In un mondo sempre più frenetico, in una città che frenetica lo è per antonomasia come New York, il sentimento d’amore e le relazioni sentimentali sono viste sempre di più come un ostacolo, più che come un piacere. Il New York Times, su questo tema, negli ultimi anni ha scritto parecchi articoli, analizzando l’argomento dal punto di vista sociologico e psicologico. E non solo il New York Times, ovviamente. Più di un’analisi, ad esempio, ha evidenziato come la sofferenza per il senso di solitudine, misto alle scadenze professionali in ambito lavorativo, rischiano di avere pesanti ricadute sulla salute fisica e mentale degli individui. E le relazioni viste come ostacolo, rappresentano una criticità non solo per una realtà come New York, che pure è la patria dei rapporti occasionali. È infatti un tema sempre più globale.
In un universo che corre e che punta all’individualismo come forma di soddisfazione personale, in un periodo storico in cui con Netflix si può trovare il cinema, con Uber e Lyft un modo per evitare i mezzi pubblici, con Seamless e Deliveroo un modo per farsi portare la cena senza uscire di casa, e con Tinder e OkCupid il “sesso facile”, le relazioni interpersonali dirette sono rimaste molto indietro nella scala dei valori personali. E il timore di legarsi sentimentalmente a qualcun’altra o a qualcun altro, un fatto che di per sé può anche essere positivo perché permette alle singole persone di trascorrere del tempo da sole e di diventare più selettive, rischia viceversa di trasformarsi in un sinistro e silenzioso terrore ad affezionarsi al prossimo. Un panico che può portare alla via della solitudine.
In questo scenario non facile, il giorno di San Valentino sta assumendo un altro valore simbolico, rispetto al passato. È un giorno di “festa” che, se vogliamo, sta esso stesso trascorrendo una fase di transizione. Come il Capodanno un trentennio fa rappresentava l’unica serata extra-weekend in cui poter fare festa, allo stesso modo San Valentino era un po’ l’occasione extra per fare qualcosa di speciale con “la propria metà”. Ma oggi, di occasioni extra a disposizione ce n’è potenzialmente sempre di più ogni giorno, grazie alle dating app sugli smartphone e non solo. E in un certo senso se ne si deve quasi proteggere, da queste occasioni semplici, per non cadere nell’errore opposto alla solitudine: credere nella futilità di una coppia che non dà alcun valore aggiunto alla propria vita, per paura di rimanere soli.

Insomma, detto in francese: è un gran casino. Lo è sempre stato, l’amore, del resto. E i nostri scrittori del passato, la nostra letteratura, ce lo hanno spiegato con molta più raffinatezza, eleganza e grazia di quella appena usata qui. Ma forse in questo momento storico la gestione del sentimento d’amore è ancor di più difficile. E se vogliamo, lo è su entrambi i lati di uno stesso parallelo, il 41esimo, dove ci sono New York in America e Napoli in Italia. Due città in cui in tanti si stanno preparando alla festa dell’amore, perché in fondo ci si crede ancora. A New York, con lo spettacolo burlesque dedicato alle coppie, The Singing Siren, o la cena sotto la stelle organizzata dall’American Museum of Natural History o ancora le lezioni su come imparare a fare i massaggi erotici al partner (!). A Napoli, con l’istituzione di una sorta di “San Valentino Day”, che sponsorizza spettacoli, cene, mostre, eventi e iniziative rigorosamente per due.
In tanti però ci soffrono. E non poco. E proprio sui temi dell’amore, della singletudine, della solitudine e delle relazioni di coppia, a scriverci un libro è stata una napoletana doc. La giornalista Nunzia Marciano, autrice di un “diario” dal titolo significativo: Single per legittima difesa. Un manuale che letto superficialmente sembra quasi da “scuola elementare”. Come per dire: “Sì vabbè, ma come si fa a fare questi errori? Si sa che non si fa così”. Ma che in realtà racconta, con un sorriso dolce&amaro, tra il serio e il faceto, una quotidianità sentimentale spaventosamente reale. E quindi chi, se non Nunzia, poteva raccontarci cosa San Valentino possa significare nel tragicomico mondo di oggi, a Napoli così come a New York, in cui il sesso si raggiunge con un’app, ma l’amore vero non si sa quasi più dove trovarlo?

