Antonio (Antonio Albanese), attore disoccupato, è un uomo mosso da una grande passione professionale. Da un po’ di tempo non riesce a trovare un lavoro valido, che lo soddisfi. Anzi, per riuscire a mettere insieme i soldi per vivere, è costretto a doppiare delle pellicole pornografiche. La sfortuna si fa finalmente da parte quando un amico regista (Fabrizio Bentivoglio) gli fa una proposta di lavoro che Antonio non si sarebbe mai sognato di accettare: organizzare un laboratorio teatrale all’interno del carcere di Velletri. Il contatto con cinque ragazzi (Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Bogdan Iordachioiu e Vinicio Marchioni) che hanno perso il sapore della vita, di età diverse ed ognuno rappresentante di un mondo unico, lo aiuta a comprendere molto di più sé stesso e il potere benefico dell’arte. Così, mosso dal loro inaspettato talento e, soprattutto, dal desiderio di offrire un’emozione speciale, con il consenso della direttrice del carcere (Sonia Bergamasco) decide di mettere in scena nientemeno che Aspettando Godot di Samuel Beckett nel teatro pubblico Bellosguardo: il successo dà il là ad un tour trionfale. Ancora una volta, il palcoscenico si dimostra veicolo perfetto per raccontare la vita.
Grazie ragazzi di Riccardo Milani (Corro da te, Come un gatto in tangenziale, Mamma o Papà?), è un film con al centro l’umanità, attraverso un’acuta e amara riflessione sulla non-funzione riabilitativa del sistema carcerario, le difficoltà del mondo artistico, tra lacrime, risate e tanta gioia di vivere. Sottolinea come cultura, teatro e arte rendano liberi e lo fa, volutamente, in un periodo, come quello attuale, nel quale, come conseguenza della “mercificazione” di ciò che nutre l’anima e rafforza la mente, molti teatri e cinema chiudono.
Nel film sceneggiatura (di Milani e Michele Astori) e immagini hanno lo stesso peso e lo stesso spazio nella messinscena, fatta di equilibri semplici ma efficaci che servono come trucco ingegnoso per mettere in luce che ad un lavoro artistico, per risultare appetibile, bastano la potenza del contenuto proposto, scevro da toni aulici, effetti speciali e montaggi particolari. Grazie ragazzi, dal ritmo incalzante e coinvolgente, si dimostra un lungometraggio coraggioso e riuscito, consapevole del carico socio-culturale che si porta sulle spalle. E’ anche un film sugli ultimi, sui dimenticati, sui carcerati di cui si parla solo quando c’è un’evasione o un suicidio, mentre di alcune cose, come per esempio i diritti, bisognerebbe invece parlare sempre.
Non definirei quello di Milani un film di denuncia ma piuttosto una riflessione su un aspetto della condizione umana, quello dell’attesa, utilizzando un tono lieve, anche se venato di malinconia, ed una struttura narrativa semplice (che non vuol dire vuota o scontata): una storia capace di muoversi in modo trasversale attraverso il dramma e la commedia, in una continua variazione ritmica che somiglia chiaramente a quella della vita.
La scelta di metter in scena Aspettando Godot di Beckett non è casuale: proprio come Estragone e Vladimiro che aspettano Godot, quei detenuti, fra insicurezze e grandi speranze, vivono una quotidianità colma di attese infinite: il pasto, il colloquio, l’ora d’aria ma soprattutto il giorno della libertà. Il teatro, il palcoscenico sono allora il luogo in cui il fingere dà loro l’unico accesso al proprio io reale, dando così un senso alla vita. Insomma, l’arte, sottolinea il film di Milani, ha una potenza liberatoria per alleviare le sofferenze degli esseri umani.
Un teatro, quello sullo schermo, che sembra elogiare il metodo Stanislavskij, la cui base sta proprio nell’approfondire la psicologia del personaggio in scena e, al tempo stesso, ricercare l’affinità fra il suo mondo interiore e quello dell’attore.
Grazie ragazzi è un adattamento del film francese Un Triomphe di Emmanuel Courcol (vincitore della miglior commedia agli EFA–European Film Awards del 2020), un film che in realtà era a sua volta una revisione del documentario Prisoners of Beckett di Mishka Saal del 2005 sulla vera storia di Jan Jonson, giovane attore svedese che circa quarant’anni fa adattò Aspettando Godot assieme a cinque detenuti di un carcere di massima sicurezza.