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in Mediterraneo
March 6, 2015
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March 6, 2015
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Il Parlamento siciliano snobba i 100 mila abitanti della Valle del Mela

Federica CertabyFederica Certa
Time: 3 mins read

Una beffa. L’ennesima. Per i rappresentanti delle associazioni ambientaliste della Valle del Mela, in provincia di Messina, che da anni combattono contro la piaga dell’inquinamento chimico ed elettromagnetico, è stato l’ennesimo schiaffo: la riunione con la commissione Ambiente del Parlamento siciliano, chiesta dai vertici delle associazioni e fissata per ieri mattina è andata praticamente deserta.

A ricevere i delegati c’erano solo il presidente della commissione, Giampiero Trizzino, del Movimento 5 Stelle, e la portavoce dei grillini Valentina Zafarana. Degli altri 14 componenti della commissione legislativa neanche l’ombra. “Siamo davvero amareggiati – commenta Giuseppe Maimone – presidente dell’Associazione per la difesa dell’ambiente e dei cittadini -. Abbiamo fatto molto strada e speravamo che finalmente si potesse discutere concretamente di quello che sta succedendo nel nostro territorio con i parlamentari siciliani. Ma evidentemente ai rappresentanti delle nostre istituzioni non interessa il benessere dei cittadini della Valle del Mela”.

Eppure sono tante le cose, concrete, tangibili, che il governo della Sicilia di Rosario Crocetta – magari spronato dal Parlamento dell’Isola – potrebbe mettere in cantiere per contrastare gli effetti deleteri di quella che è, dati alla mano, una polveriera sul punto di esplodere: il rovescio della medaglia, cinico, drammatico, nerissimo, di uno dei poli industriali più inquinati d’Europa, lavoro in cambio della salute.

“Quello che chiediamo alla Regione – spiega Maimone – è chiaro e non più procrastinabile. Innanzitutto un piano di bonifica di tutta l’area; poi un monitoraggio serio dei parametri degli agenti inquinanti, considerato che alcuni di questi attualmente non vengono neanche presi in esame; e il rispetto delle norme europee vigenti”.

Da tredici anni, in questo angolo di Sicilia che è diventato una ciminiera che sputa veleni e inquinamento elettromagnetico, gli abitanti attendono un progetto di risanamento ambientale ed economico che non arriva. Intanto hanno visto aumentare l’incidenza di tumori della tiroide, leucemia, malformazioni all’apparato genitale, gravi disfunzioni endocrine che colpiscono soprattutto bambini e adolescenti.

Sul banco degli imputati c’è la raffineria di petrolio di Milazzo, che ha preso fuoco nel settembre dello scorso anno, scatenando un vero e proprio allarme ambientale. Quindi la centrale termoelettrica ad olio combustibile; poi un’acciaieria, un impianto per il recupero del piombo dalle batterie esauste e lo spettro dell’elettrodotto Terna, in avanzata fase di costruzione, con i tralicci che passano a poche centinaia di metri dalle abitazioni. Vicenda, questa, che ha già messo in allerta la magistratura. In più si paventa la riconversione della centrale elettrica Edipower, a San Filippo del Mela, in impianto per bruciare i rifiuti di mezza Sicilia.

Insomma, Valle del Mela polveriera e pattumiera. Ma anche luogo di impegno e di coscienza civile. Nonostante il silenzio, l’indifferenza e gli ostacoli di un cammino che la politica – locale e regionale – non fa che rendere più tortuoso (ad eccezione del Movimento 5 Stelle). Ieri, sul treno che è giunto a Palermo dalla provincia di Messina, c’era un rappresentante per ogni voce del territorio: il Coordinamento ambientale di Milazzo-Valle del Mela, padre Trifirò, il battagliero parroco di Archi e Pace del Mela in prima fila nella lotta contro l’inquinamento e, soprattutto, contro l’indifferenza delle istituzioni; poi l’Associazione per la Tutela e la salute dei cittadini, il Comitato per la tutela dell’ambiente, il Movimento spontaneo no ram-no css, l’associazione Zero Waste, l’associazione “Rita Atria”. Ma, come già ricordato, i parlamentari regionali di centrodestra e di centrosinistra (14 su 16 che fanno parte della commissione legislativa Ambiente del Parlamento dell’Isola) hanno preferito disertare la riunione.

Altri centomila abitanti della Valle del Mela sono rimasti a casa. Dove ormai hanno imparato a non sentirsi al sicuro. 

 

 

   

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