Ad ogni paese che diventa presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – a rotazione ogni mese – tocca scegliere il tema da discutere per il “dibattito aperto” a livello ministeriale, in cui ai cinque membri permanenti + dieci eletti, si alternano al tavolo anche altri paesi membri delle Nazioni Unite che hanno richiesto d’intervenire. La lettura dei discorsi, come prevedibile, si estende da mattina a sera, come è stato anche giovedì, 12 gennaio.
Per il primo mese del 2023, la presidenza detenuta dal Giappone ha scelto che la discussione sarebbe stata sulla “Rule of Law” (ROL), sullo “stato di diritto”. Non è dopotutto il rispetto della legge da parte di tutti gli stati l’unico antidoto efficace per evitare i conflitti armati e mantenere la pace? Già, lo “stato di diritto”….
Il Giappone deve aver dimenticato di aggiungere nel titolo della discussione una parola : “Rule of International Law”. Infatti, il nocciolo della questione sul rispetto della legge internazionale non è cambiato in oltre 75 anni: gli stati tendono a rispettarla (cioè quella dettata dai trattati internazionali, come è anche la Carta dell’ONU), fino a quando questa non entra in conflitto con la “Rule of Law” del proprio stato. Uno stato di diritto questo condizionato dall’alternanza al governo (o dall’avvento di regimi più o meno autoritari), con le leggi interne che vengono approvate anche quando potrebbero entrare in conflitto con la “Rule of Law” dell’ONU.
Non dovrebbe essere così, nel mondo che un giorno si spera verrà, i trattati internazionali dovrebbero avere precedenza ed essere rispettati sempre dagli stati che li sottoscrivono. Ma in questo mondo, il “viziaccio” di dare precedenza alle leggi “nazionaliste” che convengono al momento invece che alla “ROL” internazionale, non lo hanno ereditato solo i paesi autoritari come la Russia, che ora platealmente calpesta la UN Charter quando invade l’Ucraina (Per Putin “l’operazione militare speciale” sarebbe autorizzata dalla “ROL” del Cremlino di “difendere” la Russia e i russi che si trovano in Ucraina dall’ aggressione dei “nazisti” ucraini supportati dalla NATO…). Questo “viziaccio”, dicevamo, lo hanno anche le democrazie: gli Stati Uniti, per esempio, recentemente sono stati accusati di non rispettare “the rule of law” dei trattati internazionali in materia di rifugiati (e su questo ha rischiato più volte di farsi trovare in fallo anche l’Italia come l’intera Unione Europea).
Per questo le parole ascoltate al Consiglio di Sicurezza giovedì dai vari paesi che si sono alternati, ci sono apparse lastricate di quelle “buone intenzioni” che non ci possono evitare l’inferno della guerra.
Queste considerazioni sono ben emerse nel discorso pronunciato da chi non rappresentava infatti alcun stato, come la presidente del Tribunale internazionale di giustizia. E’ stata la giudice Joan Donoghue del ICJ che, concentrandosi sulla risoluzione pacifica delle controversie internazionali, ha affermato che il comportamento degli Stati “determina in gran parte se lo stato di diritto viene rispettato”. Una volta proclamata la loro fedeltà a livello internazionale, Donoghue ha spiegato che gli Stati “non possono risolvere le loro controversie usando o minacciando la forza e devono essere pronti a far valutare la legalità della loro condotta da corti e tribunali internazionali”. Ecco quindi che la giudice americana ascesa alla presidenza del ICJ riconosce che gli Stati tengono alla loro autonomia e si sforzano di salvaguardare qualunque potere detengano. Quindi non le resta che ammettere che a livello internazionale “il concetto di stato di diritto è in costante battaglia con queste tendenze concorrenti”. Che fare allora? Alla donna di legge americana l’ottimismo non manca, e Donoghue ha concluso il suo discorso avvertendo ministri e ambasciatori che l’ascoltavano che non è il momento di “sventolare la bandiera bianca della resa”.

Prima di lei era stato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres a tentare di dare un senso alla discussione sulla “Rule of Law” mentre un paese membro dell’ONU è stato invaso da un’altro che per giunta detiene il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza. Guterres ha detto che lo stato di diritto costituisce il fondamento di tutta la cooperazione internazionale e la capacità del multilateralismo di operare in modo efficace, descrivendolo come “fondamentale” per tutte le Nazioni Unite. “Dal più piccolo villaggio alla scena globale, lo stato di diritto è tutto ciò che si frappone tra la pace e la stabilità e una brutale lotta per il potere e le risorse”, ha affermato Guterres, sostenendo che la ROL protegge i vulnerabili; previene la discriminazione; rafforza la fiducia nelle istituzioni; sostiene economie e società inclusive; ed è la prima linea di difesa contro i crimini atroci.
