La Sicilia, con le Ferrovie, non è fortunata. Per ‘convincere’ i vertici di questa società a collegare Palermo con Catania con un treno degno di questo nome c’è voluta la frana che ha bloccato l’autostrada che collega il capoluogo della Sicilia con la Città Etnea. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato del possibile smantellamento della stazione ferroviaria di Comiso (nella cittadina dove è stato aperto al traffico l’aeroporto: alla faccia dell’intermodalità!, come vi abbiamo raccontato qui). Ma quello che, stando ad una denuncia del Movimento 5 Stelle, Trenitalia spa vorrebbe fare in provincia di Agrigento batte tutti per ‘fantasia’: aumentare la velocità dei treni eliminando le fermate! In pratica, isolando un gruppo di Comuni dell'Agrigentino e del Nisseno già martoriati da una viabilità da decimo mondo!
Noi siamo venuti a conoscenza di questa storia leggendo un documento che ci è stato inviato da un nostro lettore:
“Il MoVimento 5 Stelle Vallone-Sicani, comprendente attualmente i meet-up dei Comuni di Cammarata e San Giovanni Gemini, Campofranco, Casteltermini, Milena, Mussomeli, San Biagio Platani e Sutera, ha protocollato ieri nei Comuni di appartenenza – con l'aggiunta di Acquaviva Platani e Castronovo – un’istanza per attivare ed informare le Amministrazioni e i Consigli Comunali circa il progetto, in fase di definizione, della società Trenitalia spa che prevede la soppressione, lungo la tratta Agrigento-Palermo, delle fermate presso le stazioni di Campofranco, Acquaviva-Casteltermini e Cammarata-San Giovanni Gemini, in determinati orari. Se il progetto diventasse operativo tutti i Comuni del Vallone e dei Monti Sicani che si affacciano sulla Valle del Platani verrebbero tagliati fuori dall’alta velocità, aumentando le difficoltà di collegamento per dei Comuni già martoriati da una viabilità da terzo mondo”.
I grillini parlano di viabilità da terzo mondo. Sono ottimisti. Noi che conosciamo la viabilità stradale che collega Palermo ad Agrigento – e anche le strade provinciali agrigentine e nissene – siamo un po’ meno ottimisti e, come già accennato, preferiamo parlare di viabilità stradale da decimo mondo.
Palermo e Agrigento sono collegate da una strada che, quando venne pensata – si era negli anni ’50 del secolo passato – avrebbe dovuto essere un’autostrada. Il progetto faceva riferimento a un piano che prevedeva il periplo autostradale della Sicilia, l’autostrada Palermo-Catania e due o tre attraversamenti ‘a pettine’: ovvero alcune autostrade che avrebbero attraversato l’Isola da Nord a Sud. Allora ne misero in cantiere due: la Mistretta-Gela (detta Nord-Sud) e la già citata Palermo-Agrigento.
Da allora sono passati oltre sessant’anni. Il periplo autostradale non è ancora completato: è in fase di realizzazione l’autostrada Siracusa-Gela, mentre per la chiusura del periplo – l’autostrada Gela-Mazara del Vallo – se tutto andrà bene, se ne parlerà tra il 2060 e il 2080…
Insomma, in Giappone hanno impiegato una decina di giorni per rifare un viadotto crollato; in Sicilia, a quattro mesi dalla frana che ha travolto il viadotto Imera lungo l’autostrada Palermo-Catania non sono ancora iniziati i lavori (forse inizieranno in questi giorni). Quanto alla riapertura, beh, un annetto ci vorrà, o forse due, o forse tre…
L’alta velocità ferroviaria agrigentina, con la soppressione delle fermate e l’abbandono di alcuni Comuni ci dà, insomma l’opportunità di riflettere sui collegamenti tra Palermo e Agrigento, passando per alcuni centri del Nisseno. Confessiamo che siamo rimasti stupiti nel leggere la nota dei grillini. Il treno Palermo-Agrigento non è un bolide. Ma impiega meno tempo delle automobili.
Abbiamo detto che negli anni ’50 la politica dell’epoca pensò a un’autostrada Palermo-Agrigento. Poi, a quanto pare, se ne pentirono. Arrivare con troppa velocità nella Città dei Templi non avrebbe dato agli automobilisti la possibilità di riflettere sull’importanza dell’area archeologica agrigentina… Insomma meglio arrivare ad Agrigento con calma e tornare a Palermo con altrettanta calma. Così, da autostrada, si passò a un progetto di strada a scorrimento veloce. Ma anche su questo punto le opinioni divergevano. Il pomo della discordia era sempre il concetto di velocità: “Che fretta c’è?”, si chiedevano i ‘filosofi’ della politica agrigentina, tutti seguaci di Zenone e della sua tartaruga.
