Tra mille travagli, finalmente è nato il governo Conte, figlio della maggioranza parlamentare tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Oggi si avvia dunque alla conclusione il grave empasse in cui era piombata l’Italia dal 5 marzo scorso, giorno successivo alle ultime elezioni politiche.
Da allora, per 87 giorni abbiamo fatto un vorticoso “giro del mondo”, vedendone di tutti i colori. Partiti con lunghe ed estenuanti consultazioni, seguite da inutili tentativi di alleanze tra le varie forze politiche, siamo arrivati alle soglie di un governo “neutro” proposto dal presidente della repubblica Sergio Mattarella, per approdare a sorpresa a una faticosa intesa gialloverde e al conferimento dell’incarico al professor Giuseppe Conte.
Sembrava tutto compiuto, poi sono cominciati a susseguirsi incredibili colpi di scena: dal “gran rifiuto” del Colle al nome di Paolo Savona al ministero dell’economia alla richiesta di impeachment nei confronti del Capo dello Stato da parte dei grillini, fino al fantasma di un esecutivo Cottarelli (senza maggioranza), usato come “spaventapasseri” di un Parlamento che ovviamente non voleva essere sciolto così presto. Tutto ciò, mentre il paese era oggetto di sgradevoli ingerenze estere e odiose speculazioni finanziarie.
Ed eccoci alla svolta definitiva, avvenuta tra ieri e oggi. Mentre eravamo quasi certi di dover tornare alle urne, con Salvini pronto a far man bassa di voti, con un ultimo coup de théatre Luigi Di Maio, giocando di sponda con il Quirinale, riapre la possibilità di un governo gialloverde, con un riposizionamento di Paolo Savona a un diverso ministero e la nomina di un inquilino di via XX settembre in quota leghista.
A quel punto il leader della Lega, di fronte alle pressioni della sua base e (si dice) anche dei suoi “colonnelli”, rompe il silenzio e si siede di nuovo al tavolo con i grillini, sciogliendo le riserve e rinunciando alla rottura. Si tenta, in extremis, di includere nella maggioranza anche Giorgia Meloni, ma senza successo.
Siamo approdati così alla fine del nostro viaggio: il governo gialloverde è pronto a partire. Convocato alle 21:15 al Quirinale, Giuseppe Conte accetta l’incarico senza riserva leggendo la lista dei ministri. Poco dopo, a suggello della nuova “pax” istituzionale, Mattarella esce in sala stampa visibilmente soddisfatto ringraziando i giornalisti per il proprio lavoro.
La nuova squadra governativa vede, tra gli altri, Savona agli Affari Europei e Giovanni Tria all’economia. Professore all’università di Tor Vergata e presidente della Scuola Nazionale d’Amministrazione, quest’ultimo sembra incarnare un compromesso tra il Colle e i pentaleghisti, in quanto critico delle storture dell’attuale impianto europeo ma al contempo più rassicurante per i fantomatici “investitori” esteri.
Per il resto, la compagine combina dei tecnici, come il generale Sergio Costa (al ministero dell’Ambiente) ed Enzo Moavero Milanesi (agli Esteri), a figure politiche di primo piano dei due movimenti, tra cui lo stesso Matteo Salvini (agli Interni) e Luigi Di Maio (che invece finirà al Lavoro e allo Sviluppo Economico).
Nato tra mille difficoltà dall’unione di due forze molto diverse tra loro, il nuovo esecutivo dovrà rispondere alle altissime aspettative della maggioranza degli elettori. Il suo compito non è affatto semplice, soprattutto perché l’applicazione concreta del cosiddetto “contratto di governo” potrebbe portare a delle frizioni tra pentastellati e leghisti, che saranno ansiosi di iniziare dalle parti del programma più care alle loro basi elettorali.
Difficoltà future a parte, questi difficilissimi 87 giorni stavano per portarci a una vera “guerra” istituzionale dagli esiti imprevedibili. Per fortuna, invece, la situazione è rientrata. Al di la delle opinioni, bisogna riconoscere che nelle ultime ore tutti i principali attori in gioco hanno fatto un passo indietro. Mattarella non si è arroccato al Colle, Di Maio ha rinunciato al grandissimo scivolone dell’impeachment e Salvini ha resistito alla tentazione di ritornare al voto condannando il paese ad altri mesi di instabilità.
Insomma il pazzo “giro del mondo” per la formazione del governo si è finalmente concluso senza danni. Ora inizia il lungo e difficile viaggio verso il tanto promesso “cambiamento”. Domani, alle 16:00, è previsto il giuramento del neonato esecutivo nelle mani del Capo dello Stato. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro.
Ecco l’elenco dei ministri annunciato da Giuseppe Conte
Vicepresidente del Consiglio e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico – Luigi Di Maio
Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno – Matteo Salvini
Sottosegretario Presidente del Consiglio – Giancarlo Giorgetti
Pubblica Amministrazione – Giulia Bongiorno
Affari Regionali e Autonomie – Erika Stefani
Ministro per il Sud – Senatrice Barbara Lezzi
Ministro per la Famigli e le disabilità – Lorenzo Fontana
Ministro affari esteri – Moavero Milanesi
Ministro della Giustizia – Alfonso Bonafede
Ministro della Difesa – Elisabetta Trenta
Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta – Riccardo Fraccaro
Ministro dell’Economia – Giovanni Tria
Ministro delle politiche agricole – Gianmarco Centinaio
Ministro dell’Ambiente – Sergio Costa
Ministro Infrastrutture – Danilo Toninelli
Ministro dell’Istruzione – Marco Bussetti
Ministro dei Beni Culturali e Turismo – Alberto Bonisolidi
Ministro della Salute – Giulia Grillo
Ministro degli Affari Europei – Paolo Savona
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