Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, dice che non è più tempo di pensare al gossip. E aggiunge che bisogna occuparsi delle cose concrete. E cosa c’è di più concreto dei trasporti in un’Isola che dice di voler puntare sul turismo? Dopo oltre tre mesi dalla chiusura dell’autostrada Palermo-Catania in seguito a una frana che ha travolto il viadotto Imera, l’unica cosa concreta è la stabilizzazione di una trazzera realizzata con grandi sacrifici – anche economici – dal Comune di Caltavuturo e dai parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle (che hanno in buona parte pagato l’opera con le proprie diarie parlamentari). Dai governi Renzi e Crocetta finora solo chiacchiere. Con il ministro Graziano Delrio, che dopo aver tagliato tutti i fondi per gli interventi ferroviari nel Sud ci viene a dire che la Sicilia sconta decenni di ritardi. E c’era bisogno delle sue parole per prendere atto di un dato di fatto che, peraltro, la Svimez ripete ogni anno, non sappiamo più da quanti anni?
In questo scenario nere nubi si addensano sulla stazione ferroviaria di Comiso. A fatica e con ritardo la Regione siciliana ha aperto l’aeroporto di Comiso. Scalo aereo strategico sia perché parliamo di una zona a connotazione turistica (il Barocco Ibleo della provincia di Ragusa), sia per la presenza di un’agricoltura di qualità, tra zootecnia e una serricoltura che, da Vittoria e Scicli, arriva fino a Gela (per non parlare del pomodorino e del datterino di Pachino, in provincia di Siracusa).
“E’ fuori luogo l’idea di smantellare la stazione ferroviaria di Comiso, in un territorio vocato al turismo, in
Un balcone di Modica
assenza di un collegamento autostradale e con la presenza dell’aeroporto e del porto di Pozzallo”, dichiara Maurizio Calivà, responsabile rapporti con le istituzioni dell’Ugl Sicilia. Il porto di Pozzallo va in tutte le prima pagine dei giornali e dei Tg in occasione degli sbarchi di migranti. Ma la politica non sembra interessata a integrare questo porto con l’aeroporto di Comiso e con le ferrovie.
Il sindacalista dà per scontata la volontà, da parte di RFI, sigla che sta per Rete Ferroviaria Italiana, di smantellare la stazione di Comiso. Ma da RFI arriva una smentita: “Non è in atto alcun progetto di dismissione della stazione di Comiso. In realtà, gli interventi programmati sono finalizzati a una semplificazione degli impianti mirata al contenimento dei costi di manutenzione, lasciando inalterata l’offerta ai viaggiatori”.
Ma il Cub Trasporti di Ragusa dà un’altra versione dei fatti: “RFI sostiene che i lavori di smantellamento dei deviatoi della stazione di Comiso non comporteranno alcun disagio per la circolazione dei treni; che ad essere eliminati sono dei binari in disuso, e che dietro agli allarmi lanciati contro il provvedimento ci sarebbero degli ex ferrovieri (ma non dice per quali reconditi fini lo farebbero)”.
“L’assessorato regionale alle Infrastrutture – si legge sempre nella nota del Cub di Ragusa – nella persona del direttore generale dottor Giovanni Arnone, ha sposato la tesi di RFI, e aggiunge che chiedere il blocco dei lavori comporterebbe un risarcimento danni per la Regione. Così, mentre si può difendere un ospedale, un tribunale, un pronto soccorso, una scuola, minacciati di chiusura, non si può difendere un impianto ferroviario, come se le infrastrutture ferroviarie fossero di esclusiva pertinenza di burocrati e managers palermitani e romani, senza che il territorio potesse dire nulla sulla loro esistenza e funzionalità in riferimento alle esigenze della zona”.
