C’è un paese nell’entroterra siciliano, a circa 38 chilometri da Agrigento, dove si ripete ogni anno, nel periodo pasquale, l’antica tradizione religiosa degli ‘Archi di Pane’. Evento che si celebra a San Biagio Platani in occasione della domenica di Pasqua e che affonda le radici nell’antica tradizione settecentesca di realizzare delle vere e proprie architetture composte da due grandi facciate e da due viali contrapposti alti più di dieci metri.
Arrivando nel paese si resta affascinati dalla visione di vere e proprie opere d’arte di pane, coloratissimi mosaici di pasta e cereali, incredibili riproduzioni di sculture maestose. Quest’antica e sacra tradizione religiosa è realizzata da due confraternite locali, che operano in competizione: quella dei 'Signurara' e quella dei 'Madunnara' devoti, rispettivamente, al Cristo e alla Madonna, ai quali le due architetture sono dedicate. Va detto anche che questa plurisecolare divisione del paese nelle due confraternite non dà origine, come spesso accade in altri eventi religiosi, ad un antagonismo vivace a volte quasi ‘violento’ ma, semmai, ad una competizione vivacissima ed appassionante che si conclude la notte di sabato, quando ciascuna confraternita allestisce la parte del corso che le compete.
Ogni anno i maestri d'arte si cimentano nella realizzazione delle strutture e delle decorazioni sperimentando idee sempre nuove e progetti originali ispirati alle architetture storiche. Anche quest’anno, con l’arrivo della Santa Pasqua, è già in moto la bellissima macchina scenica degli ‘Archi di Pane’ composta da archi, porte, cupole, fontane, mosaici e decorazioni, che addobberà ed arricchirà l’incantevole e poetico scenario urbano. Va rimarcato che, tra tutte le manifestazioni che celebrano la Santa Pasqua, quella che si svolge a San Biagio Platani, Comune di tre mila e 500 abitanti, è sicuramente una delle più suggestive della Sicilia. Gli archi sono pronti ufficialmente la Settimana Santa per le celebrazioni della Santa Pasqua. Il Venerdì Santo, lungo il viale, avviene la processione in costume, mentre la domenica di Pasqua, sotto questi archi, nella parte centrale del viale, avviene l’incontro tra la Madonna e Gesù risorto. Gli archi rimangono in esposizione per circa 3 settimane, prima di essere smontati.
Particolarmente interessante il momento della preparazione degli ‘Archi di Pane’. È una fase che inizia qualche mese prima della Pasqua, richiede una grande quantità di materiale, tutto rigorosamente concesso da ‘madre natura’. Quelli più largamente usati sono le canne, il salice, l'asparago, l'alloro, il rosmarino, i cereali, i datteri e il pane, ognuno dei quali è ricco di un alto significato simbolico. La parte più importante è costituita dagli archi centrali, origine storica della manifestazione, sotto i quali, come dicevamo, la domenica mattina avviene l'incontro tra Gesù risorto e la Madonna.
Di anno in anno viene cambiata l'estetica del corso, mentre resta invariata la struttura architettonica, costituita dall'entrata, dal viale e dall'arco. L'entrata rappresenta la facciata di una chiesa, il viale la navata e l'arco, opposto all'entrata, l'abside della chiesa stessa. Le opere realizzate sono assimilabili ad autentiche gigantografie per le grandi dimensioni che raggiungono.
Il significato religioso di queste vere e proprie opere d’arte, è evidente, è quello di rappresentare il trionfo di Cristo sulla morte. Ma gli archi affondano le loro radici nella miseria in cui versava la popolazione nel '700, il cui allestimento serviva, appunto, a far dimenticare la povertà. Oggi sono cambiate molte cose e pur continuando ad avere un significato religioso, hanno lo scopo di attirare una grande folla di cittadini e forestieri per assistere a questo spettacolo religioso, culturale ed artistico.
Degno di citazione è il museo degli ‘Archi di Pasqua’ che è una struttura di circa 500 metri quadrati destinata alla valorizzazione degli Archi di Pasqua. All'interno 8 sale espositive, una sala per la proiezione in 3D degli Archi di Pasqua e una sala laboratorio. Nato con lo scopo di preservare i pezzi di ogni edizione degli Archi, il museo arricchisce la visita sotto il punto di vista storico e culturale, rendendo partecipe il visitatore della storia degli Archi, della tradizione e della passione che le confraternite mettono nel realizzare tale manifestazione.
Come dicevamo, quello degli Archi è un rito che nasce dal culto della Madonna e di Cristo e pone le sue radici nel '700, quando ancora il paese non contava più di mille abitanti. L’origine dell’evento religioso s’intreccia con la fondazione di San Biagio Platani, paese la cui nascita risale al 1635, anno in cui Giovanni Battista Gerardi ottenne la ‘licentia populandi’ (concessione, del Regno di Sicilia, in favore dei baroni o feudatari consistente nel privilegio di popolare un feudo). Gaetano Di Giovanni, nella sua opera ‘Notizie storiche su Casteltermini e il suo territorio’, attribuisce a Mariano Gianguercio, nel 1648, la fondazione dell'insediamento urbano, tenendo conto che nel Cedolario (Registro nel quale era iscritta la tassa stabilita sul reddito del feudo) dei feudi della Val di Mazara, comincia proprio allora ad essere citata la ‘terra di San Biagio’. Ma la ‘licentia’ fa invece supporre che l'abitato abbia iniziato a svilupparsi alcuni anni prima, con poche case attorno ad una piccola chiesa.
Il contesto storico, caratterizzato dai cambiamenti di rotta verso le Americhe e dalla marginalizzazione della Siiclia, portò la popolazione isolana a ripiegare nella sua più tradizionale economia. Da qui l'agricoltura estensiva attraverso il popolamento dei feudi. Il paese ha assunto il nome attuale successivamente nel 1863 con chiaro riferimento al Santo patrono (Biagio) ed al vicino fiume (Platani). Tra gli edifici più rappresentativi del centro storico, la Chiesa Madre dove si possono ammirare pregevoli dipinti di Padre Felice da San Biagio (1717 – 1801): un frate cappuccino nato qui ma le cui opere pittoriche e notorietà superano l'ambito siciliano.