Per chi avesse ancora qualche dubbio al riguardo, la campagna elettorale per le presidenziali 2020 sta già imperversando. Mentre da un lato i Democratici in campo sono molti e con altrettante proposte da illustrare all’elettorato, sulla sponda Repubblicana soltanto Donald Trump – per adesso – è in lizza per sedere nuovamente sullo scranno presidenziale. La sua dottrina politica, arcinota dal 2015 e più volte rinnovata durante il suo soggiorno alla Casa Bianca, sembra aver subito un aggiornamento con la nuova proposta di Budget presentata lo scorso lunedì. Infatti, il documento redatto nella West Wing presidenziale fa di tutto per sembrare un documento programmatico su ciò che saranno le nuove proposte per “Trump 2020”, senza sforzarsi di essere compromissorio, soprattutto con la Camera bassa a maggioranza Democratica.
Il piano per il budget, che prevede uno stanziamento di $4750 miliardi, è il più grande nella storia americana ed attingerebbe denaro dal taglio di molti programmi federali nel settore dell’istruzione, della sanità e delle energie rinnovabili. Alla sua teorica entrata in vigore, nell’anno fiscale 2020, nuovi fondi stanziati andranno a finanziare la difesa ($750 miliardi), il famoso muro con il Messico ($8.6 miliardi) e gli ufficiali a protezione del confine ($506 milioni) nei prossimi dieci anni.
Come riporta il New York Times, il budget del tycoon è uno schiaffo alla attuale politica Democratica. I tagli alla sanità nella prossima decade colpiranno il Medicare ed il Medicaid per rispettivamente $818 miliardi e $1.5 mila miliardi. Nella fattispecie, il Presidente vorrebbe istituire delle ore di lavoro obbligatorio per i beneficiari di programmi come lo SNAP, Medicaid e assistenza abitativa riducendo contemporaneamente le spese federali di $327 miliardi dall’esclusione di migliaia di cittadini da questi servizi, soprattutto provenienti dal ceto medio-basso. Ed ancora, sforbiciate miliardarie alle spese ospedaliere ed agli stipendi di medici ed infermieri. Un risparmio complessivo di $1100 miliardi verrà realizzato tagliando programmi federali ad esclusione delle spese militari. A farne le spese sarà soprattutto la Environmental Protection Agency che subirà un ridimensionamento alla ricerca sulle energie rinnovabili.
I tagli avranno lo scopo di finanziare il settore privato, dalla sanità all’istruzione, e di spingere l’acceleratore di quella che Trump spera essere una crescita del 3% nei prossimi dieci anni. L’ottimistica missione è quella di bilanciare il budget da qui a 15 anni, facendo l’occhiolino ai Repubblicani di ferro che più odiano il debito pubblico e che, nell’era Trump, si trovano sempre più in minoranza (ma che potrebbero esprimere un candidato alle primarie del GOP). Secondo Politico.com, però, il nuovo budget andrà ad appesantire il debito pubblico per $1100 miliardi durante il prossimo anno fiscale e per almeno altri tre anni, prima di vedere miglioramenti ed a patto che l’economia registri una crescita costante.

Oltre a distruggere l’ideologia ambientalista abbracciata da Bernie Sanders, Donald Trump volta le spalle alle promesse elettorali di salvaguardia del Medicare e Madicaid. Il tyoon, nel 2015, aveva tentato di non alienarsi le fasce meno abbienti della popolazione, accusando Hillary Clinton di essere vessillo della lotta al Medicare per gli anziani. Dopo tre anni, Trump si rimangia la parola, puntando probabilmente a conquistarsi l’elettorato che si oppone al servizio sanitario pubblico dei nuovi radicali Democratici.
E’ guerra aperta, ma non sul budget. Il Congresso, detentore dei poteri sul bilancio federale, voterà sicuramente contro la nuova proposta, decisamente troppo sbilanciata a destra. La battaglia, quindi, è tutta elettorale. Trump ha voluto mandare un messaggio al suo elettorato e agli avversari Democratici, soprattutto coloro che si battono per una sanità alla portata di tutti, un sistema scolastico meno gravoso per i portafogli ed un nuovo approccio all’immigrazione. Le nuove parole d’ordine sembrano riecheggiare il vecchio slogan di “meno stato più mercato”, puntando tutto sugli effetti espansivi generati dal taglio sulle tasse, pur gravando sul debito e sul sistema di assistenza pubblica. Trump, inoltre, mirerebbe a raggiungere la “nuova frontiera” di kennediana memoria, con maggiori fondi alla NASA per nuove missioni sulla Luna e nuovi mezzi a disposizione della “Space Force”.
La reazione dei leader Democratici non si è fatta attendere. Le denunce contro la nuova “scellerata” proposta di budget si sono riversate su Donald Trump da più fronti, specialmente dai candidati alle primarie. Fra loro, Bernie Sanders, che per adesso è in testa nei sondaggi, definisce i tagli proposti dal tycoon come un grande trasferimento di denaro dalle fasce basse della popolazione ai mega ricchi e alle corporazioni, bersagli principali della campagna del socialista del Vermont. Il messaggio di Trump, però, risuona come un corno da battaglia per richiamare coloro che, negli Stati Uniti, rigettano con convinzione l’ideale statalista propugnato dai nuovi Democratici di sinistra.