Così si trovò una soluzione, come dire?, intermedia: sarebbe rimasta la dizione di strada a scorrimento veloce ma, di fatto, sarebbe stata una strada a scorrimento-lento. In pratica, una trazzera asfaltata, a due corsie strette per non sciupare spazio, con due tipologie di svincoli: quelli realizzati direttamente dai contadini che collegavano i propri poderi alla “strada” (ne trovate di notevoli tra Villabate e Bolognetta, ma anche oltre, verso Agrigento); e quelli realizzati da progettisti. I secondi – vi sembrerà strano – non sono meno pericolosi dei primi. Questo perché, in parte, sono stati realizzati subito dopo le curve. Della serie: se lo conosci e lo devi imboccare, lo imbocchi; se non lo conosci, nel 90 per cento dei casi tiri dritto. Per esempio, se un americano originario di Lercara Friddi decide di tornare nel suo paese d’origine e affitta un’automobile a Palermo, ebbene, non riuscirà mai ad imboccare questo svincolo, perché gli arriverà a ‘botta di sangue’, dopo una curva a destra, sempre sulla destra…
Nella seconda metà degli anni ’80, quando ancora le strade e le autostrade siciliane non erano state abbandonate, la Palermo-Agrigento veniva chiamata la “strada della morte”. Il numero degli incidenti era addirittura maggiore di quelli registrati nell’autostrada Palermo-Messina, che in quegli anni si fermava a Cefalù e riprendeva dalle parti di Sant’Agata di Militello e forse più avanti ancora. Il numero dei morti e dei feriti era così alto che, a un certo punto, il Giornale di Sicilia iniziò una battaglia per promuovere la realizzazione della nuova strada Palermo-Agrigento. Battaglia sacrosanta, anche perché allora i soldi, con la legge nazionale n. 64 per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, non mancavano.
Ricordiamo che il direttore e il vice direttore di questo giornale – Giovanni Pepi e Giuseppe Sottile – inaugurarono una rubrica quasi settimanale per spingere la politica dell’epoca a finanziare la nuova strada (possibilmente un’autostrada) per collegare Palermo con la Città dei Templi. Ogni settimana pubblicavano un articolo di spalla nel quale contavano i giorni: “Sono passati cinquanta giorni da quando abbiamo iniziato a scrivere di questa vicenda e non è successo nulla. Non molleremo, terremo il fiato sul collo alla politica” e via continuando. L’articolo si concludeva sempre con un monito: “Noi continueremo a contare”.
Chi scrive allora lavorava nel giornale del pomeriggio, il L’Ora di Palermo. La mattina alle sei e venti o giù di lì, quando, giunto in redazione, aprivo il Giornale di Sicilia e leggevo l’ennesima puntata di questa ‘conta’ (credo siano arrivati a circa 500 giorni) provavo una stretta a cuore. Da agrigentino – e quindi fatalista – sapevo come sarebbe finita questa storia. Ricordo che certe notti mi svegliavo di soprassalto e immaginavo di vedere i colleghi Pepi e Sottile che contavano i giorni un po’ come si contano le stelle…
Poi, a un certo punto, al Giornale di Sicilia smisero di contare. Anche loro vinti da un ‘sano’ fatalismo siciliano. E oggi? Rispetto agli anni della conta la situazione è peggiorata. Gli incidenti sono diminuiti perché la strada è così penosa che gli automobilisti sono quasi costretti a salvare la propria vita. Anche perché i Comuni hanno pensato bene di costellare questa strada di autovelox da 40-50 chilometri orari. Chi non sa dove sono e si molla un po’ con l’acceleratore, zac!, viene ‘inchiummato’ con una bella multa che dà ‘respiro’ ai magri bilanci dei Comuni. A Palermo si lamentano per gli autovelox della Circonvallazione. Certo, sono stati messi per fare ‘cassa’. Ma è così in tutta la Sicilia: in tutti i bilanci dei Comuni siciliani le entrate per autovelox sono parte integrante delle manovre finanziarie…
Insomma, la strada a scorrimento veloce-lento Palermo-Agrigento c’è ancora. E c’è il treno che, come già accennato, impiega meno tempo delle automobili. Parliamo del treno che Trenitalia spa vorrebbe velocizzare, lasciando senza fermate alcuni paesi dell’Agrigentino. Da qui le giuste considerazioni dei grillini agrigentini che, nel documento che hanno inviato ai Comuni di questa provincia che verrebbero penalizzati, paventa il pericolo che alcuni di questi paesi diventino “zone fantasma”. Non è un’esagerazione: se alla Palermo-Agrigento sommiamo l’abbandono delle strade provinciali, recarsi in questi luoghi diventa veramente difficile. Le strade, di fatto, sono penose. Se gli dovessero togliere anche i treni…
Ci sarebbe da raccontare anche la storia dell'aeroporto mancato di Agrigento. Ma di questo parleremo un'altra volta.
Aggiornamento
Un lettore ci ha fatto notare che i problemi legati all'eventuale, bizzarra 'velocizzazione' del treno che va da Palermo ad Agrigento (e viceversa), oltre che interessare alcuni Comuni dell'Agrigentino, potrebbero tocare anche alcuni Comuni della provincia di Caltanissetta. Quindi a seguire questa vicenda sono anche i rappresentanti del Movimento 5 Stelle di Caltanissetta.