“Sopprimere i deviatori a Comiso – prosegue la nota del Cub di Ragusa – significa privare l’impianto delle funzioni tipiche di una stazione (incroci, precedenze, sosta treni, manovre), il che, dopo l’eliminazione dello scalo merci, ridurrà Comiso a una semplice fermata. Altro che potenziamento in sinergia con l’aeroporto! In più, la linea, a furia di sopprimere le stazioni, vede allontanare le distanze tra gli impianti dove è possibile fare incrociare i treni, e questo vuol dire (e lo ribadiamo per l’ennesima volta per chi non lo abbia ancora capito, fra cui anche qualche deputato regionale): sempre meno treni possono circolare sulla tratta; possibili grandi ritardi nella loro circolazione. Tutto l’opposto del miglioramento del servizio e dell’immissione di nuovi treni da tempo richiesti, dopo la raffica di soppressioni degli anni scorsi, che hanno ridotto la linea a veder circolare solo 4 coppie di treni al giorno! La questione ferroviaria è la grande vergogna della nostra classe dirigente politica e sindacale; è il buco nero dell’azione parlamentare di oltre trentanni; è lo specchio del fallimento delle politiche di tante amministrazioni comunali e provinciali”.
Insomma il governo regionale, in tutt’altre faccende affaccendato, tra gossip e chiacchiere varie, non parla. Parlano i burocrati. E non c’è da stupirsi. Qualche anno fa un dirigente generale della Regione, all’insaputa dell’allora assessore all’Economia, ha dato di fatto il via all’operatività della Compagnia delle Isole. Si tratta di una compagna di navigazione che svolge il servizio tra la Sicilia e gli arcipelaghi siciliani. Non senza provocare proteste.
Se il governo non parla, qualche parola arriva dall’opposizione. Il deputato di Forza Italia del Parlamento siciliano, Giorgio Assenza, precisa: “I rappresentanti di RFI, con una nota scritta e recapitata all’assessorato ai Trasporti hanno rassicurato i presenti circa la volontà di RFI di evitare, categoricamente, lo smantellamento dei binari. E’ comunque opportuno – conclude il parlamentare di Forza Italia – non abbassare la guardia al fine di scongiurare, in futuro, ulteriori pericoli di dismissione della linea ferroviaria comisana, ed anzi pretendere il potenziamento della stessa in connessione con l’Aeroporto di Comiso, il Porto di Pozzallo e l’Autoporto di Vittoria”.
Tesi contrapposte, insomma. E una verità storica: le Ferrovie dello Stato, in Sicilia, a partire dagli anni ’80 del secolo passato, non hanno fatto altro che tagliare “rami secchi”, ovvero le tratte ferroviarie che venivano considerate non economiche.
Chiamare in causa solo le Ferrovie del nostro Paese, però, non è serio, né corretto. Perché dietro lo smantellamento sistematico dei “rami secchi” ci sono gli interessi dei titolari delle autolinee private. Perché per ogni tratta ferroviaria smantellata in Sicilia sono arrivati, puntuali, i trasporti su mezzi gommati da parte di società private, in qualche caso espressione di politici. In questo scenario le Ferrovie hanno trovato non soltanto naturale smantellare quante più tratte possibili, ma anche non occuparsi di quelle che rimanevano in esercizio. Non è un caso, insomma, se in Sicilia i raddoppi ferroviari sono una rarità.
Di smantellamento in smantellamento arriviamo a Comiso. In questo caso lo smantellamento – o la “semplificazione”, come la definisce RFI – della stazione ferroviaria pesa, perché, come sottolinea il sindacalista dell’UGL, “non si comprende quale futuro dovrebbe avere l’aeroporto di Comiso senza un collegamento integrato.
“L’UGL – conclude Calivà – ha dichiarato in audizione al Parlamento siciliano la propria contrarietà al progetto che prevede la semplificazione della linea con disagio per lavoratori, cittadini, imprese, turisti. In tal senso vigileremo affinché RFI torni indietro sui suoi passi”. Della questione, infatti, nei giorni scorsi, inseguito a proteste, si è occupata la Commissione legislativa Territorio e Ambiente del Parlamento siciliano.
“Sulla mobilità integrata – aggiunge Giuseppe Messina, responsabile regionale UGL Sicilia – la nostra Isola rischia di perdere i finanziamenti previsti dall’Unione Europea nella programmazione 2014/2020. Senza progettazione la Sicilia rischia il tracollo economico e sociale.
Sul sistema regionale integrato dei trasporti la Regione siciliana è in ritardo di decenni e poco ha fatto questo Governo regionale per recuperare il tempo perduto. Ancora una volta dobbiamo segnalare il ritardo nella programmazione degli investimenti sul territorio siciliano per il potenziamento del sistema ferroviario regionale”.