Nunzia, ogni volta che hai presentato il tuo libro-longseller, Single per legittima difesa, in giro per l’Italia, ti è sempre stata chiesta la differenza tra uomo e masch…
“Sì (non mi fa finire, sorride). E ho sempre detto che il maschio è quello che ti impone di rimanere single per legittima difesa, mentre l’uomo è quello che ti permette di sposarsi per legittimo amore. Che è poi il primo modo per essere davvero felici”.
Ok, bene. Ma per par condicio allora te lo devo chiedere: qual è la differenza tra una femmina e una donna?
“La femmina è colei che non riesce a cogliere quello che dovrebbe essere il ruolo della donna nella coppia, che non ha, se vogliamo, il coraggio di capirlo. O perché è troppo crocerossina e fa anche ciò che non dovrebbe, come se dovesse sempre riconquistare la relazione ogni giorno. O perché è troppo femminista e si preclude le gioie che anche, se non soprattutto, i ruoli, possono dare all’interno di una relazione. Una donna, invece, è colei che viceversa sa gestire questo rapporto: i suoi equilibri, le sue sensibilità, le sue sfumature”.
A proposito del mondo di oggi, parliamo di San Valentino: che cosa significa in una società sempre più individualista come la nostra?
“Assimilo sempre San Valentino alla Festa delle Donne e i Baci Perugina alle mimose: improponibili in un certo senso. Vedo molta finzione e ipocrisia, sai? Tutte quelle coppie che sembrano innamoratissime sui social media e si fanno 15 selfie per farsi vedere e per far vedere qualcosa che magari non c’è. San Valentino è questo, oggi, per molti”.
Più apparenza che sostanza.
“Sì, perché più stai bene con una persona e meno hai voglia di stare al telefono. Ma oggi sembrano tutti affezionati allo smartphone”.
Insomma, me lo condanni così San Valentino? Senza speranza?
“No no. Figurati. San Valentino rimane la festa dell’amore, in un altro senso. E quindi spero possa essere per molti l’occasione di avere il coraggio. Coraggio anche di lasciare quando capisci che non ami più, facendo un doppio regalo sia alla propria metà che a sé stessi, così come il coraggio di amare e di dichiararlo se arde ed è vivo”.

San Valentino a New York e San Valentino a Napoli: tu che sei napoletana doc ma hai vissuto New York, cosa cambia nei confronti del sentimento d’amore?
“Parto dalla mia Napoli per farti capire l’atmosfera che si respira qui. E per dirti che in questi giorni, in certe vie, Napoli è una città piena di bigliettini a forma di cuore, appesi a mo’ di panno steso, con sopra delle frasi come “Se amore non sei tu, amore non esiste”. Frasi scritte da persone spontaneamente. Romantico e bello.
Ma è folklore o realtà, secondo te?
“Un po’ e un po’. Noi napoletani usiamo tanto la parola cuore, la parola ventre, accostandole a un sentimento, qualunque sentimento sia. Succede persino nel calcio e per il nostro cibo. Succede, soprattutto, ovviamente, nelle relazioni d’amore. A volte è vera passione, emotiva. A volte capita che sia più scenografia, certo. Un po’ come quando un mio ex mi fece trovare un peluche d’orso gigante alto 1 metro e 20 davanti a casa”.
Romantico anche quello, no?
“Non era quel genere di relazione ancora. Quindi no. E non lo è diventata infatti”.

