlato con il professor Pauli mentre si trovava a Bogotá, impegnato in uno dei suoi numerosi progetti, e mi ha anticipato il contenuto di  “100 Questions on 100 Pages”, un eBook nato “senza pretendere di offrire risposte comprensive” ma per difendersi dagli ingiusti e gratuiti attacchi ricevuti. Chi lo conosce sa a che è un uomo libero e che non cerca posizioni in Italia e neppure altrove. Sa bene che “il progresso sociale dipende dalla nostra capacità di migliorare, di andare oltre ciò che sappiamo e di essere aperti verso ciò che non conosciamo, e che solo ponendosi domande si ottengono soluzioni.

Prof. Pauli, le dichiarazioni contenute nel suo libro provocheranno polemiche?

“Non sono arrivato al mondo per pregare tutti. Ho imparato a navigare l’onda e con chiara coscienza abbraccio quello che i miei scienziati considerano meglio per tutti. La cosa che mi preoccupa di più adesso è come risolvere e dirottare queste intuizioni nell’azione  politica.

Parlando dei campi magnetici, quale potrebbe essere il loro impatto su batteri e virus?

“Esiste un documento pionieristico dei virologi italiani sul National Research Institute, pubblicato nel 1997, che ha stabilito che l’herpes nel corpo può essere attivato da un campo elettromagnetico di 50Hz. Un herpes che la Scienza ha riconosciuto tra le cause di cancro, e di cui soffre il 67% della popolazione nel mondo. Perché non ci sono stati più studi per verificare questo effetto scatenante su decine di altri virus?”.

Potrebbero distruggere le forme di vita?

“La ricerca ha osservato che l’esposizione ai campi magnetici potrebbe causare per esempio stress ossidativo, aumento di radicali liberi, mutazioni genetiche, distruzione di filamenti di DNA e morte cellulare. 

Sappiamo per esempio che  i campi magnetici statici interagiscono direttamente
con ioni, proteine e materiale magnetico trovato all’interno del corpo (come il ferro nell’emoglobina). La proliferazione dell’Internet delle Cose (IoT) potrebbe raggiungere in tempi brevi una concentrazione media di 1 milione di dispositivi per kmq attraverso comunicazioni wireless, sistemi di monitoraggio di sicurezza, telefoni per bambini, GPS e satelliti in orbita.
Dal momento che questi campi magnetici sono difficili da schermare e possono penetrare liberamente negli edifici e nel corpo, abbiamo bisogno di studiare e conoscere e i loro effetti combinati sulla vita biologica”.

La Medicina moderna è stata incapace di rispondere prontamente al virus

“La medicina moderna sta a mani vuote. Non ci sono abbastanza mascherine chirurgiche, non ci sono abbastanza respiratori, non ci sono farmaci o vaccini testati, e le unità di terapia intensiva sono sature. Non c’è cura e nessun sistema sanitario in grado di gestire un’emergenza da virus. Il successo del virus è il fallimento di un sistema sanitario che riceve oltre un trilione di dollari all’anno per proteggerci dai virus, costruire unità di terapia intensiva, e assicurare scorte sufficienti di tutte le attrezzature pertinenti per una emergenza”.

Possiamo  rafforzare il sistema immunitario o dobbiamo  fare affidamento sulla promessa di un vaccino?

“È importante chiarire il seguente punto: il fallimento di un  trattamento efficace delle malattie infettive è in primo luogo causato da una carenza di farmaci o vaccini inesistenti.

È inoltre  il risultato di uno stile di vita malsano, di accumulo di stress, di alimentazione a base di cibi industriali, di mancanza di attività fisica. La vita sedentaria ci ha privato del contatto con il sole ma l’esposizione ai raggi ultravioletti è fondamentale per la produzione di vitamina D.  Questa viene prodotta naturalmente nella pelle dal colesterolo e la luce solare è la chiave per avviare questo processo ma, negli ultimi decenni, il mondo medico ha diffamato il colesterolo e mirato alla sua riduzione generando una miniera d’oro farmaceutica. Senza sole e senza colesterolo il rischio di malattie è aumentato. Un vaccino? Ci sono centinaia di ceppi influenzali. Pertanto l’ipotesi di un vaccino non è realistica.

Dobbiamo solo essere umili e accettare di aver esagerato. Siamo così deboli che un virus ci stende”.

Gunter Pauli nel 2009

Come affrontare la crisi economica?

“A livello governativo bisognerebbe ridare una spinta all’economia iniziando a non dipendere da nessuno. Qualsiasi nazione che dipende per più del 30% del suo cibo e della sua sicurezza sarà sempre ad alto rischio. Al contrario, qualsiasi nazione in grado di nutrire il mondo ne sarà padrona. Recuperare l’economia utilizzando le risorse locali che evolvono verso la piena occupazione  sulla base di ciò che Zeri ha già realizzato, come l’esempio di Las Gaviota nella Vichada della Colombia o Songhai in Benin, potrebbe essere un primo passo. L’indipendenza è la chiave”.

In effetti ha una sua chiara logica asserire che le soluzioni ai problemi, ma anche la loro causa, arrivino dalla Natura stessa. Ciascuno di noi dovrebbe tornare ad essere parte funzionale di questo pianeta e migliorarsi per migliorare l’ambiente in cui vive. Non è il momento di discutere cosa è buono e cosa è cattivo accontentando i filter bubble che emettono sentenze in una vaga prospettiva di fact checking journalism. Cercare la luce in fondo al tunnel, come suggerisce il professore, potrebbe far emergere un nuovo mondo. D’altronde, come egli stesso afferma,  “per costruire le cattedrali medievali europee che oggi incantano e muovono i turisti da un capo all’altro del mondo ci vollero dei visionari che seppero vedere oltre”.

Per saperne di più:

https://www.theblueeconomy.org/

www.zeri.org

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Alina Di Mattia

Alina Di Mattia

Artista del vecchio mondo, scrittrice del presente, Alina Di Mattia è nata nel cuore d’Italia e vissuta con il mondo cucito addosso. Si è occupata della produzione e della comunicazione di grandi eventi istituzionali e culturali ed è stata promotrice di campagne di sensibilizzazione sociale. All'attività artistica e manageriale ha affiancato quella di giornalista freelance. Il suo motto preferito: “Le ali per volare, le radici per non perdersi mai”. Alina Di Mattia is an Italian journalist, blogger and author with over thirthy years of experience in Media and Communication. She has dealt with Music and Show Business, press office and promotional activities, special events with public Administrations, and has promoted social awareness campaigns. Her favorite motto: “Wings to fly, roots to never get lost”.

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