Il capo delle Nazioni Unite ha dipinto un quadro cupo dei civili di tutto il mondo che soffrono a causa di conflitti devastanti, aumento della povertà e aumento della fame, avvertendo che “siamo a grave rischio della regola dell’illegalità”. Ma dallo sviluppo illegale di armi nucleari all’uso non autorizzato della forza, “gli Stati continuano a violare impunemente il diritto internazionale”, ha proseguito Guterres.
Il Segretario Generale aveva una lista lunga di “ROL” ignorata, e non ha esitato a citare l’invasione russa dell’Ucraina; le uccisioni illegali sia di palestinesi che di israeliani; “l’apartheid di genere” in Afghanistan; il programma illegale di armi nucleari della Repubblica popolare democratica di Corea; violenze e “gravi violazioni dei diritti umani” in Myanmar; e “una profonda crisi istituzionale” ad Haiti. “Come illustrano questi esempi, il rispetto dello stato di diritto è più importante che mai. Tutti gli Stati membri hanno la responsabilità di sostenerla in ogni momento”, ha affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite parlando davanti a troppi “fuorilegge” che, al momento opportuno, tornano a calpestare la “Rule of Law”.
Sottolineando la Corte internazionale di giustizia (ICJ), il Consiglio per i diritti umani e le sue varie commissioni d’inchiesta, Guterres ha ricordato che le entità e i meccanismi delle Nazioni Unite promuovono e attuano la ROL. In tutto il mondo, le Nazioni Unite sono “mobilitate contro l’impunità e impegnate a chiedere conto dei colpevoli attraverso procedimenti giudiziari equi e indipendenti”, ha affermato orgogliosamente il capo delle Nazioni Unite. “Inoltre, rafforziamo lo stato di diritto sostenendo le vittime e i sopravvissuti e fornendo accesso alla giustizia, ai mezzi di ricorso e al risarcimento”. Descrivendo l’ ICJ come “un’aspirazione alla responsabilità per i crimini più gravi”, Guterres ha sottolineato l’importanza di accettare la “giurisdizione obbligatoria” della Corte e ha indicato che il Consiglio di sicurezza ha “una responsabilità speciale” in questo.
Il Segretario generale ha delineato come gli Stati membri possono rafforzare l’Organizzazione nella promozione della ROL sostenendo la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione dei diritti umani e il diritto internazionale; risolvere pacificamente le controversie; sostenendo la parità di diritti per tutti; e l’impegno per l’autodeterminazione delle persone e l'”uguaglianza sovrana” degli Stati membri. “Sebbene le sfide siano molte, il primato dello stato di diritto è essenziale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e per gli sforzi di costruzione della pace”, ha insistito Guterres.
“Lo stato di diritto è la chiave per affrontare le sfide esistenti e future, dal disarmo nucleare alla crisi climatica, al crollo della biodiversità, alle pandemie e alle malattie pericolose”, ha affermato il capo delle Nazioni Unite, aggiungendo che deve adattarsi all’ambiente in evoluzione e ai progressi tecnologici. In chiusura, Guterres ha osservato che “la legittimità, il potere di convocazione e l’impatto normativo” delle Nazioni Unite le pongono in una posizione unica per promuovere l’innovazione e il progresso in conformità con le norme legali. Quindi anche il Consiglio di sicurezza ha “un ruolo fondamentale” nell’ampliamento del ROL: “Insieme, impegniamoci a promuovere lo stato di diritto per creare un mondo più stabile e sicuro per tutti”.
Dall’Università di Oxford, il professore di diritto internazionale pubblico Dapo Akande, ha richiamato l’attenzione sui singoli membri del Consiglio di sicurezza la cui responsabilità ultima è, insieme a tutti gli Stati, garantire l’osservanza del diritto internazionale. Quando il Consiglio collettivamente non riesce ad adempiere alle proprie responsabilità, altri organi delle Nazioni Unite come l’Assemblea Generale o il Segretariato, sono lasciati ad assumersi la responsabilità del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e della promozione dello stato di diritto, ha affermato il prof. di Oxford.