Ecco. E New York?
“A New York le relazioni interpersonali sono tragiche da quello che ho visto. E lo sono spesso. Rimasi scioccata quando appresi che qualcuno al primo appuntamento si mette attorno a un tavolo per dirsi a vicenda che cosa si aspetta da quella frequentazione. Come se fosse un meccanismo tecnico, in cui si decide prima se entrambi cercano matrimonio, cercano figli o cercano solo sesso. È triste così. Fa chiarezza nelle intenzioni, in un certo senso, certo. Ma è triste e rovina tutto.
Non per tutti, però, è così.
“No, certo. E San Valentino può essere un modo per farsi un sorriso con una persona a cui si vuole bene, o appunto per trovare il coraggio di dirsi delle cose in faccia fino a quel momento mai dette. Anche in una città così instabile e con così tante persone sole come New York”.
Tinder e OkCupid, Bubble e Coffee Meets Bagel: tutte dating app con cui basta uno smartphone per decidere se la persona che vedi in foto nello schermo possa interessarti o meno. Occasione in più per conoscere persone altrimenti impossibili da conoscere o occasione umana sprecata?
“La vedo spesso come una totale mancanza di voglia. Usata da persone che non vogliono impegnarsi a fare andare avanti qualcosa. Io sono per il corteggiamento senza sé e senza ma, si deve riscoprire il piacere di questa pratica. Giustissimo che sia ancora l’uomo a prendere l’iniziativa, ma trovo assurdo che su uno smartphone ti arrivi la lista della spesa di chi ti trova interessante”.
Negli States la mentalità è diversa, però: usi queste applicazioni per conoscere persone, perché non hai letteralmente tempo per trovarle in altri modi, specie in città come New York. E in Italia come pensi che sia?
“È diverso, è vero. A Napoli si passa, anche su Tinder, per la chat, per il numero di telefono, per il primo, secondo o terzo appuntamento. Non si va a letto così facilmente con il proprio appuntamento Tinder, come magari negli USA. Ma rimane triste che questo succeda su un telefono e non in una piazza o in un bar”.
Questo è anche il periodo storico di #MeToo, la campagna contro le molestie e gli abusi sulle donne negli ambienti lavorativi. Tutto molto condivisibile, ma facciamo chiarezza: tra corteggiamento e molestia, qual è il confine? Dov’è la linea di demarcazione?
“È tutto quello che un uomo può fare, senza che la donna abbia fastidio che lui la faccia. Cathrine Deneauve, nelle scorse settimane, ha detto: “Uomini, riprendete a toccarci”. Ma anche no! È stupido e assurdo, dirlo così, a prescindere. Perché se quelle toccate provocano fastidio, quelle sono molestie”.
Anche al contrario? Donna su uomo? Qualcuno parla talvolta di questa realtà “nascosta”, ma c’è davvero secondo te?
“Sì secondo me esiste. Anche se è più un fatto di stazza, fisico. Perciò se un uomo vuole aggredire una donna può farlo senza problemi e una donna spesso non può difendersi materialmente. Per questo si parla più di uomini su donne e non viceversa. Al contrario è più difficile, ma credo che ci siano certo casi in cui le donne siano moleste, inviando mille messaggi o assumendo atteggiamenti forzati, tipo buttarsi addosso agli uomini anche se si capisce che non è cosa”.

Ma che ne pensi del movimento #MeToo?
“Penso si debba fare una distinzione e vorrei spiegarla con un esempio personale”.
Prego.
“Anni fa, ero ancora sposata prima di divorziare, mi chiamarono per un colloquio a Roma con un produttore per un programma. Era gennaio, avevo un maglione a collo lungo e una giacca. Appena entrai nella stanza con lui, lui mi guardò spalancando gli occhi e mi disse: ‘Ma lei viene così a un colloquio?’”.
E poi?
“Poi mi chiese chi fosse la mia conduttrice preferita. E quando gliela dissi, aggiunse: “Il suo problema Nunzia, è che lei deve capire che o si spoglia davanti alla telecamera o si spoglia dietro la telecamera. Qui funziona così”. Dopo aver sentito quello scempio, mi alzai e me ne andai. Scelsi di non cedere a quel ricatto schifoso e sono contenta di averlo fatto. Ed è per questo che non mi piacciono alcune sfumature della nascita del movimento #MeToo.
Cioè?
“Perché molte di quelle attrici hanno accettato per anni di diventare match dello scambio, anche se potevano evitare di farlo. E quindi non si può accostare una Asia Argento, che se avesse voluto avrebbe potuto dire benissimo no a quelle squallide proposte, a una donna impiegata in un ufficio che invece riceve le stesse molestie ma deve stare zitta perché se perde il lavoro non può dar da mangiare ai suoi figli. L’atteggiamento dell’uomo che molesta è sbagliato a prescindere, sempre, e va condannato: ma nei casi più ‘famosi’ anche l’atteggiamento della donna che ci sta a quel gioco, può essere sbagliato. E non si deve mettere sullo stesso piano l’attrice dal cognome importante, con la donna-impiegata in un ufficio che non ha la possibilità di ribellarsi perché da quei soldi dipende magari la sopravvivenza della sua famiglia”.
Ultime tre domande. Rapide. San Valentino e sognatrici/sognatori: hai un messaggio per loro?
“Sì. Che c’è speranza nell’amore, sempre. Mai arrendersi. Piuttosto accettate di rimanere single per legittima difesa, fino a quando non arriva la persona con cui sposarsi per legittimo amore”.
Un consiglio ai single per San Valentino?
“Fate come feci io cinque anni fa da single. Il giorno di San Valentino lo passai da sola. A San Faustino, il 15 febbraio, organizzai una festa con una ventina di amiche e amici single: nacquero due coppie da quella serata”.
Ultima: ma quindi, questo casino di amore, come si gestisce?
“Consapevoli del fatto che esiste, innanzitutto. Può non essere per sempre, ma va vissuto con coraggio nel bene o nel male. Si devono affrontare le conseguenze dell’amore, non averne paura. Se dobbiamo lanciarci nella direzione del cuore facciamolo sempre, perché tra 25-30 anni il nostro rimpianto sarà per l’amore non vissuto, non per il contratto di lavoro non conquistato”.