Alcuni “prominenti” della comunità italo-americana di New York dicono no all’abbattimento della statua di Cristoforo Colombo a Columbus Circle, ma il sit-in di protesta davanti a City Hall si trasforma, nemmeno troppo silenziosamente, in un antipasto elettorale. Dovessimo riassumere in poche parole quanto successo a due passi dall’ufficio del sindaco Bill De Blasio, nella mattinata di giovedì 24 agosto, potremmo scegliere queste. Perché in vetrina, al City Hall, non c’erano solo una quarantina di esponenti italo-americani che hanno espresso la loro piena contrarietà all’idea di abbattere la statua di Cristoforo Colombo a Columbus Circle. Dietro le telecamere, oltre ai (pochi) cartelli di protesta, sono passati tra le mani dei presenti anche (tanti) cartelli elettorali, “santini” e business card.
Il dibattito relativo a Cristoforo Colombo, a New York, non è nuovo, anzi. Ogni anno puntualmente si discute e si litiga sulle sorti del Columbus Day e sulla necessità di festeggiare o meno un personaggio storico che divide la città e non solo, e che da sempre è stato considerato anche dal sindaco Bill De Blasio una “figura controversa”. Da una parte c’è chi considera Colombo lo scopritore del nuovo mondo grazie al quale le comunità di oggi, specialmente quella italo-americana, esistono. Dall’altra però c’è chi non lo considera affatto un eroe, bensì un personaggio negativo, usurpatore di una terra straniera, “l’Hitler del XV secolo“, per le sue azioni violente contro i nativi americani.
Le novità del 2017, su questo dibattito, sono due. Innanzitutto, il fatto che i litigi e gli screzi siano iniziati prima del solito: non la settimana antecedente al Columbus Day, che si terrà anche quest’anno il secondo lunedì d’ottobre, bensì a fine agosto. E non è un caso che questo accada proprio nell’anno in cui la città di New York va ad elezioni. La seconda novità è rappresentata invece dalle polemiche sulla statua. Perché in passato in tanti hanno protestato contro l’idea di un corteo a favore di Cristoforo Colombo e forse anche sulla necessità di celebrarlo con una statua, ma nessuno ne aveva mai messo in discussione la sua presenza a Columbus Circle, fino al punto di abbatterla. Quest’anno invece è successo. E la proposta di eliminare quella statua, in un periodo in cui gli Stati Uniti stanno riscoprendo la loro anima talebana in salsa yankee, è tenuta in considerazione a sorpresa persino dal sindaco Bill De Blasio, che ha dichiarato che la questione verrà approfondita da una commissione ad hoc e rimane “sul tavolo”.
Un fatto considerato inaccettabile da una parte della comunità italo-americana, che ha deciso per questo di far sentire la propria voce: “Cristoforo Colombo è un personaggio che significa molto per gli italo-americani di New York”, ha dichiarato il councilman Democratico Joseph Borelli, che ha organizzato il rally di fronte al City Hall di giovedì 24 e si è detto allarmato per la conservazione della statua, la cui rimozione rappresenterebbe sintomo di “razzismo” e di “revisionismo storico”: “Siamo preoccupati per la conservazione del suo patrimonio”. Mentre il councilman di Brooklyn, anche lui Democratico, Vincent Gentile ha evidenziato: “Cristoforo Colombo ha scoperto il Nuovo Mondo. Ci sono stati pericoli lungo la sua strada? Si, ce ne sono stati. Alcuni nativi americani non lo hanno accolto con benevolenza, per questo non è dovuto essere solo un esploratore, ma anche un guerriero”.

Tra le persone intervenute al rally davanti a City Hall, ci sono stati numerosi altri politici. Molti dei quali, probabilmente, finiranno sempre più spesso sugli schermi televisivi di New York nei prossimi mesi, durante la campagna elettorale in vista delle elezioni di novembre. Non solo cittadini e gruppi di italo-americani, insomma, anzi. Tanti, forse troppi, politici hanno preso il proscenio nella mattinata di giovedì. E il più agguerrito di tutti in questo senso è stato il candidato sindaco indipendente Bo Dietl, famoso fino ad ora per aver ricevuto una grande donazione elettorale dall’ex portavoce alla Casa Bianca, Anthony Scaramucci. Dietl, durante il rally, in un vortice di telecamere e slogan elettorali, ha dichiarato con fare deciso: “Dio benedica tutti i newyorkesi di ogni radice culturale: perché al posto di pensare di rimuovere la statua di Colombo, non si preoccupa (De Blasio, ndr) di fermare i neonazisti?”.

Intanto però il sindaco, De Blasio, che nel pomeriggio di giovedì ha ricevuto il Segretario Generale Antonio Guterres (con il quale però, ci aveva dichiarato al mattino il portavoce del Segretario Stéphane Dujarric, il tema della conservazione del patrimonio culturale cittadino non sarebbe stato oggetto di discussione), sembra poter dormire sogni tranquilli. Nonostante la comunità italo-americana possa diventare, in termini elettorali, una spina nel fianco per la questione relativa a Cristoforo Colombo, tutti i sondaggi lo danno in netto vantaggio. Sia nella competizione delle primarie Democratiche contro Sal Albanese, sia alle elezioni di novembre: un recente poll prodotto da Quinnipiac University lo vede infatti vincente con una percentuale enorme, che si aggira tra il 52 e il 57% dei voti, mentre i suoi avversari Nicole Malliotakis (Repubblicana) e Dietl sarebbero fermi rispettivamente al 15-22% e all’11%.
Se i destini delle elezioni cittadine sembrano segnati (anche se la fiducia nei sondaggi va riposta sempre con estrema cautela e il malcontento in città non manca), la domanda che sulle rive del fiume Hudson riecheggia è sempre più insistente: in un Paese come gli Stati Uniti, che hanno avuto bisogno di un repubblicano di ferro come Richard Nixon per rivalutare nel 1972 la Cina comunista, non potrebbe essere proprio l’italo-americano Bill De Blasio a rinnegare le sue origini e a buttare giù la statua di Cristoforo Colombo? Ai posteri, tra qualche mese, l’ardua sentenza.