Nei discorsi che si sono succeduti, ogni Stato ha cercato di portare acqua alla propria interpretazione della “Rule of Law”. Durante il suo discorso, il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi, dalla presidenza di turno del Consiglio, ha esortato la Russia a ritirarsi dall’Ucraina e ha incoraggiato altri paesi a “opporsi” alle violazioni della Carta delle Nazioni Unite che vieta l’acquisizione di territori con la forza. Nel suo intervento Hayashi non ha mancato di far emergere anche la questione legata alla Cina per quella che il Giappone reputa una ingiustificata e crescente politica aggressiva nell’oceano Indo-Pacifico. Hayashi ha ricordato che c’è un ordine della Corte internazionale di giustizia rivolto alla Russia che la obbliga a ritirare tutte le sue truppe dall’Ucraina, un ordine che “deve essere attuato immediatamente”. Hayashi ha aggiunto che il principio dello stato di diritto “non consente mai a nessun paese di riscrivere i confini con la forza o attraverso la flessione dei muscoli.”
Il ministro giapponese ha affermato che “in nessun modo” il diritto internazionale o la Carta delle Nazioni Unite possono essere utilizzati per giustificare azioni come l’invasione russa in corso dell’Ucraina. Quindi Hayashi, senza farne il nome, ha criticato la Cina per aver inviato le sue navi militari ripetutamente nelle acque intorno alle isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale (gli isolotti disabitati controllati da Tokyo sono rivendicati da Pechino, che li chiama Diaoyu ndr).
La Cina ha a lungo contestato la sentenza di un tribunale della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare contro la validità della sua “linea dei nove trattini”, una regione marittima rivendicata dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale. L’ambasciatore cinese alle Nazioni Unite, Zhang Jun, ha dichiarato alla sessione di giovedì che “invece di ricorrere a meccanismi di terze parti”, i paesi dovrebbero cercare di risolvere le loro divergenze attraverso i negoziati.
L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vassily Nebenzia ha accusato il Giappone e i paesi occidentali di aver convocato l’incontro senza alcuna intenzione di pensare “sistematicamente e imparzialmente” allo stato di diritto. “I nostri ex partner occidentali vogliono solo vendere la narrativa sull’apparente responsabilità della Russia nel causare minacce alla pace e alla sicurezza internazionali, ignorando, tuttavia, le loro stesse gravi violazioni”, ha affermato Nebenzia. Viene facile a russi ogni volta ricordare che chi li accusa oggi di calpestare la Carta Onu, fece esattamente lo stesso nel 2003 quando invase l’Iraq senza alcuna autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu…
Linda Thomas-Greenfield, l’ambasciatrice degli Stati Uniti, dal canto suo ha ripetuto al Consiglio di Sicurezza che “non esisteva alcuna base legale internazionale per l’invasione russa dell’Ucraina”.
Su una riunione dedicata alla “rule of law”, il ministro Hayashi si è concesso il lusso di uscire anche “fuori tema” per riaffermare che sia i seggi permanenti che quelli non permanenti del Consiglio dovrebbero essere ampliati in modo che le nazioni siano incluse per “riflettere meglio le realtà del mondo attuale”. Il Giappone cerca da almeno un quarto di secolo una riforma che gli assicuri un seggio permanente nel consiglio. Per Hayashi l’allargamento del Consiglio di sicurezza, come ha anche ricordato fuori ai giornalisti, resta la parte “più urgente” del processo di riforma delle Nazioni Unite.
AGGIORNAMENTO
Sotto un passaggio essenziale del discorso pronunciato al Consiglio di Sicurezza dall’Ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia all’ONU (Qui il testo completo in inglese):

Un sistema multilaterale di relazioni pacifiche tra Stati basato sullo stato di diritto richiede un impegno costante e a lungo termine sotto cinque diversi aspetti. In primo luogo, richiede il rigoroso rispetto degli obblighi giuridici internazionali, siano essi derivanti dai trattati o dal diritto internazionale consuetudinario. Il rispetto degli obblighi giuridici internazionali non è una questione di scelta; è obbligatorio per tutti! Ciò vale anche per gli obblighi derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite, compresi quelli di natura procedurale volti a garantire il corretto funzionamento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
In secondo luogo, le violazioni del diritto internazionale commesse dagli Stati, specie se legate a norme imperative, devono portare delle conseguenze. La Carta delle Nazioni Unite, in particolare il suo capitolo VII, nonché il diritto consuetudinario sulla responsabilità internazionale codificato dalla Commissione di diritto internazionale, stabiliscono tali conseguenze giuridiche. È nostra responsabilità collettiva garantire che non rimangano sulla carta.
In terzo luogo, le persone responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale devono essere ritenute responsabili. In questo senso, l’Italia rimane convinta che un’istituzione giudiziaria universale, indipendente e imparziale, come la Corte penale internazionale, che integra gli sforzi delle autorità nazionali, sia uno strumento chiave per combattere l’impunità. Un’efficace cooperazione tra la Corte penale internazionale e il Consiglio di sicurezza è inoltre essenziale se vogliamo porre fine all’impunità. (…)
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